Svizzera

I genitori vaccinati temono di più che i figli si contagino

Secondo lo ‘Swiss Corona Stress Study’ i non vaccinati sono più stressati dai conflitti interpersonali dovuti alle misure anti-Covid o alla vaccinazione

(Ti-Press)
21 dicembre 2021
|

Le persone non vaccinate considerano un peso l’obbligo del certificato Covid, mentre per la maggioranza dei vaccinati è un sollievo. I genitori vaccinati, inoltre, sono molto più preoccupati che il loro bambino venga infettato dal coronavirus rispetto a quelli non immunizzati. Sono alcuni dei risultati che emergono dal quarto sondaggio condotto nell’ambito dello “Swiss Corona Stress Study”.

Sono state intervistate oltre 11’000 persone in tutta la Svizzera, di cui 2’079 con figli di età compresa fra i 4 e gli 11 anni. Solo il 17% dei genitori vaccinati non teme che il figlio possa contrarre il coronavirus. La percentuale è invece del 68% fra i non vaccinati.

Differenze in base a stato vaccinale

In generale, tra i fattori di tensione correlati alla percezione soggettiva dello stress sono emerse sostanziali differenze tra il gruppo dei vaccinati (58% degli intervistati) e il gruppo dei non vaccinati, spiegano i ricercatori guidati da Dominique de Quervain dell’Università di Basilea. Il 73% dei non vaccinati ritiene il requisito del certificato Covid un fardello, mentre fra i vaccinati uno su tre lo considera un sollievo e un altro 17% è indifferente.

Lo stress dei conflitti in famiglia, tra gli amici o sul posto di lavoro a causa delle misure di protezione o della vaccinazione è elevato per entrambi i gruppi, ma è più marcato tra i non vaccinati.

Aumento dei sintomi depressivi

La percentuale di intervistati con gravi sintomi depressivi ha raggiunto un nuovo massimo: era del 9% durante il primo confinamento nella primavera 2020, poi è salita al 18% durante la seconda ondata lo scorso autunno e ora è del 19%. Come già emerso dalle indagini precedenti, i più colpiti sono i giovani e le persone con preoccupazioni finanziarie.

Allo stesso tempo, i ricercatori hanno osservato un incremento dell’assunzione di tranquillanti o sonniferi in alcune persone. Delle 3’544 che hanno fatto ricorso a simili farmaci, il 53,6% ha aumentato le dosi, mentre il 42,9% le ha diminuite. Risultati simili si riscontrano anche per il consumo di nicotina, alcol e cannabis.

A causa del tipo di rilevazione, il presente studio non può essere considerato un sondaggio rappresentativo per definizione. Tuttavia, in termini di caratteristiche sociodemografiche, la popolazione degli interpellati rappresenta un ampio spettro della popolazione svizzera. Tutte le correlazioni e i confronti riferiti sono molto significativi dal punto di vista statistico, precisa un comunicato dell’Università.

Il sondaggio anonimo online si è svolto tra il 16 e il 28 novembre e vi hanno partecipato 11’167 persone provenienti da tutta la Svizzera.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE