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Il ‘pizzo di Stato’ sui migranti

Giorgia Meloni compie un altro passo, vergognoso, per strappare anche il residuo di umanità rimasto nella foga di colpire l’immigrazione irregolare

In sintesi:
  • I rifugiati possono versare allo Stato una tassa di 4.930 euro per non finire nei centri di raccolta
  • Alla disperazione si risponde con l’immoralità e gli strumenti di chi è forte coi deboli e debole coi forti
La ‘prima signora’
(Keystone)
25 settembre 2023
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Palermo, vigilia di un voto amministrativo, dal palco del comizio una Giorgia Meloni già capo di governo definisce “pizzo di Stato” le tasse pagate dai commercianti siciliani, in sostanza definendo mafioso lo Stato, nella terra di mafia. Grottesco. Ma adesso la ‘prima signora’ compie un altro passo, vergognoso e impietoso, per strappare anche il residuo di umanità e decenza rimasti nella foga di colpire l’immigrazione irregolare, punto iper-dolente di un governo che aveva proclamato blocchi navali, chiusura dei porti, respingimenti in massa, espulsioni, caccia ai trafficanti di essere umani in tutto il pianeta, e che invece si ritrova col record di disperati approdati con gommoni e barchini a meridione, e via terra al nord attraverso la riattivata “rotta dei Balcani”. Brutto argomento, anche in fatto di credibilità elettorale, per l’attuale inquilina di Palazzo Chigi. E allora ecco la “tangente di Stato”: una tassa di 4'930 euro (nemmeno la cifra tonda dei 5'000, misteri dei calcoli burocratici) che i rifugiati possono versare allo Stato per non finire nei centri di raccolta. Ma solo da parte di rifugiati in arrivo da nazioni che Roma considera “sicure” e rispettose dei diritti umani (quindi profughi economici).

C’è poco da girarci attorno: questo sì è un autentico “pizzo di Stato”. Dunque, se pensi di fuggire dal tuo Paese disastrato da guerre, dittature e sfacelo economico non solo devi farti aiutare da famiglia e parenti per avere le somme destinate agli scafisti, non solo attraversare Paesi e deserti in cui abbondano banditi spietati, non solo sopravvivere alla detenzione nelle strutture (come in Libia, ma non solo) dove ti aspettano ulteriori ricatti e violenze e stupri, non solo pregare il tuo Dio per non finire in quell’immenso cimitero che è ormai il fondo al Mediterraneo: no, non è sufficiente, in una tasca ben cucita (che difficilmente sfuggirà ai controlli violenti dei tuoi aguzzini) dovresti nascondere quei cinquemila euro chiesti dal governo italiano, che in realtà dovrebbe per legge garantirti un’accoglienza dignitosa. Il prezzo di una temporanea libertà, per non finire dietro il filo spinato di strutture annunciate come ermeticamente chiuse e controllate, forse dall’esercito.

Alla disperazione si risponde con l’immoralità e gli strumenti di chi è forte coi deboli e debole coi forti. Che importa se la tassa puzza di incostituzionalità? Se già in passato l’Ue è intervenuta contro l’ungherese Orbán per bocciare un analogo “pizzo di Stato”? Ancora: “chi se ne frega” – per usare parole care alla destra post-fascista – se il provvedimento registrerà pochissime adesioni o nessuna da parte di poveri disgraziati sopravvissuti a prove atroci? In realtà, ciò che conta per il governo “tangentaro” è altro: la volontà di trasmettere un “forte” messaggio propagandistico, e recuperare terreno fra elettori delusi. Tutto e sempre in nome dell’Italia abbandonata dall’Europa. Fatto innegabile. Ma va anche ricordato che per esempio Francia e Germania hanno accolto molti più migranti dell’Italia; che nell’ultimo decennio Roma ha aggirato in abbondanza gli accordi di Dublino (assolutamente da riformare) lasciando che 300'000 mila rifugiati che avrebbe dovuto tenere e controllare in casa propria sgusciassero verso altre nazioni europee, e lì rimanessero.

Della Svizzera è certo discutibilissima la politica di accoglienza. Ma con 40'000 di questi profughi arrivati da Sud, la Confederazione è terza nella classifica europea dell’inadempienza italiana.

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