Calcio

Righetti (Ac Bellinzona): ‘Restituiteci l’entusiasmo’

Le sedici società di Promotion League chiedono all'Asf di intercedere presso la autorità federali affinché la categoria sia considerata semiprofessionistica

13 febbraio 2021
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Nulla si muove, in Promotion League. E allora a muoversi sono le società: il campionato è fermo, non si sa se né quando riprenderà. Così, sono le società a prendere l’iniziativa e a cercare di dare una spallata all’immobilismo al quale stanno pagando uno scotto pesante, in termini economici e di entusiasmo, che in fin dei conti è pure il male peggiore, tra i due. Attraverso una lettera firmata nell’arco di poche ore da tutti i sedici presidenti della terza divisione svizzera, l’Ac Bellinzona e gli altri club chiedono ai vertici del calcio svizzero (e poi anche alle autorità federali) che la Promotion League venga considerata un campionato semiprofessionistico a tutti gli effetti. Una presa di posizione forte e decisa, fatta in un momento di grande incertezza, nonché sottoscritta da tutti indistintamente. Ciò che dovrebbe indurre gli interlocutori a prenderla sul serio. «Siamo in balìa degli eventi - spiega il numero uno del club granata Paolo Righetti -. Siamo una categoria “ibrida” per la quale nessuno sta facendo niente. Cerchiamo quindi di fare valere i nostri diritti, attraverso l’azione diretta dei club. È l’unica possibile, come ci è stato confermato anche dal comitato di Prima Lega al quale ci siamo già rivolti anche in passato. Ci siamo accordati tra società, impresa già di per sé non semplice, per mettere pressione al presidente dell’Asf Dominique Blanc e al segretario generale Robert Breiter affinché intercedano presso le autorità federali e il dipartimento di Viola Amherd facendosi promotori della nostra volontà: chiediamo che il campionato di Promotion sia considerato un campionato di semiprofessionismo. L’attuale “status” non ci permette di fare niente: abbiamo gli stessi diritti della Quinta lega. Con tutto il rispetto per la Quinta, non è tollerabile. Abbiamo fatto investimenti importanti, anche perché ci hanno fatto cominciare la stagione in fretta e furia. Hanno sempre regnato confusione e improvvisazione. Capiamo che la situazione è molto delicata, ma qualcosa ci deve pur essere concessa. La Promotion League è una piattaforma che lavora con tanti giovani che escono dal calcio giovanile d’élite. È utile agli allenatori, agli arbitri (i talenti che ambiscono alla Lega nazionale passano da qui per la gavetta). Riteniamo che la nostra sia una categoria che vada considerata semiprofessionistica e posta nell’orbita della Swiss Football League, quale terzo campionato di riferimento. Per poter attingere anche ad aiuti economici, come è il caso per Super e Challenge League, nonché a tutela di tutto l’interesse che c’è attorno a un movimento importante come il nostro, nel quale operano realtà societarie importanti e di grande tradizione, con un passato in B o addirittura nella massima serie: la stessa Acb, il Rapperswil, lYverdon, lo Stade Nyonnais, l’Etoile Carouge. Club importanti che sono un punto di riferimento delle realtà cantonali rispettive».

Paradosso Under 21

Al suo interno la Promotion conta anche realtà che sono già professionistiche, le Under 21. «I club professionistici sanno che in Promotion ci sono strutture di un certo livello grazie alle quali i loro talenti possono maturare per poi fare il salto di categorie. Molte realtà, del resto, sono già semiprofessionistiche. Inoltre, che dire della regolarità del campionato? Le U21 si stanno allenando regolarmente, giocano partite tra loro. Se il campionato dovesse riprendere, noi affronteremmo subito Basilea II e Sion II, reduci da mesi di allenamenti e partite. Non è equo».

Chiedete che si agisca in tempi brevi. «Auspichiamo il cambiamento già nella prossima stagione. Chiediamo che si approfitti già di questi mesi per gettare le basi del progetto che rivendichiamo. Ancora una volta, c’è un periodo di pausa che non viene sfruttato per fare quelle piccole riforme, almeno al nostro interno, che creino i presupposti perché vengano poi accolte le richieste che formuliamo. Tanto vale chiedere a noi di essere professionali, e professionisti in molti ambiti, mettendoci mille paletti da rispettare, se poi sono i dirigenti a vivere alla giornata».

Ne va dell’entusiasmo, anche. «Ce lo stanno togliendo. Abbiamo molti giovani che ambiscono ancora a diventare professionisti. Che cosa possiamo dire loro? Anche noi dirigenti siamo in difficoltà. Non ci siamo mai fermati un giorno da quando abbiamo interrotto il campionato. È stancante. Il momento che ti fa pesare meno queste cose, è la partita, e non abbiamo più neanche quella. Che ci dicano in quale direzione intendono mandarci. Giocheremo a porte chiuse? Il campionato è da considerarsi terminato? Possiamo anche accettarlo, ma ce lo dicano. E ci sostengano finanziariamente».

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