Svizzera

Abusi, i vescovi vogliono un tribunale ecclesiastico nazionale

La conferenza dei vescovi elvetica intende istituire una corte penale e disciplinare che si occupi dei casi emersi nel recente rapporto

(Ti-Press)
23 settembre 2023
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Un tribunale ecclesiastico penale e disciplinare che si occuperà di casi di abusi sessuali e altri reati commessi nella Confederazione: è quanto intende istituire la Conferenza dei vescovi svizzera (CVS), sulla scia di quanto emerso nello studio recentemente pubblicato dall'Università di Zurigo. Previsto anche un centro nazionale per accogliere le denunce delle vittime.

In un comunicato odierno i vescovi si dicono "sconvolti" dai risultati della ricerca, che ha messo in luce l'esistenza di un gran numero di casi di abusi nella Chiesa cattolica negli ultimi 70 anni. Auspicano quindi l'istituzione di un tribunale nazionale: i prelati stanno lavorando per organizzare un incontro con i responsabili vaticani nelle prossime settimane.

"Il diritto penale svizzero avrà ovviamente la precedenza e le autorità penali saranno chiamate a occuparsi di casi di abuso o altri reati commessi in ambito ecclesiastico", si legge nella nota. "l tribunale ecclesiastico si occuperà delle sanzioni da adottare contro i membri del clero in caso di violazione di una legge canonica".

A Roma la CVS promette anche di affrontare altri temi, "come un diverso approccio alla morale sessuale della Chiesa, un'integrazione più egualitaria delle donne nei processi decisionali e il problema della concentrazione del potere".

I vescovi svizzeri vogliono pure impegnarsi per migliorare le strutture e rafforzare il più possibile la prevenzione, la giustizia e l'ascolto. "Di fronte alla comprensibile indignazione, soprattutto delle vittime ma anche degli operatori pastorali, essi desiderano proseguire serenamente la loro missione pastorale, concentrandosi sull'essenziale del messaggio evangelico e non dimenticando le azioni concrete intraprese quotidianamente nelle rispettive diocesi. Di fronte agli abusi e alle sofferenze che provocano, i vescovi svizzeri non faranno mai abbastanza. È quindi una priorità assoluta per la CVS adeguare continuamente le procedure per garantire che sia resa giustizia alle vittime e che gli abusi non si verifichino più".

La CVS - in collaborazione con la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (RKZ) e le Comunità religiose cattoliche della Svizzera, riunite nella KOVOS - hanno già deciso cinque misure immediate. In primo luogo lo studio nazionale condotto da Monika Dommann e Marietta Meier, ricercatrici all'Università di Zurigo, sarà proseguito nel 2024-1026: il finanziamento è già stato predisposto. Secondariamente vi sarà un centro nazionale per le denunce: il progetto sarà realizzato in collaborazione con le associazioni di assistenza alle vittime.

Terzo punto: "per consentire ai ricercatori di continuare a studiare gli abusi nei prossimi anni, tutti i membri della CVS hanno firmato un impegno personale (in contraddizione, tra l'altro, con il diritto canonico vigente) per garantire che tutti gli archivi di loro competenza riguardanti gli abusi continuino a essere disponibili e che nessun documento vada distrutto".

Quarto aspetto, la CVS ha deciso di estendere a tutta la Svizzera un discernimento psicologico approfondito per i candidati ai seminari, ai noviziati e alla formazione come operatori pastorali laici. La quinta e ultima misura immediata (tutte in vigore al massimo entro la fine del 2024) sarà la professionalizzazione dei fascicoli personali: l'obiettivo è garantire che i fascicoli di tutti gli operatori pastorali siano sempre completi e possano essere seguiti in caso di cambiamento di sede.

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