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Inarrestabile Leverkusen, il Luna Park di Xabi Alonso

Imbattuto da 40 partite, un gioco spettacolare e un leader carismatico come Xhaka: così lo spagnolo, alla sua prima panchina, sta stupendo l’Europa

Xabi Alonso abbraccia i suoi giocatori dopo l’ennesima vittoria
(Keystone)
6 aprile 2024
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Cosa si prova a rimanere imbattuti per 40 partite consecutive? È una sensazione alquanto rara in un sport come il calcio, dove tutto può andare storto all’improvviso e in ogni momento, ma è quella che stanno vivendo calciatori e tifosi del Bayer Leverkusen. In questa stagione fin qui: 35 vittorie, 5 pareggi, 0 sconfitte. Numeri da dittatura post-sovietica o, essendo calcio tedesco, da Bayern Monaco negli anni migliori. L’ultima vittoria, un roboante 4 a 0 contro il Fortuna Düsseldorf, ha assicurato al club famoso per essere l’emanazione di una fabbrica di aspirine la finale della Coppa di Germania; la prossima potrebbe voler dire Meisterschale o quasi, il piatto-trofeo che viene consegnato ai vincitori della Bundesliga e che a Leverkusen non hanno mai vinto.

La mano del mister

Una stagione troppo bella per essere vera che ha tanti figli, ma un solo padre: Xabi Alonso. Ai suoi tempi centrocampista di culto, stiloso e vincente, ha iniziato il suo percorso da allenatore quasi di nascosto, scegliendo di partire dalle giovanili della Real Sociedad, il club in cui è cresciuto, prima di sedersi un anno e mezzo fa, in seguito all’esonero dello svizzero Gerardo Seoane, sulla panchina del Bayer Leverkusen. All’epoca fu vista come una decisione strana, lui che aveva tante richieste da squadre più blasonate e che sembrava fatto per allenare in Spagna, in un calcio che gli è cucito addosso.


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Xabi Alonso ai tempi del Liverpool

E, invece, fin da subito Xabi Alonso e il Bayer Leverkusen hanno fatto click. Se la prima stagione è stata caratterizzata da alti e bassi, in questa, anche grazie ad alcune scelte forti sul mercato, il Leverkusen è diventata una delle migliori squadre in Europa, sicuramente la più sorprendente. Non si tratta solo di vincere sempre, che sarebbe già abbastanza: il Bayer gioca un calcio divertente e offensivo, ma anche tremendamente efficace. Basta un dato: 115 gol segnati, appena 31 subiti, una differenza di +85 che è semplicemente irreale.

Xabi Alonso – che in carriera è stato allenato dal meglio del meglio (Rafa Benitez, Mourinho, Guardiola, Ancelotti solo per fare alcuni nomi) – sembra semplicemente nato per fare questo mestiere. Alla prima vera panchina in carriera è riuscito con successo a sintetizzare una proposta che unisce il meglio del gioco di posizione spagnolo all’intensità del calcio tedesco. Ne è uscita fuori una squadra moderna e flessibile, capace di adattarsi a ogni avversario e stritolarlo in una morsa letale.

In continuo movimento

Di base il Leverkusen si schiera con un 3-2-4-1, ma la squadra è in continuo movimento, in una danza coordinata e geometrica. La costruzione dal basso è affidata ai tre difensori e ai due mediani e cambia in base alle scelte del pressing dell’avversario: a volte uno dei centrali si alza, a volte si abbassa il mediano. In generale a ogni movimento corrisponde un successivo aggiustamento dei compagni, a seconda della situazione. Si palleggia rapidamente ma con pazienza, per risalire il campo e innescare i trequartisti o gli esterni dietro la pressione avversaria. Una volta arrivati dall’altra parte è la relazione tra i giocatori più creativi – Wirtz, Grimaldo, Frimpong – a far venire il mal di testa alle difese avversarie, che fin qui non hanno mai trovato le contromisure, a partire dal Bayern Monaco che a inizio febbraio ha perso lo scontro diretto 3 a 0 senza capirci nulla.


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Con Guardiola, uno dei suoi ex allenatori

Quello del Leverkusen è un calcio di letture, che Xabi Alonso ha sviluppato con cura e che i suoi giocatori applicano con maestria. Nel calcio di oggi avere tanti strumenti per disinnescare il pressing avversario è sempre più importante, sia per dominare il gioco che per offrire un calcio appetibile da vendere al pubblico. Anche per questo il tecnico spagnolo è diventato il più ambito in Europa. Real Madrid, Liverpool, Bayern Monaco, Barcellona: tutti i club più importanti al mondo hanno provato ad affidargli la panchina. Soprattutto il Liverpool, che a fine stagione saluterà Klopp, sembrava la destinazione scontata per Alonso, che sotto la Kop ha giocato per 5 anni vincendo anche una Champions League. E invece una settimana fa è arrivata la smentita dallo stesso allenatore, che ha organizzato una conferenza stampa per dire solo: «Resto al Bayer Leverkusen, il mio lavoro qui non è ancora finito», una dichiarazione in stile Kobe Bryant che per i tifosi è una promessa di felicità. Per Xabi Alonso è l’ennesima decisione controintuitiva in carriera, ma è anche esaltante: lo spagnolo è convinto di poter creare una dinastia a Leverkusen e sarà bello vederlo provarci.

