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Ha senso ricordare?

(Ti-Press)

La Comunità internazionale ha stabilito che oggi, ogni anno, si ricorda la liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz del 1945, punto finale della Shoah.
Da allora, in particolare dal 2011, altre etnie sono state vittime di crimini contro l’umanità: la guerra siriana ha causato la morte di cinquecentomila persone con l’esodo di altri dieci milioni, la dittatura cinese ha internato un milione di Ouguri, la guerra Iran Iraq ha causato un milione di vittime, mentre quelle fra Israele e certi Paesi arabi centomila e potrei continuare…
Dal 7 ottobre scorso si è aperta una nuova, terribile tragedia umanitaria dovuta a razze e religioni diverse come pure alla follia di pochi a scapito, come sempre, dei civili inermi. Hamas, il suo sanguinario terrorismo, ha massacrato israeliani inermi, la terribile risposta del governo israeliano continua a massacrare civili palestinesi inermi, sembra almeno trentamila nella Striscia di Gaza.
La Corte internazionale di Giustizia è stata chiamata a indagare e giudicare i responsabili di detto massacro, meglio di questo genocidio, di cui il primo ministro israeliano, dopo avere finanziato la creazione di Hamas, è il principale autore, mentre dovrebbe essere detenuto nelle patrie galere per crimini finanziari. Spiace che la medesima solerzia della Corte non sia stata applicata negli esempi di tragedie umanitarie citate, senza dimenticare la complicità o la correità di dirigenti internazionali guerrafondai, pure finanziatori del terrorismo islamico.
Le democrazie occidentali che si rifanno alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo hanno l’obbligo etico e morale di fermare tutto ciò altrimenti si rendono parti attive di crimini di guerra, di genocidi come quello perpetrato durante la Seconda guerra mondiale a danno degli ebrei.
Israele è uno Stato la cui democrazia e la qualità di vita sono di molto superiori a quelle degli altri Stati mediorientali, ma al suo interno regna una forte confusione politica e sociale a causa delle divisioni fra gli ebrei tradizionalisti, quelli nazionalisti-religiosi, ortodossi e arabi: l’estrema destra fa parte della coalizione governativa così da “giustificare” le terribili azioni del premier Netanyahu. Estrema destra nazionalista e populista che cresce pericolosamente in vari Stati dell’Unione europea, con la speranza che venga fermata con le elezioni del Parlamento di Strasburgo il nove giugno prossimo.
Durante molti secoli gli ebrei sono stati odiati per motivi religiosi, nel Diciannovesimo secolo per la razza (il mio bisnonno materno, ebreo alsaziano, si rifugiò con i figli in un convento dell’attuale Cantone del Giura), ora è lo Stato di Israele nel mirino degli attacchi, così è nata l’israelofobia, purtroppo fiorente pure nella sinistra identitaria occidentale. Questa deriva è molto pericolosa, rischia infatti di rimettere in discussione l’esistenza di Israele così da indirettamente negare la Shoah.
L’unica soluzione che la possa ancora garantire è la creazione dello Stato palestinese nel totale rispetto dei diritti umani di tutti, con un ruolo attivo dell’Onu tramite l’installazione di una forza di pace, garante dei confini.
È inutile, senza senso, intellettualmente disonesto ricordare la tragedia della Shoah se non affermiamo con alta, forte e chiara voce che ogni popolo oppresso ha diritto di vivere in un proprio Stato libero: Israele nacque per volontà internazionale nel 1948, oggi la medesima deve creare lo Stato della Palestina così da riconoscere ai suoi cittadini la dignità di esseri umani e l’esercizio delle libertà individuali nel rispetto di quelle altrui. Il ruolo dell’Unione europea è fondamentale, l’applicazione dei principi dell’Umanesimo pure.
Ho un ricordo datato 2015 di una Gerusalemme dove ebrei e arabi convivevano pacificamente, nulla è dunque impossibile per il futuro tranne cambiare il passato: che la “memoria della Shoah” serva da lezione per ridare un senso positivo alla vita presente e futura di tutti noi.

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