laR+ IL COMMENTO

Creare problemi per vendere soluzioni (sbagliate)

Una sfilza di prodotti ecosostenibili aiutano le persone a convincersi di star facendo qualcosa per il clima, ma in realtà è tutto un trucco per far grana

In sintesi:
  • Sul cambiamento climatico si è dibattuto tanto e si dibatterà ancora a lungo, ma qualcun altro ha deciso che le parole non bastano più
  • È normale preoccuparsi per l'ambiente, ma comprare prodotti ecosostenibili per sentirsi meglio non è una soluzione
  • E ovviamente qualcuno ha visto la crisi climatica come un'occasione per fare ancora più soldi
L’importante è continuare a consumare
(Foto di Peter Bond su Unsplash)
9 maggio 2023
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Il surriscaldamento climatico è un tema scomodo. Lo è per i negazionisti che voltano gli occhi al cielo, sbuffando che i cambiamenti climatici, anche drastici, siano un fenomeno totalmente naturale e ricorrente (il fatto che questi abbiano causato estinzioni di massa solitamente non viene menzionato). Lo è per chi alla crisi non solo ci crede, ma ritiene sia necessario fare tutto il possibile per fermarlo, arrivando a gesti come il blocco del traffico messo a segno da Renovate Switzerland durante il weekend pasquale.

I primi, quando vedono le azioni dei secondi, si indignano, pestano i piedi e infiammano i social, perché alla fine cosa sono carenza di risorse, paesaggi aridi e ghiacciai che si sciolgono, comparati a dover attendere quattro ore in colonna a Pasqua, rispetto alle tradizionali tre ore e mezza? Secondo loro questi attivisti, che essendo giovani non hanno ancora chiaro come si fanno le cose, dovrebbero optare per metodi più civili, cercare il dialogo, e in ogni caso smettere di rompere le scatole. I secondi, di rimando, accusano i primi di difendere lo status quo in quanto sono essi stessi i principali beneficiari, o perché troppo pusillanimi per riconoscere la gravità della situazione. In questa seconda categoria rientra anche Francesca, membro attivo di Renovate, che abbiamo deciso d'intervistare.

‘Dammi i soldi e ti porto la soluzione’

Tra questi due fuochi, si trovano le persone comuni, quelle che riconoscono che 19 gradi a dicembre non sono normali e che l’assenza di pioggia è problematica, ma che di certo non andrebbero in giro a incollarsi alle cose. Ebbene il surriscaldamento climatico è un tema scomodo anche per loro, perché a nessuno piace sentirsi dire che il pianeta è spacciato. Ed è in questi momenti che il capitalismo compie la sua magia, trasformando queste persone in una nicchia di mercato, e vendendo prodotti puntuali per lenire le ansie sul futuro. Ecco dunque comparire sugli scaffali spazzolini in bambù, cannucce in cartone e sigarette con i pacchetti in carta riciclata. Tutti prodotti che sottintendono che in fondo, è colpa nostra se il clima sta andando in malora, e che possiamo fare la differenza se smettiamo di usare le forchette in plastica. Questa è, almeno in parte, una bugia. Finché ci sarà un sistema in cui enti privati e governativi continuano a produrre emissioni inquinanti mastodontiche, magari producendo gli stessi beni ‘ecosostenibili’, le abitudini dei consumatori potranno cambiare ben poco, ed è controproducente puntarsi il dito a vicenda su chi consuma meno.

E non è la prima volta che questa dinamica manipolatoria da relazione tossica viene messa in atto. Soffri di ansia, depressione e burnout? La causa non è certo da ricercare in un mercato del lavoro troppo esigente o nelle condizioni economiche sempre più precarie, ma dentro di te, e può essere risolto magari comprando questa applicazione per meditare, o qualche olio aromatico. Vuoi lottare per i diritti civili? Eccoti una maglietta con lo slogan che fa per te. Consumare le nostre bevande ti ha causato il diabete? Compra la versione senza zucchero. Tanto è tutto un business, dove anche comportamenti virtuosi come la rinuncia alla plastica possono essere una fonte di profitto. Come qualcuno cantò a Sanremo 2022: “La fine del mondo, una giostra perfetta”.

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