Tennis

Djokovic: ‘Se ci penso troppo, mi pesa psicologicamente’

Dopo la vittoria nei quarti dell'Us Open su Berrettini, il serbo non ha voluto evocare la possibilità di scrivere la storia se realizzasse il Grande Slam

Novak Djokovic in semifinale all'Us Open
(Keystone)
9 settembre 2021
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“Fare la storia? Se ci penso troppo, mi pesa psicologicamente”, ha spiegato Novak Djokovic (numero 1 al mondo) mercoledì in conferenza stampa, in merito alla rincorsa al Grande Slam. Il serbo peraltro si aspetta una dura battaglia contro Alexander Zverev (Atp 4) in semifinale. Ecco le sue dichiarazioni raccolte in conferenza stampa, dopo essersi qualificato per le semifinali dell'Us Open 2021 (vittoria su Matteo Berrettini 5-7 6-2 6-2 6-3).

Matteo Berrettini ti ha reso la vita dura nel primo set. Come hai fatto a girare la partita a tuo vantaggio?

“So quali sono le mie forze. Ho lavorato per anni, con lo scopo di perfezionare il mio gioco affinché non abbia alcun difetto. Ogni giocatore ha dei punti deboli nel suo gioco. C'è sempre qualcosa che è possibile migliorare. Io voglio avere un gioco il più completo possibile, così che lo possa adattare a qualunque superficie e a ogni avversario. Certi ragazzi, come Matteo Berrettini, hanno bisogno di sentirsi forti, al servizio, sul dritto; vogliono poter dettare il gioco. Io voglio che i miei avversari sentano che posso prendere qualunque palla, che posso giocare con agio a fondo campo, a rete, al servizio, al rovescio. Il mio lavoro sul campo e sul piano fisico – forza, agilità o velocità – hanno per me sempre avuto la medesima attenzione. Voglio avere un livello soddisfacente in ogni ambito, in modo da attingere all'elemento di cui ho bisogno in ogni momento. Credo di essere riuscito a fare questo molto bene oggi (mercoledì, ndr). Nel primo set, ho avuto alcune possibilità di fare il break. Ci è riuscito lui all'undicesimo game e lo ha meritato. In quel frangente, c'erano parecchie emozioni e altre cose che gravitavano. Sono però restato calmo, dicendomi ‘poco importa cosa succede, passa ad altro’. In seguito ho avvertito di aver raggiunto un altro livello di concentrazione, ciò che mi ha aiutato a leggere meglio il suo gioco e a perfezionare il mio. Ciò che, alla fine, ha condotto alla vittoria”.

Ora ritroverai Alexander Zverev, che ti ha battuto in semifinale ai Giochi Olimpici di Tokyo...

“La fine delle Olimpiadi è stata difficile per me, sul piano emotivo. Avevo dominato il torneo fino alle semifinali; ero avanti 6-1 3-2 contro Zverev, che pure giocava molto bene. Dopo di che, purtroppo, il mio gioco è crollato. È successo. E lui ha vinto. Ha meritato di conquistare l'oro: non ha perso un incontro da allora, si trova in un momento di forma fantastico. Ma qui si tratta di una partita al meglio dei cinque set. L'anno scorso, era arrivato a due punti dal suo primo Slam proprio qui, contro Dominic Thiem. Sono cosciente che sarà una dura battaglia, ancor più di quella di oggi contro Berrettini. Però sono pronto: sono questi gli ostacoli che devo superare, per arrivare all'obiettivo al quale punto”.

A tal proposito, in campo a fine partita non hai voluto parlare della storia che stai cercando di scrivere. Perché ?

“Perché mi è stata posta spesso questa domanda negli ultimi tempi. Ed è comprensibile... Ma sono stufo di rispondere. Ho detto milioni di volte che, ovviamente, sono cosciente di poter scrivere la storia e quanto questo mi motiva. Però, se comincio a pensarci troppo, mi pesa mentalmente. Voglio concentrarmi sull'essenziale e su ciò che funziona per me. So di trovarmi in una posizione unica e so anche che molte persone vogliono sentirmi parlare di questo. Ne sono riconoscente, ma spero che ne parleremo domenica”. 

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