Svizzera

In Svizzera da dieci anni e in assistenza: no all'espulsione

Gli Stati votano contro il parere della propria commissione approvando un'iniziativa della socialista Samira Marti

(Ti-Press)
12 giugno 2023
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Gli stranieri che vivono in Svizzera da oltre dieci anni non dovrebbero più essere espulsi solo perché dipendono dall'assistenza. Un po’ a sorpresa, per 23 voti a 20 e una astensione, il Consiglio degli Stati ha approvato un'iniziativa in tal senso di Samira Marti (PS/BL) contro la raccomandazione della sua commissione. Il dossier ritorna alla commissione competente del Nazionale che potrà ora preparare un progetto di legge.

Dall'entrata in vigore della nuova legge sugli stranieri nel 2019, la prassi in questi casi si è irrigidita, secondo l'autrice dell'iniziativa; gli stranieri vengono espulsi quando finiscono in assistenza, benché abbiano vissuto, lavorato e pagato le tasse in Svizzera per decenni. Alcuni di loro sono addirittura nati in Svizzera o vi sono arrivati molto giovani.

Un’argomentazione ripresa in aula anche dai favorevoli all'iniziativa, come Isabelle Chassot o Stefan Engler del Centro, che hanno fatto notare come a farne le spese siano spesso persone che, senza alcuna colpa, sono finite sul lastrico dopo una vita ineccepibile, a causa della disoccupazione, di un divorzio o del decesso di un coniuge.

Talvolta, queste persone non si rivolgono nemmeno ai servizi sociali, benché ne abbiano il diritto, per timore di vedersi revocato il permesso di soggiorno, e non di rado si indebitano, ha affermato Isabelle Chassot. E a farne le spese sono sovente i figli.

Per il Centro e la sinistra, insomma, le attuali disposizioni di legge lasciano spazio a un'eccessiva incertezza, una vera e propria spada di Damocle che pende sulle persone interessate.

Contrari all'iniziativa, Werner Salzmann (Udc/BE) e Hannes Germann (Udc/SH), hanno dichiarato che questa prassi restrittiva è stata introdotta solo nel 2019, e che quindi è troppo presto ora per modificarla, tanto più che i casi di espulsione per povertà sono una minoranza.

Secondo Thomas Hefti (Plr/GL) non c’è alcuna necessità comprovata di chiarire la legislazione. Le autorità eseguono già un attento esame prima di ritirare un permesso di soggiorno, ha spiegato: ciò consente di verificare che la persona interessata non abbia deliberatamente provocato la situazione che l'ha portata alla povertà.

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