Svizzera

Il piano evacuazione di emergenza del parlamento va rivisto

L’allarme dello scorso 14 febbraio circa la presenza di una persona potenzialmente pericolosa al di fuori di Palazzo federale ha evidenziato alcune lacune

(Keystone)
27 febbraio 2023
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Il piano di emergenza per l’evacuazione di Palazzo federale e degli edifici adiacenti in caso di pericolo va rivisto alla luce delle lacune emerse – e delle critiche dei politici – il 14 febbraio scorso, quando un uomo in tenuta mimetica, giunto a Berna a bordo di un’automobile con targhe vallesane, è stato fermato dalla polizia poiché giudicato pericoloso.

Lo ha comunicato oggi la Delegazione amministrativa del parlamento, che intende coinvolgere il Consiglio federale nell’elaborazione di un piano per una gestione coordinata delle emergenze. Tale decisione si basa anche sulle informazioni fornite dall’Ufficio federale di polizia (fedpol) in merito a quanto accaduto quel giorno.

Benché tutti gli edifici siano stati evacuati in tempi ragionevoli e tutte le persone siano state portate in sicurezza senza riportare danni, questa vicenda ha però "chiaramente evidenziato che il piano di emergenza inerente al palazzo del parlamento e agli edifici federali adiacenti presenta lacune che possono essere colmate soltanto con l’elaborazione di un piano comune, con l’armonizzazione dei diversi processi e con una procedura coordinata".

In particolare, precisa la nota, un’evacuazione efficiente degli edifici federali richiede la collaborazione di molti attori. I vari responsabili degli edifici e le organizzazioni di emergenza dei dipartimenti, della cancelleria federale e dei servizi del parlamento, la Polizia cantonale di Berna e fedpol hanno ciascuno il loro ruolo e le loro responsabilità. Non tutte le interfacce hanno funzionato correttamente. Nei diversi edifici le persone evacuate hanno seguito procedure differenti.

Inoltre, benché si tengano con regolarità esercitazioni di evacuazione, gli scenari riguardano principalmente i rischi legati agli edifici (ad es. incendio) e prevedono lo svuotamento di singoli edifici; manca quindi un approccio integrato.

Tenuto conto di queste carenze, la Delegazione amministrativa ha deciso di affidare a una ditta esterna specializzata l’incarico di verificare l’organizzazione di emergenza nel palazzo del parlamento. Sulla base dell’analisi verranno elaborati e aggiornati piani adeguati per diverse situazioni di minaccia.

In un secondo momento, per armonizzare a lungo termine le procedure di emergenza e attuarle in modo coordinato nel palazzo del parlamento e nel Palazzo federale, è tuttavia necessaria la collaborazione di tutti gli attori, compreso il Consiglio federale e fedpol.

La vicenda

Protagonista della vicenda, che ha provocato un’importante operazione di polizia e la conseguente evacuazione dell’edificio del parlamento, è stato un giovane vallesano, ora posto in un istituto di cura; il Ministero pubblico della Confederazione ha aperto un incarto su quanto accaduto. L’uomo – dal "comportamento sospetto", con un equipaggiamento da combattimento e una fondina senza l’arma – ha tentato di accedere nel primo pomeriggio di lunedì 14 febbraio a Palazzo federale attraverso la terrazza situata sul lato opposto alla piazza. Lì è stato fermato dagli agenti senza opporre resistenza. Su di lui sono state rilevate tracce di esplosivo, anche se però non trasportava esplosivi, non era armato e non ha minacciato nessuno.

Agenti della Polizia federale fedpol lo hanno controllato e poi lo hanno denunciato alla polizia bernese poco dopo le 14. L’intera area è stata isolata e l’auto trovata sulla Piazza federale e collegata allo squilibrato è risultata innocua dopo essere stata esaminata da un robot artificiere. Lo stabile del parlamento e le ali est e ovest di Palazzo federale sono state evacuate, come pure la parte anteriore del complesso di edifici che ospita la Banca nazionale svizzera (Bns), la banca Valiant e la sede della Banca cantonale bernese.

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