Basket

Svizzera, oltre al fisico il problema sono le basi

Le sfide contro Polonia e Croazia hanno evidenziato i limiti del nostro basket, che non riesce a crescere anche perché il campionato non prepara

Cotture e Kazadi, una spanna sopra gli altri
(Keystone)

La finestra dedicata alla Nazionale si è chiusa ma, visto che la Fiba sembra divertirsi a inventare percorsi alternativi per accedere agli Europei del 2025, ecco che ce ne saranno un altro paio, con nuovi gironi e squadre che, almeno sulla carta, non dovrebbero distare anni luce dalla nostra Nazionale. Le due gare contro Croazia e Polonia, terminate come noto con due sconfitte, non hanno detto molto di più di quanto non si sapesse, ovvero che la Svizzera occupa la terza-quarta fascia, inutile nasconderci, al netto del potenziale di ogni nazione, vale a dire dopo il trentesimo posto almeno.

La differenza è evidente appena si sconfina in campionati dove ci sono squadre di Eurolega: il fatto che siano farcite da americani non toglie troppi spazi agli indigeni o a europei di valore e quindi le maggiori nazioni hanno un potenziale inarrivabile per le nostre forze. Lo si è visto anche nei due confronti di Friborgo, con il progressivo calo dal primo all’ultimo quarto in entrambe le partite. Nei primi quarti siamo stati avanti sia con la Croazia (21-13) sia con la Polonia (27-21), poi il calo fino al 7-17 contro i croati e il 12-22 contro i polacchi. Segno evidente di almeno due fattori coincidenti: il quintetto base funziona discretamente bene, ma quando la difesa ospite difende, cala la notte. Si è visto che noi non sappiamo difendere appena la fisicità aumenta: mani addosso, recuperi tardivi, falli determinati da spinte a da cattiva posizione difensiva, sia individuale sia collettiva. Del resto, lo abbiamo già sottolineato, il campionato svizzero non ‘allena’, perché ci sono troppe concessioni al gioco ‘sporco’, quello delle spinte, dei blocchi in movimento, degli aiuti tardivi che definiscono falli e da noi fischiati al contrario come sfondamenti: quindi siamo a valutare come la forza fisica e la tecnica individuale siano fattori discriminanti perché ci mancano le basi. Poi, è ovvio, se gli avversari schierano giocatori da 215 o 218 centimetri, se non si difende in un certo modo, è una festa sotto i tabelloni, ma solo per gli avversari. Quest’ultimo aspetto non è una ‘colpa’, semmai è la coordinazione tecnica di squadra che deve fare la sua parte e, anche qui, siamo deficitari.

Nelle due gare di Friborgo, la coppia Cotture-Kazadi è stata una spanna sopra gli altri, come grinta e come qualità. Un gradino sotto abbiamo visto Kovac, soprattutto quando viene servito in maniera adeguata, perché lui di smarcamenti ne macina. A sprazzi abbiamo visto anche Polite esprimersi su buoni livelli, qualche spunto di Martin contro i polacchi e Gravet con la Croazia. Poi solo qualche spunto di efficacia in alcuni, come Solcà e Zinn, la scarsa vena di N’zege e Kubler, e un Burrell ombra di quello visto 4 mesi fa: infine l’inutile egoismo di Fofana che tanto fa e tanto distrugge.

Al coach greco il lavoro non manca certamente, ma le assenze di Marko Mladjan e Dubas sono pesate molto più a livello di qualità delle rotazioni.

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