HOCKEY

L'avvenire di Miles Müller, il biancoblù: ‘Ho seguito l'istinto’

Il futuro talento dell’Ambrì parla della sua scelta di venire in Ticino e del cattivo inizio al Mondiale svedese. ‘Domani sapremo a che punto siamo’’

Il diciannovenne attaccante prova (invano) a ipnotizzare il portiere slovacco Gajan
(Keystone)

Prima i tre gol dalla Slovacchia, di cui due subiti però nella porta vuota, in un esordio ai Mondiali juniores in Svezia che la giovane Svizzera di Marcel Jenni avrebbe meritato di vincere. Poi però, del tutto inattesa, giovedì contro gli Stati Uniti è arrivata una sberla a dir poco clamorosa: addirittura undici gol al passivo, cose che per una selezione rossocrociata non si vedevano da tempo immemore. «Nello spogliatoio, prima della partita ci eravamo detti che non avremmo dovuto portare loro quel tipo di rispetto, e invece per ragioni che non riesco neppure io a capire abbiamo fatto esattamente questo», spiega il diciannovenne Miles Müller, attaccante bernese dei Moncton Wildcats fresco di firma per l’Ambrì, di cui vestirà la maglia nelle prossime tre stagioni. «Ogni volta che loro avevano un’occasione per segnare, noi non riuscivamo a liberare la zona oppure a vincere i duelli alle balaustre, cosa quest’ultima che in fondo è successa durante un po’ tutta la partita. Ed è chiaro, quando vai subito sotto di tre o quattro reti, poi è dura tornare in partita. Puoi soltanto cercare di migliorarti, di rialzare la testa e guardare avanti. Ma, questo è sicuro, dobbiamo fare molto meglio di così».

Anche perché, dopo due sconfitte in altrettante partite, Miles Müller e compagni nel weekend si giocano le residue possibilità di arrivare ai quarti, ma comunque pur sempre concrete, contro Norvegia (oggi pomeriggio) e Repubblica Ceca (domani). «Sapevamo che gli slovacchi quest’anno arrivavano al Mondiale con un’ottima squadra, ma credevo che noi saremmo stati maggiormente dominanti. Ora dovremo dar prova di carattere e arrivare in pista con molta fiducia nella sfida contro i norvegesi: quella partita ci mostrerà a che punto siamo, e lo stesso vale per quella con i cechi. Abbiamo bisogno di quei punti, di quelle vittorie che ci servono per andare avanti, quindi ora concentriamoci sul passo successivo».

Anche perché, prima di pensare ai quarti, obiettivo minimo fissato dalla Federazione, la Svizzera che ora come ora è ancora senza punti, per prima cosa dovrà mettere al sicuro la salvezza. «Tutti parlano di arrivare ai quarti, ma noi giocatori pensiamo in grande, e quando scendiamo in pista lo facciamo per vincere il torneo. Tuttavia è evidente che si tratta di un processo, bisogna salire uno scalino alla volta e prendere un avversario dopo l’altro. Io ho fiducia in questa squadra, in questo gruppo, e so che possiamo riuscire a fare qualcosa di veramente bello, l’abbiamo del resto dimostrato nella sfida pur persa contro la Slovacchia, ma per riuscirci dobbiamo mostrare il nostro carattere e giocare duro, come una vera squadra».

La testa di Miles Müller è ovviamente tutta rivolta a ciò che succede sul ghiaccio di Göteborg, ma naturalmente non si può non accennare alla firma per l’Ambrì, lui che – reduce da quattro stagioni nella Québec major junior hockey league – nel nostro Paese era considerato fra i talenti più ambiti sul mercato della sua generazione. «Sì, sapevo che c’era dell’interesse nei miei confronti. A conti fatti ho scelto l’opzione che maggiormente si tagliava su misura per me. Senz’altro c’erano altre opzioni, ma diciamo che ho scelto di seguire il mio istinto dopo aver parlato con il general manager (dice, alludendo a Paolo Duca) e il coach Luca Cereda, e oltre a essere fiero che l’Ambrì mi abbia voluto gli sono grato per l’opportunità che mi ha concesso. È un buon inizio, di sicuro».

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