Commento

Sicurezza, luci sull’altra faccia della medaglia

Pregevole iniziativa quella di Lugano che interpella i residenti per conoscere come la percepisce ed eventualmente adeguare le strategie d’intervento

Ti-Press
17 gennaio 2019
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Fregiarsi del merito, per tre anni consecutivi, di città più sicura della Svizzera non basta. Municipio di Lugano e Polizia comunale vogliono di più. Le statistiche sono strumenti indispensabili ma offrono una visione solo parziale della realtà. L’altra faccia della medaglia è complicata da tratteggiare, ha sfumature non misurabili con numeri nudi e crudi. Gli umori e i sentimenti della popolazione sono difficili da ‘pesare’, anche se, seppur in maniera disordinata, emergono sempre più spesso negli ultimi anni attraverso i social. Umori e sentimenti che, in ogni caso, richiedono un altro tipo di approccio se davvero si vuole disporre di un quadro di riferimento in grado di orientare meglio le risorse da dispiegare sul territorio e le relative strategie di intervento.

È dunque da salutare positivamente la scelta dell’esecutivo di affidare al team dell’Unità di criminologia della Scuola di scienze criminali dell’Università di Losanna un sondaggio per raccogliere e conoscere le esperienze dirette della cittadinanza in materia di sicurezza (cfr. pag. 13 dell’edizione cartacea odierna). Un sondaggio che intervisterà un ampio campione – ben 15mila le persone coinvolte – e quindi dai risultati scaturiranno indicazioni sicuramente utili da tenere in considerazione per eventuali adattamenti delle politiche in questo ambito.

Parliamo al plurale perché di sicurezza non si occupano soltanto le forze dell’ordine. Il controllo e la cura del territorio, la fiducia nelle istituzioni, l’integrazione degli stranieri sono ambiti su cui lavorano altri enti. E sono anch’essi fattori che contribuiscono ad alimentare sentimenti positivi e una percezione soggettiva buona. Quella percezione che ci consente di uscire la sera senza doverci guardare le spalle o di tastarci continuamente la borsa o le tasche per verificare se il borsello c’è ancora. Sì, perché, come ha sottolineato il sindaco, le due facce della sicurezza sono i presupposti fondamentali su cui poggiano il benessere e la qualità di vita e rappresentano carte vincenti sia per attrarre turisti in riva al Ceresio sia per convincere potenziali investitori ad insediarsi con attività economiche alle nostre latitudini.

Di più. La scelta pone l’esecutivo e in particolare il corpo di polizia di fronte al giudizio della popolazione. Una scelta che in tal senso fa rima con umiltà e sconfessa l’impressione altezzosa, quell’alone un po’ da sbroja per intenderci, che danno i cittadini di Lugano al di fuori dei confini comunali. È quasi certo che usciranno discrepanze fra la storia raccontata tramite i numeri delle statistiche e quella che vorranno narrare le persone interpellate. Ad assicurare una narrazione il più possibile sincera c’è la garanzia dell’anonimato di ogni partecipante che così potrà sentirsi a sua volta al sicuro ed esprimersi liberamente rispondendo alle 51 domande del questionario che giungerà nelle cassette delle lettere dei luganesi nei prossimi giorni.

Il fatto che l’analisi dei risultati sia stata affidata a un ente esterno con una grande tradizione in materia e che la Città intenda presentarli pubblicamente assicura l’imparzialità e rientra in quello spirito di trasparenza voluto dal Municipio. Potrebbe invece sorprendere che a promuovere l’iniziativa sia il Municipio a maggioranza leghista mentre il suo settimanale di riferimento appare sovente più (pre)occupato di fomentare la paura nella cittadinanza quando scrive e sottolinea la provenienza straniera di chi ha commesso reati.

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