Unihockey

Amicizia e affiatamento: ‘Con noi la tensione resta fuori’

I ticinesi Davide Rampoldi e Christian Crivelli sabato 22 febbraio arbitreranno a Berna la finale di Coppa Svizzera femminile: ‘Che esperienza, ai Mondiali’

13 febbraio 2020
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La voci sono circolate qualche giorno prima dell’ufficializzazione risalente allo scorso 28 gennaio: Christian Crivelli e Davide Rampoldi contano i giorni che li separano dalla finale femminile di Coppa Svizzera su campo grande, in programma sabato 22 febbraio alla Sporthalle del Wankdorf a Berna.

I due arbitri ticinesi si sono guadagnati il diritto di arbitrare l’ennesima edizione del “classico” Piranha Coira-Dietlikon Jets anche grazie alle ottime prestazioni offerte in occasione dei Mondiali femminili disputati lo scorso dicembre a Neuchâtel. La coppia ticinese vi aveva diretto, tra le altre, la semifinale tra Svezia e Finlandia, una classicissima molto sentita, nonché la sfida per il bronzo tra Finlandia e Repubblica Ceca.

«È stata una stagione intensa – spiega Davide Rampoldi, ex presidente della Sum fino alla promozione della squadra femminile in Lna nel 2019 –. Si è aperta l’anno scorso con le qualificazioni ai Mondiali in Slovacchia, poi ci sono state le Superfinals (le seguitissime finali per il titolo del campionato di Lna, ndr), lo scambio arbitri che ci ha portato in Finlandia, infine il Mondiale». Presto, le finali di Coppa Svizzera, alle quali a Berna sono attesi 3’000/3’500 spettatori. Tanti appuntamenti molto prestigiosi alle spalle, una lunga esperienza già maturata, ma non per questo viene meno la tensione tipica dei grandi eventi. «Un po’ di pressione la si avverte sempre. Anche perché prima di essere ufficialmente designati, c’è una video intervista da sostenere con il capo degli arbitri, alla quale prendono parte le tre coppie di direttori di gara rimaste in lizza. Da tre si passa a due, dopo che tutti i binomi vengono anche valutati nelle partite di campionato che li vedono impegnati. Alla fine di queste valutazioni, una speciale commissione decide a chi assegnare le finali. Praticamente, siamo sotto esame da settembre a gennaio, in una mezza dozzina di incontri. Christian ed io, inoltre, siamo stati osservati da vicino anche a tutte le partite del Mondiale di Neuchâtel, al termine del quale abbiamo ricevuto un feedback».

Il Mondiale è un’esperienza impagabile, ma anche molto esigente. «È stata un’esperienza tosta, nove partite in dieci giorni sono tante. Nella semifinale e nella finale per il terzo posto abbiamo investito molte energie. Eravamo tesi, prima di Svezia-Finlandia, la partita delle partite, ma ne siamo usciti guadagnando ulteriore stima da parte degli addetti ai lavori e di persone comuni che ci hanno semplicemente fatto i complimenti e ringraziato per come abbiamo operato. È forse questa la gratificazione più grande: il rispetto nei nostri confronti è cresciuto».

Dalla bolgia di Neuchâtel a... Weinfelden. «Il rientro in campionato è stato piuttosto traumatico. Pochi giorni dopo il Mondiale, abbiamo diretto un incontro del campionato U21, alle 11 del mattino, in un ambiente completamente diverso da quello dal quale arrivavamo. Non è stato banale risintonizzarsi».

Rampoldi e Crivelli operano per lo più in ambito femminile, ma non è l’unico nel quale sono attivi e apprezzati. «Abbiamo un atout che ci è sempre stato riconosciuto: riusciamo a fare in modo che la tensione tipica delle partite rimanga, per così dire, fuori dal campo, affinché i giocatori e l’ambiente possano restano tranquilli. Siamo impiegati nella Lega nazionale A femminile, nella Lnb maschile e nel torneo U21 A. Siamo considerati anche in ambito maschile, tanto che ci è stato ufficialmente chiesto di fare un pensierino al campionato maschile di Lega nazionale A, per la prossima stagione. Ma questa è storia di poi».

Crivelli: 'Come se fossimo fratelli. E in passato abbiamo giocato assieme, nella stessa linea'

Amici, prima che arbitri. È così che Christian Crivelli definisce il rapporto che lo lega a Davide Rampoldi, con il quale gira le palestre della Svizzera. «Una coppia di amici, sì. Di più, quasi due fratelli. Questa relazione aiuta l’intesa, affinata anche grazie al percorso comune che abbiamo fatto anche in campo: abbiamo giocato assieme, nella stessa linea. L’affiatamento, così, è superiore. La visione che abbiamo del gioco e dello sport, come coppia, è simile e condivisa. È un atout apprezzato anche dalle squadre, perché notano che la linea è comune e coerente».

La finale di Coppa è il coronamento di un percorso già ricco di molte belle soddisfazioni. «È una ripartenza, non la viviamo così, proprio perché avendo già arbitrato ad alti livelli, si potrebbe essere indotti a pensare che adesso tutto diventa facile, ma non è così. Il nostro punto di vista è sempre lo stesso: ogni partita ha la sua storia e va affrontata come se fosse la prima. Ci ripetiamo sempre che dobbiamo ricordarci da dove arriviamo, dove abbiamo cominciato ad arbitrare. L’obiettivo è quello di non scadere nell’arroganza che potrebbe subentrare in chi ha già fatto tanto e ottenuto parecchia considerazione. Cerchiamo di avere un buon rapporto con gli addetti ai lavori, un buon dialogo con i giocatori e gli staff. La consapevolezza di essere arrivati in alto la possiamo anche avere, ma non ci dà diritto di pensare che tutto è dovuto. Né possiamo permetterci di fare errori su errori. È questa la nostra visione che ci fa andare avanti».

La prossima sfida per una coppia che ha già tagliato traguardi importanti potrebbe essere rappresentata dalla Lega nazionale A maschile. Rampoldi ha anticipato che la riflessione va fatta. «E la faremo, sì. Anche perché questa eventualità ci dà stimoli importanti. Prima, però, bisogna arbitrare bene la finale, disimpegnarci al meglio nei playoff e chiudere bene questa stagione. Alla fine, tireremo le somme e affronteremo i test fisici richiesti. Le valutazioni le faremo solo al termine di questo processo. Farlo prima sarebbe sciocco».

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