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Esistono altri modelli di città

Sotto le cantine degli edifici dei centri storici si possono trovare i resti delle abitazioni di epoca Romana, non di rado combacianti con quel che venne eretto in seguito nel Medioevo sfruttando e riciclando le pietre che c’erano per conformare il "nuovo" edificio. Eppure se nell’Antica Roma gli insediamenti sono intesi nei sensi dell’espansione dell’Impero edificando lo stesso tipo di città in tutta l’Europa e oltre per mezzo della vasta rete di strade, nel Medioevo invece i tracciati si diradano, alcuni "si perdono", e gli insediamenti si fanno con il diretto approvvigionamento delle risorse locali. È così che la città di epoca Romana si riconosce in chiari tratti ricorrenti, come un marchio, mentre la città Medievale ci appare più "unica" e in armonia con il contesto.

Oggi? Oggi la globalizzazione ha nuovamente dato la spinta alla concezione di città fatta "con lo stampino", ma espressamente secondo un preciso ordine economico da affermare. Il modello attuale trae le risorse per la costruzione dall’origine disparata nonché dislocandone parzialmente o totalmente la fabbricazione delle componenti, limitando l’educazione all’arte del costruire locale. I differenti modelli di Città si alternano segnati da "tendenze epocali", trasmettendo un’organizzazione della vita in comune delle persone che la calcano e la vivono, tanto da essere percepiti generalmente sia come un aspetto "naturale" sia "logico" delle loro vite. Per quanto sia affascinante l’imprevedibilità del corso della Storia, auspico vivamente che elaboreremo una nuova forma di pianificazione urbana: più incline al recupero delle risorse locali e capace di ridare nuovo spazio a quell’elemento fondamentale che segnò lo sviluppo della Città e della Società Romana: la Piazza.

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