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Test sierologici 'entro fine aprile' per riaprire in sicurezza

Parla Giuseppe Togni, responsabile scientifico del laboratorio centrale di Unilabs. Cruciale il fattore affidabilità.

(Keystone)
15 aprile 2020
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Il Consiglio federale presenterà domani un ’concetto’ per la ripresa delle attività economiche ferme o funzionanti a singhiozzo a causa della pandemia di coronavirus. Si teme l’'effetto rimbalzo’, ovvero che la curva dei contagi - col ritorno al lavoro di una grande quantità di persone - riprenda a impennarsi. Per scongiurare il rischio, e quindi per poter pianificare al meglio l’uscita, lenta e graduale, dal ’lockdown’, due sono gli strumenti sotto la lente di politici e scienziati: le mascherine di protezione e i test sierologici. Le prime potrebbero essere presto raccomandate per determinati settori e situazioni, ha affermato negli scorsi giorni in un’intervista a ’laRegione’ 'Mister Coronavirus’ Daniel Koch. I secondi saranno disponibili a breve: “siamo sulla buona strada. È più che realistico pensare che entro la fine di aprile avremo dei test validi”, dice a ’laRegione’ il biologo Giuseppe Togni, responsabile scientifico del laboratorio centrale di Unilabs a Coppet (Vaud).

Se i ’tamponi’ forniscono un'istantanea dell'infezione (individuano cioè la presenza del virus nei polmoni in un preciso momento), i test sierologici (o anticorpali) ne restituiscono lo 'storico'. Rilevando la presenza, nel siero del sangue, di anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario, ci dicono “chi ha fatto la malattia e chi no"; per chi l’ha fatta, potrebbero indicare inoltre “se grazie agli anticorpi sviluppati è immune oppure no” al Covid-19, spiega Giuseppe Togni. Si tratta di informazioni rilevanti, poiché una parte di coloro che si sono ammalati non ha avuto sintomi e quindi non sa di essere stato infettato.

L'utilità di questi test è duplice: sul piano epidemiologico, osserva il nostro interlocutore, permettono di quantificare le persone immunizzate e quelle che invece rischiano ancora di ammalarsi; sul piano più pratico della gestione delle risorse umane, consentono ai datori di lavoro di impiegare i collaboratori minimizzando i rischi, ad esempio in vista di un graduale e selettivo rientro di queste persone al lavoro.

Azzerare il rischio 'falsi positivi'

Diversi test sierologici sono già arrivati sul mercato, anche in Svizzera. I migliori hanno un’affidabilità “del 90-95%, e questo non basta ancora”, spiega Togni. A Coppet la sua équipe - parte di una task force istituita da Unilabs, gruppo attivo a livello mondiale - lavora in collaborazione con le università di Ginevra e Zurigo. L’affidabilità dei test è il fattore essenziale, per cui la prudenza è d’obbligo in un contesto dove parecchi laboratori, in Svizzera e altrove, corrono contro il tempo per riuscire a metterli a punto. “Attualmente nel nostro laboratorio siamo al 99%. Dobbiamo essere certi di arrivare al 100%. Perché non vogliamo dare risultati falsamente positivi, dire cioè a qualcuno ’sei immunizzato’ mentre in realtà non lo è".

Risultare positivo a un test sierologico, ossia aver sviluppato gli anticorpi contro il Covid-19, non significa però necessariamente essere immune dal nuovo coronavirus. “La malattia - spiega il biologo di origini ticinesi - ha soltanto quattro mesi, per cui lavoriamo per analogia con altri coronavirus che già conosciamo. Possiamo però partire dall’idea che se produciamo abbastanza anticorpi, questi ci proteggeranno a breve-medio termine, diciamo almeno fino alla prossima mutazione del virus”. Ma solo “tra qualche mese sapremo quanti di questi anticorpi saranno rimasti nel nostro corpo”.

Impiego selettivo

L’uso che si farà dei test, però, dipenderà dalle autorità federali. Secondo Giuseppe Togni, a breve termine potranno venir impiegati “anzitutto negli ospedali, per gestire il personale medico e infermieristico, confrontato quotidianamente con il Covid-19. Poi, a poco a poco, si passerà alle persone a rischio (ad esempio chi ha una malattia e deve recarsi all’ospedale per esami o terapie) e a coloro che lavorano nelle professioni ’essenziali’ (il personale dei supermercati, gli addetti ai trasporti pubblici, gli agenti di polizia, ecc.). Infine, tra qualche mese, si potrà eventualmente allargare ad altri settori”.

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