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La democrazia è in eterno fuorigioco

Ripeto le parole di Fabio Merlini che nota la retorica del politicamente corretto "su come debba funzionare un corpo sociale se vuole crescere; su come debbano essere mobilitate le persone se vogliono arricchirsi; su come farla finita con l'idea stessa della società e del suo sentimento della comunità se si vuole accedere a quell'universale panacea per tutti i mali". Convengo, anche se l'intero commento non mi soddisfa affatto (laRegione, 8.4.2023). Infatti quieta chi è ammansito dal povero conforto della morale tanto condivisibile quanto carica di un gusto amaramente antiquato. L'economia capitalista non è solo la trappola dell'ingordigia, ma il sistema che esclude il sentimento della comunità. Il ruolo funzionariale e il ruolo autoimprenditoriale sono entrambi funzionali al grande sistema. Democrazia è conoscenza di causa/effetto, trasparenza, diritto decisionale di un certo peso, che io sia dipendente o dirigente. La società è una sola. Ingenuità? Sono senza scappatoie le questioni sempre aperte. L'alta finanza è il grande gioco d'azzardo che crea e accumula denaro. E non è un segreto. Io condivido le tesi di Christian Marazzi che tematizza l'antagonismo che sta dalla parte del capitale, il quale si nutre della consolidata esperienza sempre vigile nel tenere a bada il malcontento e le istanze sociali (Diario della crisi infinita). La necessità dell'accumulazione spinge il capitale finanziario ad allontanarsi dall'economia reale e a ripiegarsi su sé stesso. Quando la sociologia parla di alcune svolte che questo secolo sente, intanto la democrazia è incapace di proporsi nei meccanismi economici. La parte antagonista della moltitudine lavorante mostra la sua debole consapevolezza per poter organizzare un'alternativa di livello etico-politico. Cercansi opinioni terze.

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