Svizzera

Il permafrost si degrada, il Cervino perde pezzi

Un masso si stacca dalla montagna e trascina due alpinisti nel vuoto. Colpa del riscaldamento globale?

(Keystone)
25 luglio 2019
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La montagna continua a mietere vittime: due persone sono morte mercoledì sul versante vallesano del Cervino. Si tratta una guida alpina e del suo cliente: un masso si è staccato e li ha trascinati nel vuoto. Visto il periodo di canicola, questo ulteriore incidente tende a rafforzare l’idea che un ruolo lo possa giocare anche il riscaldamento climatico globale e la conseguente destabilizzazione del permafrost. 


La tragedia è avvenuta nel giorno in cui a Sion sono stati registrati 38 gradi, la temperatura più alta dell’anno. Stando alla polizia vallesana, l’incidente è avvenuto attorno alle 9 del mattino, quando i due alpinisti si trovavano tra i 4’250 e i 4’300 metri di quota nel settore denominato ‘Keusatz’, equipaggiato con corde fisse. Per motivi ancora da chiarire, una masso si è staccato dalla roccia e ha fatto precipitare le due vittime, assicurate assieme alla fune. Il pericolo di caduta massi ha impedito ad Air Zermatt e ai soccorritori locali di recuperare i corpi mercoledì durante il giorno. L’intervento è infine riuscito la sera. La procura ha aperto un’indagine.


Come detto, le cause esatte della disgrazia non sono ancora note. Resta il fatto che già a fine giugno, durante la prima ondata di canicola stagionale,  Frédéric Glassey, meteorologo di MeteoNews, aveva avvertito sulle colonne di ‘Le Nouvelliste’ che l’aumento delle temperature e il conseguente scioglimento dell’acqua nel terreno perennemente – finora – ghiacciato (permafrost) potrebbe causare la caduta della cima del Cervino. Infatti, alla fine di giugno la temperatura sulla cima della montagna, a 4’478 metri, aveva superato gli zero gradi.


A ciò va aggiunto che in marzo l’Accademia svizzera di scienze naturali (Scnat) aveva indicato che, dopo una breve pausa, nel 2017/2018 il riscaldamento del permafrost è di nuovo progredito. In particolare, il gran caldo e la forte insolazione dell’estate del 2018 hanno fatto sì che la superficie dei ghiaioni e dei ghiacciai rocciosi superasse le temperature abituali. Valori record sono così stati misurati presso quattro siti di perforazione su 15. Nel comunicato, la Scnat aveva poi preso come esempio lo Stockhorn, montagna nei pressi di Zermatt e quindi non lontano dal Cervino: nel 2018 lo strato attivo – che mostra l’evoluzione della temperatura negli strati superiori del permafrost: un aumento corrisponde al riscaldamento del terreno normalmente ghiacciato – ha raggiunto una profondità di 4,8 metri, nettamente superiore a quella di 4,3 metri registrata durante l’estate canicolare del 2003. Questi dati testimoniano, secondo la Scnat, che vi è un aumento dell’acqua liquida nel permafrost con un conseguente processo di degradazione. Situazioni simili sono state registrate anche sullo Schilthorn, nelle Alpi bernesi, e sul ghiacciaio roccioso Murtèl-Corvatsch in Engadina.


Il degrado del permafrost era anche stato evocato come una delle possibili cause del crollo del Pizzo Cengalo, in Val Bregaglia, che aveva provocato la morte di otto escursionisti. Nel 2017, dopo l’enorme frana che aveva invaso anche il villaggio di Bondo, ‘laRegione’ aveva interpellato Cristian Scapozza, coordinatore del Gruppo permafrost Ticino attivo alla Supsi, il quale aveva affermato, pur non esprimendosi sul caso specifico, che grandi frane come quelle non sono di solito generate dalla degradazione del permafrost. Tuttavia, il suo riscaldamento provoca solitamente crolli di volumi di roccia più limitati, la cui frequenza aumenta in occasione di estati molto calde. E il minimo che si possa dire è che quella attuale non certo una delle più fresche.


Meta da sogno, ma pericolosa

Scalare il Cervino è uno dei sogni degli alpinisti di tutto il mondo: ogni stagione vi sono fino a 3’000 persone che lo vogliono scalare. Ogni anno devono però anche essere effettuate circa 80 missioni di salvataggio in elicottero. Stando a Keystone-Ats, in questa stagione estiva sono già morte quattro persone scalando il Cervino. In media ogni anno perdono la vita circa otto-dieci persone (con picchi fino a 25) su questa pericolosa montagna.

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