VELA

Sognando il vento dopo la fuga dal Virus

Dopo l'odissea in Spagna, il ticinese Jacopo Scornaienghi fa gli scongiuri per i Mondiali Under21 a luglio, sul Garda: 'È il pass per il mio futuro'

20 aprile 2020
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Era arrivato a Maiorca con la speranza di riuscire infine a dare avvio alla sua stagione. Invece l'avventura al Trofeo Princesa Sofia, regata che attira a Palma centinaia di velisti da ogni dove tra fine marzo e inizio aprile, s'è chiusa con un rocambolesco ritorno a casa per Jacopo Scornaienghi. In fretta e furia, per fuggire dal Virus. «Eravamo arrivati in Spagna con un po' d'anticipo, come di consuetudine, così da sfruttare il tempo a disposizione per fare un campo d'allenamento e riprendere a navigare. Io, però, partendo dal Ticino, avevo già intuito come sarebbe andata a finire...» racconta il ventenne del Circolo velico Lago di Lugano, che al termine della sua ultima stagione nella selezione giovanile di Swiss Sailing spera di bussare alla porta dei quadri C nazionali. «Del resto, quando non sono impegnato con i programmi con la Nazionale mi alleno per conto mio sul lago di Como con i ragazzi del Circolo velico Marvelia, che sono tutti di Milano, quindi ero al ben corrente di cosa stava succedendo in Lombardia. Ma le indicazioni erano chiare: quindi sono partito lo stesso, e quando sono arrivato a Palma, era un mercoledì (11 marzo, ndr), la situazione era tran-quil-lissi-ma! Sul serio: rispetto al Ticino sembrava di stare su un altro pianeta. Già il giorno seguente, tuttavia, s'è saputo che la regata sarebbe stata annullata, siccome i nuovi decreti del governo spagnolo vietavano assembramenti con più di mille persone. E Maiorcam, che è una piccola isola, era stata invasa da centinaia e centinaia di persone in arrivo da oltre 40 Paesi: sarebbe stato un disastro se fosse successo qualcosa. A noi di Swiss Sailing, però, inizialmente era stato detto di rimanere in Spagna fino a nuovo avviso: Madrid a parte, la situazione a quel momento non era tanto grave e nessuno era allarmato. Invece nel giro di qualche ora la situazione è totalmente cambiata, quando le autorità hanno annunciato che avrebbero chiuso tutto entro lunedì. A quel punto avevamo ventiquattr'ore per tornare a casa».

Avrete fatto a gara a chi arrivava prima in aeroporto: «Eh... - sorride -. Fortunatamente, essendo sotto la guida di una Federazione sapevamo di essere seguiti, e nel caso in cui ci fossero stati problemi o dubbi potevamo contare su Swiss Sailing. Tant'è che non ho dovuto far nulla per l'attrezzatura, e la mia barca (una Laser, una deriva da 4 metri, ndr) è tornata in Svizzera a bordo del primo traghetto. Io, intanto, mi son messo a cercare un biglietto aereo, e sabato sera ero seduto su un volo per Zurigo».

Del mare, invece, neppure l'ombra. «È un peccato sul serio, pensando che a quel tempo era già stata cancellata la regata di Coppa del mondo prevista a Genova nel periodo pasquale. E come me erano in molti a chiedersi a che punto fossero dopo la preparazione invernale. Che nel mio caso ho potuto svolgere in Liguria sino a fine febbraio, quando in Italia s'è poi fermato tutto».

Adesso, invece, cosa succederà? «Bella domanda: è tutto bloccato e non possiamo far altro che attendere. Diciamo che, almeno, vivendo in Svizzera, io ho la fortuna di poter continuare a lavorare sulla condizione fisica, soprattutto in bici. Prestando particolare attenzione naturalmente, siccome direi che di questi tempi non è il caso di creare nuove difficoltà agli ospedali... Il mio obiettivo è far sì che qualora si dovesse finalmente partire il recupero a livello fisico sia il minore possibile, in modo da potermi concentrare sulla parte velica».

E a chi fa vela agonistica il fisico serve, eccome. Pur se, in verità, di fisico ogni barca ha bisogno del suo. «Esatto. Prendiamo la mia classe, la Laser standard: a livello professionistico l'altezza si aggira tra l'1m75 e l'1m90 e il peso medio tra gli 82 e gli 85 chili, ma quelli come me che sono poco più di 1m75 fanno un po' fatica quando c'è vento forte. E tra i 'laseristi' e i velisti della classe Finn la differenza è lampante, visto che sono armadi da un quintale che avvicinano i due metri. E nelle regate in cui trovi tutte le imbarcazioni olimpiche riunite, proprio come a Palma, ti scappa un sorriso quando vedi uno specialista di Finn incrociare un ragazzo che pratica windsurf. Il quale dev'essere leggero per forza viste le caratteristiche del suo mezzo, con un fisico asciutto stile triatleta».

A parte che bisogna prima capire che ne sarà della stagione, ma intanto il tuo obiettivo qual è? «Direi senz'altro i Mondiali Under21 Laser standard, a fine luglio, pur se a questo punto posso immaginarmi che rischiano a loro volta di venire spostati... Per me, che sono all'ultimo anno tra gli U21, quell'appuntamento è una sorta di lasciapassare per la stagione successiva: in altre parole è la regata su cui devo puntare tutto e ottenere un piazzamento fra i primi quindici, almeno. È difficile però dire ora come andranno le cose, specialmente pensando all'unicità di una situazione che ci vede tutti bloccati, in cui nessuno sa davvero a che punto si trova».

Quest'anno i Mondiali Under21 sono sul Lago di Garda, il paradiso dei velisti... «Malcesine è un posto tosto, perché c'è 'ventone' e di conseguenza sarà necessaria una notevole prestazione sul piano fisico. Però, appunto, ogni giorno che passa i punti di domanda diventano sempre di più, e adesso che hanno spostato a ottobre gli Europei Under21 in Montenegro, mi chiedo quando potrebbero venir riprogrammati i Mondiali di Malcesine nel caso in cui a fine luglio effettivamente non dovessero avere luogo...».

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