Granit e i suoi fratelli

Appurati i meriti di Xabi Alonso, non si rimane imbattuti per 40 partite senza avere una squadra forte e il Bayer lo è. Merito di un settore giovanile fiorente il cui fiore all’occhiello è Florian Wirtz e di un mercato attento e intelligente, che nelle ultime stagioni ha portato a Leverkusen calciatori di talento spesso sottovalutati o da recuperare. È il caso di Schick, arrivato dopo alcune stagioni tragiche alla Roma, di Hincapié scoperto in Ecuador o di Frimpong preso dal Celtic dopo essere stato scaricato dal City. Ma sono state soprattutto le scelte fatte in estate a svoltare la squadra: ceduto Diaby per 55 milioni, sono arrivati Grimaldo a parametro zero (colpo incredibile), Hofmann dal Borussia Mönchengladbach, Boniface dall’Union Saint-Gilloise e Granit Xhaka dall’Arsenal.

Il centrocampista svizzero è forse il simbolo dell’improvvisa svolta del Bayer Leverkusen. Il suo ritorno in Germania era sembrato un po’ una scelta di vita: lasciare un contesto stressante a livello ambientale e di pressioni per un club meno ambizioso e più a misura d’uomo in cui disputare gli ultimi anni di carriera. E invece Xhaka è finito per diventare uno degli ingranaggi più importanti della squadra rivelazione d’Europa. Oggi, a 31 anni, sta semplicemente giocando il miglior calcio della sua vita. Non a caso è il secondo calciatore più impiegato da Xabi Alonso, appena una manciata di minuti in meno di Grimaldo. Questo perché la sua esperienza è fondamentale per l’equilibrio della squadra, in campo e fuori, come confermato dallo stesso allenatore, che ha sempre parole al miele per lui: “Ha avuto un enorme impatto sulla squadra sin dal primo giorno. È un giocatore estremamente importante per noi”.


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Granit Xhaka, leader del gruppo arrivato dall’Arsenal

Xhaka è il giocatore che tocca più palloni in Bundesliga (3’114), che esegue più passaggi progressivi (343), quelli cioè che fanno avanzare il gioco, e nella trequarti avversaria (328). Ma non solo, lo svizzero è anche quello che percorre più chilometri (318), una statistica indicativa sia di come Xhaka stia bene in questo sistema, sia di quanto sia importante con i suoi movimenti per essere sempre al posto giusto al momento giusto, soprattutto quando si tratta di riaggredire gli avversari dopo la palla persa. Basta vedere una partita, poi, per capire che è da subito diventato un leader. In campo parla con i compagni, dà indicazioni, è sempre presente nel cuore del gioco.

Le meraviglie di Wirtz

Se Xhaka è il leader emotivo della squadra, quello tecnico è indubbiamente Florian Wirtz. Oggi vederlo giocare è la cosa più bella che ha da offrire la Bundesliga. Grande promessa del calcio tedesco, a 17 anni era già titolare, ma poi il suo percorso di crescita era stato interrotto dalla rottura di un crociato e dall’esplosione di Musiala, che gli aveva rubato la scena. Quest’anno però è semplicemente inarrestabile: i numeri dicono 8 gol e 10 assist, ma il suo contributo va molto oltre. Wirtz è tecnico, intenso, capace di incidere con e senza palla. Le sue progressioni sono spettacolari, i suoi dribbling fulminanti. Chi vuole portarlo via da Leverkusen deve essere pronto a spendere almeno 100 milioni di euro.

Davanti, fino a che non si è infortunato, Victor Boniface, altra bella intuizione di mercato, ha segnato più o meno un gol a partita, ora invece tocca a Patrik Schick. Nei minuti di recupero della partita con il Qarabag ha segnato una doppietta che ha permesso al Leverkusen di passare ai quarti di Europa League e allungare la striscia d’imbattibilità, mentre qualche giorno fa, sempre nel recupero, ha segnato un altro gol vittoria all’Hoffenheim. Il suo contributo è indicativo di una squadra davvero in missione, in cui Xabi Alonso ha messo tutti a loro agio, tirando fuori il meglio da chiunque è chiamato in causa.


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Schick è rinato in Germania

La fine di una maledizione

Ci sarebbero infatti altri nomi da fare, prestazioni da citare, ma forse fate prima a guardare almeno una partita del Bayer Leverkusen prima che finisca la stagione, se non lo avete fatto, perché è davvero uno spettacolo. Certo, magari da qui ai prossimi giorni la striscia di imbattibilità verrà interrotta, qualche cosa inizierà a non funzionare alla perfezione: è sempre calcio, uno sport del diavolo. La squadra di Xabi Alonso, inoltre, non ha ancora vinto nulla. E se la Bundesliga è una formalità, con 13 punti di vantaggio a otto giornate dalla fine (lo stesso Tuchel ha gettato la spugna), deve disputare la finale della Coppa di Germania e provare a vincere l’Europa League, dove affronterà il West Ham ai quarti.

Comunque andrà, per un club soprannominato con perfidia Neverkusen per la sua capacità di non vincere mai (anche in maniera clamorosa come nel 2002, quando perse la Bundesliga all’ultima giornata e le finali di Coppa di Germania e Champions League), questa stagione è semplicemente un sogno, qualcosa che tutte le squadre e tutti i tifosi sperano di vivere prima o poi. Una squadra che non perde mai, che gioca bene, che schiera calciatori forti e carismatici, e che è rappresentata da un allenatore brillante, a metà tra una star del cinema e un genio della tattica.


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Tifosi innamorati

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