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Quando la setta bussa alla porta

Il Paradiso in Terra per ciascuno di noi ha diverse forme e contenuti. Se non lo troviamo da soli c'è qualcuno che ce lo indica, ma non sempre è un bene

In sintesi:
  • Il fenomeno è vecchio quanto le religioni, ma oggi, più che mai, rischia di accusare una nuova e più complicata deriva
  • Lacerazioni che nessuno riuscirà mai a guarire né a guarirsi, arrivando, tragicamente, a pensare al ‘sollievo’ di un gesto estremo. Anche, e sempre più, in Svizzera e in Ticino
Dio e dintorni
(Depositphotos)
14 febbraio 2024
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C’è chi lo trova ‘tuffandosi’ semplicemente in una tavoletta di cioccolato, chi nella spalla di un amico fidato e chi in una rigenerante passeggiata in montagna o in riva al lago. Il Paradiso in Terra per ciascuno di noi ha diverse forme e contenuti. Spesso cambiano, a dipendenza dei motivi per cui si è toccato il fondo, fosse una dolorosa delusione amorosa, una malattia, una qualsiasi angosciosa perdita, dal lavoro a una generale o precisa certezza. Per alcuni, però, il sostegno e l’aiuto di un familiare o di un professionista pare non bastare, così che la ricerca di un agognato, ma realisticamente irrealizzabile, Eden viene persino affidata a sconosciuti che, improvvisamente, bussano sorridenti alla porta di casa promettendo rinascite e riscatti.

Puntano, infatti, sulla leva delle difficoltà che la vita pone dinnanzi a tutti noi, ogni giorno, quelle confessioni e movimenti religiosi capaci di invischiare menti e corpi in una sorta di ‘centrifuga’, dove l’esito non è un azzeramento della crisi e della possibilità di una più serena ripartenza, ma, diversamente, un vero e proprio ‘lavaggio del cervello’ che, in primo luogo, non contempla più un passato, una propria storia. Sta proprio qui il pericolo. Tutto è limitato all’interno del gruppo, chiamiamola pure setta: dentro c’è il Bene, fuori tutto il Male. E chi ne viene risucchiato non ha più libertà di scelta: con noi o contro di noi, come ci riportano le due testimonianze che abbiamo raccolto.

Il fenomeno è vecchio quanto le religioni, ma oggi, più che mai, rischia di accusare una nuova e più complicata deriva. In un’epoca dove la società, accanto a fatti tragici che portano spesso alla preoccupazione e all’angoscia, ci propina la felicità su ogni piatto, ciascuno di noi, nei naturali momenti di sconforto, è preda facile di questi ‘sempiterni santoni’ che sfoderano ottimismo e risurrezioni: ‘La vita è bella, credimi!’. Il problema è che, purtroppo, il mondo, personale o più allargato, ha la sue pieghe, serene o meno, liete o meno, spensierate o meno. È, dunque, ingiusto, e addirittura scorretto, parziale e illegittimo, ‘vendere’ il miraggio di un’esistenza senza contraccolpi, salite e strappi. Perdipiù con la falsa promessa di una mano disinteressata e magnanima (“lo faccio perché ti voglio bene”).

Ma siamo sicuri che spianare strade e rimuovere ostacoli (o quantomeno farlo credere) sia davvero positivo, in particolare quando lo si fa per un secondo fine, quando anziché condividere una pena la si utilizza, nel modus operandi delle sette, per creare un ulteriore isolamento dalla comunità dove si vive e lavora, fino, vigliaccamente, dalla stessa famiglia? Sono lacerazioni che nessuno riuscirà mai a guarire né a guarirsi, arrivando, tragicamente, a pensare al ‘sollievo’ di un gesto estremo. Anche, e sempre più, in Svizzera e in Ticino (ce lo dicono le inquietanti cifre di infoSekta).

Prede facili, scoraggiate e inconsolabili, annichilite e in preda a tante domande a cui la setta è pronta a dare una immediata risposta. Risposte però, ciclostilate, capaci di vestire i panni di ciascun uomo e donna, mai attente all’unicità della persona, ma alla ‘causa’. Una mano ‘armata’ che ti impone pressioni amorevoli, consigli interessati, amicizie parziali. Ossimori devastanti che sfociano in un’equazione ‘malata’, dove speranza non significa anche libertà. Ma anzi, la sua rinuncia. L’esatto contrario del Bene.

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