laR+ IL COMMENTO

Durazzo-Bari e ritorno

Quest'anno è esploso il fenomeno delle ‘Maldive di Albania’: una parabola che riporta allo sbarco in Italia di migliaia di disperati nel 1991

In sintesi:
  • Siamo passati dagli ‘albanesi incalliti’ agli ‘italiani incalliti’
  • Oggi l'Albania è la nazione balcanica che registra la maggior crescita economica dopo il Montenegro
  • C'è da chiedersi fino a quando due sdraio e un ombrellone costeranno quattro volte meno che sulla riviera romagnola
Spiagge low cost
(Depositphotos)
17 agosto 2023
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“Albanesi incalliti”, titolò il quotidiano ‘Il Manifesto’ nel 1991, mentre l’Italia diventava terra promessa per decine di migliaia di persone in fuga dal Paese fino ad allora governato dal feroce regime comunista di Enver Hoxha. Un titolo ironico che oggi potrebbe incorrere nei rigori del “politicamente corretto”, ma che fotografava, mirabilmente, una realtà: la voglia d’Italia maturata in Albania grazie a un’immagine paradisiaca, la sua parte distorta, del Belpaese, trasmessa dai programmi televisivi captati in quell’ultimo ridotto di socialismo reale, sull’altra sponda dell’Adriatico. Una voglia d’Italia nonostante il rigurgito razzista provocato dall’arrivo di una massa di disperati, come i ventimila sbarcati l’8 agosto di 32 anni fa a Bari, dal mercantile Vlora, proveniente da Durazzo. Lo stesso posto dove quest’estate si sono riversati, per una sorta di nemesi storica, migliaia di italiani abbagliati più che dalle splendide spiagge albanesi, dai prezzi bassi praticati da albergatori e ristoratori locali. Quest’anno il fenomeno è esploso, ma è già da un po’ che le coste dell’Albania sono diventate una meta turistica gettonata per chi non si può più permettere il rincaro dei costi delle vacanze italiane. Tanto che un equivalente albanese del Manifesto, oggi sarebbe autorizzato a titolare “Italiani incalliti”. Non a caso, in un’intervista a La Stampa, il premier socialista albanese Edi Rama ha dichiarato: “Soffrivamo il pregiudizio di essere considerati criminali e poveri migranti. Ora il vento è cambiato”. Con un aumento delle presenze di turisti del 35%, mezzo milione dei quali hanno il passaporto italiano.

Fatto sta che con la rincorsa agli slogan a effetto già si parla di “Maldive di Albania”, con riferimento alle acque cristalline e alle spiagge di sabbia bianca, pubblicizzate dalle agenzie turistiche. Un po’ come le “Maldive di Milano” della Valle Verzasca. Il turismo è, comunque, un settore strategico dell’economia albanese. Il governo è consapevole e, negli ultimi anni, ha investito parecchio per migliorare le strutture d’accoglienza. Ormai l’obiettivo di Tirana è quello di fare concorrenza, oltre che all’Italia, alla Croazia e alla Grecia.

Intanto, consultando i dati della Banca mondiale, si scopre che quello che ancora 30 anni fa era il Paese più povero d’Europa, oggi è la nazione balcanica che, dopo il Montenegro, registra la maggiore crescita economica. Un’evoluzione che l’ha portata a fare domanda di adesione all’Unione europea, ottenendo da Bruxelles lo status di Paese candidato. Esauditi alcuni requisiti, tra cui la dimostrazione di aver compiuto progressi tangibili riguardo alla libertà d’espressione, l’ingresso dell’Albania nell’Ue sarà cosa fatta. Poi, come è stato il caso di altri Paesi, arriverà la richiesta di entrare nella comunità monetaria dell’euro. La Croazia, ad esempio, ha ottenuto questo risultato il primo gennaio scorso, con la conseguenza del raddoppio dei prezzi di molti generi alimentari. Il che ha provocato contraccolpi dolorosi per i turisti che avevano privilegiato le ferie sulle coste croate. Il paradosso è che, d’un colpo, l’Italia è diventata più a buon mercato.

Per tornare a noi, c’è quindi da chiedersi fino a quando due sdraio e un ombrellone in Albania costeranno quattro volte meno che sulla riviera romagnola.

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