Sportellate

Il grande Osvaldo Soriano e la polveriera turca

La gara di Supercoppa fra Fenerbahçe e Galatasaray è durata soltanto un minuto: i gialloblù hanno infatti presto abbandonato il campo per protesta

9 aprile 2024
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Fra i testi a sfondo calcistico firmati dal mai dimenticato Osvaldo Soriano, uno dei meglio riusciti narra di una partita di bassissima lega che non poté essere terminata perché – dopo aver decretato una massima punizione a pochi secondi dalla fine – l’arbitro venne messo ko dal gancio in pieno volto sferratogli dal giocatore che aveva commesso il fallo.

Il tribunale sportivo decise allora che Estrella Polar e Deportivo Belgrano avrebbero dovuto ritrovarsi la domenica seguente per disputare, a porte chiuse, gli ultimi istanti di gara, riprendendo le ostilità ovviamente con l’esecuzione dagli 11 metri e giocando poi l’ultimo mezzo minuto che ancora doveva scorrere sul cronometro al momento dell’interruzione. Si trattava, dunque, del rigore più lungo del mondo, espressione che dette pure il titolo al racconto in questione.

Qualcosa di altrettanto surreale – benché dai contorni assai diversi – è capitato pure a Galatasaray e Fenerbahçe, le due squadre più celebri e vincenti del calcio turco, che l’altroieri si sono affrontate per disputarsi la Supercoppa nazionale in un match che in realtà si sarebbe dovuto giocare lo scorso 30 dicembre e che, invece dei canonici 90 minuti, è durato soltanto 49 secondi: incassato un gol al primo minuto, infatti, i dirigenti del Fenerbahçe hanno ordinato ai loro giocatori di lasciare immediatamente il campo e gli atleti hanno obbedito. Le anomalie, ad ogni modo, non finiscono qui: il club colpevole di abbandono delle ostilità, infatti, invece dei titolari aveva per protesta schierato la squadra Under 19.

I motivi? Sono più di uno: innanzitutto la società aveva chiesto – senza fortuna – alla Lega di posticipare la partita data la vicinanza con l’andata dei quarti di finale di Conference League contro i greci dell’Olympiacos, in cartellone dopodomani. Ma c’era pure un’altra richiesta avanzata dal club alla quale i vertici pallonari turchi non hanno dato seguito, e cioè che il match – per limitare al massimo il pericolo di corruzione, pratica assai diffusa nel Paese – fosse diretto da un arbitro straniero. Per questi e altri motivi, il presidente del club gialloblù sta meditando di dire addio al campionato turco e di chiedere ospitalità in Francia o in Spagna, le postulazioni sono già state spedite.

Il calcio turco è una polveriera, e il Fener possiede la capacità di trovarsi sempre al centro dei casini. Nemmeno un mese fa i suoi giocatori avevano già fatto parlare di sé in tutto il mondo quando, dopo un successo cruciale per la corsa al titolo, si difesero a calci e pugni dall’aggressione dei tifosi del Trabzonspor, che frustrati avevano invaso il campo. Ma torniamo alla Supercoppa: perché mai non fu giocata a fine dicembre, come previsto? La gara avrebbe dovuto andare in scena in Arabia Saudita, come succede ormai da tempo anche alle squadre italiane e spagnole.

Il problema è che Galatasaray e Fenerbahçe, già sbarcati a Gedda, hanno trovato un paio di sorprese: le autorità locali intendevano infatti proibir loro sia di far risuonare le note dell’inno turco sia di esibire simboli che rimandassero a Mustafa Kemal (Atatürk), padre di una patria che proprio nel 2023 festeggiava i 100 anni dalla fondazione. Coraggiosamente – e per la prima volta trovatesi d’accordo su qualcosa – le due squadre stambuliote rifecero i bagagli e se ne tornarono subito a casa, fregandosene delle lamentele saudite.

Solo pochi giorni prima, ricordiamo, il campionato turco era stato sospeso a tempo indeterminato dopo il linciaggio all’arbitro che aveva diretto la partita della massima serie fra Ankaragücü e Rizespor. A conciarlo per le feste fu anche il presidente della squadra locale, uno dei fondatori del partito del premier Erdogan: il tizio è talmente potente che avrebbe anche potuto evitare l’arresto, se soltanto le immagini televisive non fossero state schiaccianti contro di lui. Il pallone in Turchia è dunque una santabarbara pronta a esplodere in ogni momento: non certo una bella pubblicità per un Paese che nel 2032 sarà chiamato insieme all’Italia a organizzare gli Europei.

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