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‘All'inizio un po' di apprensione l'ho avuta pure io’

I ranghi dell'Ambrì Piotta riprendono corpo, ma non mancano le incognite per Cereda: ‘Guardo alla partita di domenica con curiosità’

Chi ci sarà effettivamente a disposizione contro il Losanna? (Ti-Press)
11 febbraio 2021
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Piano piano, alla Valascia si torna a lavorare. Per gradi, visto che non tutti hanno già potuto rifare la loro apparizione sul ghiaccio: in isolamento c'è ancora un giocatore, che terminerà la sua pausa forzata domani, e da sabato potrà cominciare il primo passo verso il ritorno alle competizioni. Ma, non prima di cinque giorni. E gli altri? «Chi aveva gia contratto il virus a fine ottobre-inizio novembre, quando ci eravamo dovuti fermare la prima volta, ha potuto continuare a lavorare – precisa l'allenatore dell'Ambrì Piotta Luca Cereda –. Pinana, Conz e Rohrbach, ad esempio, hanno dato man forte ai Rockets. A Biasca ci è andato anche Kostner, che però si è limitato ad allenarsi. Alla Valascia sono dunque rimasti unicamente i tre giocatori che non hanno contratto il virus, in regime di quarantena, lavorando in una sorta di ‘mini bolla’». Poi, da inizio settimana, un pezzo alla volta, Cereda ha ritrovato le tessere del suo mosaico: «Bene o male quasi tutti lamentavano qualche sintomo. Nulla di grave, beninteso, ma in queste condizioni non si sarebbe comunque potuto lavorare: la salute deve sempre venire prima di qualsiasi altra cosa. Una volta usciti dall'isolamento è poi iniziata la fase della ripresa delle attività. Procedendo per gradi: non tutti hanno potuto ricominciare il medesimo giorno. Lunedì, ad esempio, i primi due hanno potuto riprendere a pattinare, ma individualmente. Poi, martedì, a loro se ne sono aggiunti altri quattro, e via di questo passo. Insomma, stiamo lavorando a più velocità e con diversi gruppetti. Siamo in quella che si può definire una fase intermedia: c'è chi si allena per magari solo quindici minuti, chi per trenta, chi invece può già sostenere un allenamento completo». Lentamente la situazione sembra comunque tornare a una certa normalità: «Domani sul ghiaccio dovrebbero esserci undici attaccanti e cinque difensori».

Una domenica carica di incognite

Di fronte c'è però la partita di domenica contro il Losanna: sarete sufficientemente pronti per affrontare i vodesi? «In tutta franchezza non so bene cosa aspettarmi dalla partita di domenica. Anche perché il primo vero allenamento in cui potrò disporre di un lineup almeno quasi completo dovrebbe essere quello della vigilia. E preparare una partita con ventiquattro ore o poco più di anticipo non è certo l'ideale... Per cui guardo all'appuntamento di domenica con curiosità, per vedere cosa saremo in grado di fare».

D'altro canto di fronte avrete una squadra in una situazione praticamente analoga alla vostra, visto che anche i vodesi sono reduci da una pausa forzata dovuta al virus. «Non so come se la siano passata a Losanna, se abbiano potuto allenarsi o meno. Domani sera saranno comunque in pista contro il Rapperswil, e questo ci potrà perlomeno dare un'idea sull'effettivo avrà a disposizione McTavish. Ciò non toglie che anche loro arrivino da una situazione simile alla nostra in fatto di preparazione, per cui su questo piano non ci saranno grosse differenze nell'approccio alla partita di domenica».

Sul come possa essersi diffuso il virus in modo così esteso all'interno dello spogliatoio biancoblù avete fatto luce? «Ci abbiamo ragionato parecchio, ma non abbiamo individuato una possibile causa primaria. E non so nemmeno se si riuscirà mai a farlo... Chiaramente il viaggio in bus a Losanna ne ha favorito la propagazione, ma abbiamo comunque avuto gente che era sul bus e non l'ha contratto, e altri che si sono infettati pur senza essere saliti a bordo del torpedone». E tu? «In verità non so bene nemmeno io se faccio parte delle categorie a rischio o no, ma ho sempre cercato di adottare tutti gli accorgimenti necessari per tenermi alla larga dal virus, e finora, tocchiamo ferro, sono riuscito a schivarlo. Questa seconda ‘visita’ del Covid-19 nel nostro spogliatoio l'ho comunque vissuta con un po' di apprensione: dopo la comparsa del primo caso, venerdì 29 gennaio, per un paio di giorni è stato un continuo aggiornamento al rialzo del numero di contagiati all'interno della squadra. Ora che ho potuto rivedere parte dei giocatori sul ghiaccio, e altri con collegamenti via computer, sincerandomi delle loro condizioni, sono un po' più sereno». Adesso che gran parte della squadra ha contratto il virus, cambierà qualcosa nel vostro modo di lavorare? «La speranza è ovviamente quella che ora che quasi tutti ci sono passati, per qualche mese possano essere immuni in virtù degli anticorpi ancora presenti nel corpo, ma la realtà ci dice che questo virus lo conosciamo ancora molto poco, e dunque di certezze non ve ne sono. Per cui non si scappa: continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto finora, con la massima attenzione possibile a seguire le disposizioni sanitarie, nella speranza che vada tutto per il meglio. Anche perché un'altra quarantena porterebbe a ulteriori complicazioni in fatto di programmazione delle partite».

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