La richiesta di pena formulata poco fa dalla procuratrice federale Juliette Noto. Domani al Tpf l'arringa della difesa.
Ventiquattro mesi di reclusione sospesi condizionalmente per 5 anni. Questa la richiesta di pena formulata poco fa dalla procuratrice federale Juliette Noto nei confronti dei tre esponenti del Consiglio centrale islamico svizzero (Ccis) a processo al Tribunale penale federale (Tpf) di Bellinzona e accusati di propaganda a favore del terrorismo.
Il presidente del CCIS Nicolas Blancho, il responsabile della comunicazione Qaasim Illi e il "produttore culturale" dell'organizzazione Naim Cherni sono accusati di aver violato la legge federale che vieta i gruppi terroristici al-Qaida, Stato islamico (Isis) e le organizzazioni associate. I tre si sono avvalsi del diritto di non rispondere: considerano il processo politico e le accuse senza fondamento.
Lo avrebbero fatto in particolare con una videointervista effettuata nell'ottobre 2015 in Siria ad Abdallah al-Muhaysini, un saudita che la Procura federale ritiene fosse un alto esponente di al-Qaida inel paese mediorientale. Lo stesso al-Muhaysini si è invece sempre dichiarato indipendente e non si è mai riconosciuto pubblicamente in al Qaida.
L'imputato principale è Cherni, 26enne tedesco residente a Berna, che secondo i servizi segreti elvetici "da anni contribuisce a radicalizzare giovani musulmani in Svizzera e mobilitarli per la lotta jihadista". Egli sostiene invece che con i suoi video ha voluto mettere in guardia contro i terroristi dell'Isis.
I tre esponenti del CCIS, che rischiavano fino a cinque anni di carcere o una pena pecuniaria, stamane sono stati accolti davanti al tribunale da una trentina di persone al grido di "Allah u akbar" (Dio è il più grande).
Il processo si concluderà domani con l'arringa della difesa. La lettura della sentenza è prevista per il 25 maggio.