Declinazioni di pensiero

I primi della classe

(Ti-Press)

Ce la possiamo fare: secondo l’istituto di ricerca Climate Analytics, se entro il 2025 gli Stati firmatari della conferenza di Parigi del 2015 continueranno a diminuire le emissioni di gas serra, impiegando fonti rinnovabili e migliorando l’efficienza energetica, forse il riscaldamento globale non supererà i fatidici 1,5 gradi e si eviteranno le conseguenze peggiori. La strada è però lunga e difficile, come ha sottolineato Antonio Guterres all’apertura della Conferenza Onu sul clima a Dubai: in gioco ci sono tanti fattori ed è richiesto un grande impegno da parte di tutti. Esaminiamone uno, una potente arma contro le emissioni: il traffico su rotaia, fiore all’occhiello della Svizzera. Ne abbiamo parlato con l’esperto e consigliere nazionale socialista Bruno Storni, che illustra la situazione così: da un lato c’è l’Ue che ha deciso di incrementare il trasporto merci su rotaia – al momento fermo a un modestissimo 20% – e dall’altro c’è la Svizzera con il suo 40% e il tunnel più lungo al mondo. A prima vista una tipica situazione che vede la Svizzera prima della classe.

Non bisogna però farsi ingannare dalle apparenze: l’Unione europea sta puntando su nuovi corridoi ferroviari e altrettanto nuovi trafori di base attraverso le Alpi, il Brennero, il Fréjus, il Semmering e il Koralm che, una volta completati, diminuiranno l’importanza del Gottardo. È inoltre dal 2008 che il trasporto merci in Europa non aumenta, né su strada né su ferrovia. Le cause sono tante: la stagnazione demografica, le nuove tecnologie, la recessione economica (cioè: la gente è più povera e ha meno soldi). Tuttavia, la Confederazione sta continuando a riservare al Gottardo un numero eccessivo di tracce per il trasporto merci: 260 giornaliere a fronte delle 100-130 al momento usate. Se anche dovessero aumentare, Storni stima che non supererebbero le 150-180. Il governo e le Ffs al Gottardo stanno dunque puntando prevalentemente sulle merci a discapito dei passeggeri. Le conseguenze: treni super affollati con una frequenza insufficiente, di sicuro non un buon incentivo per convincere le persone ad abbandonare l’auto. Il recente incidente nella galleria ha esasperato la situazione, mostrandone tutte le contraddizioni. Certo, perché forse non tutti sanno che dal 1999 una legge europea obbliga le società ferroviarie all’autofinanziamento del trasporto merci, il che equivale al divieto di sussidi pubblici. Il grande danno nel tunnel è stato dunque causato dalla mancata modernizzazione dei carri merci, per risparmiare. E se da noi in Svizzera i sussidi sono stati eccezionalmente mantenuti per il transito ferroviario attraverso le Alpi che, seppur in diminuzione raggiunge quote del 90%, il traffico import export nei Paesi vicini, non sussidiato, continua ad avvenire su gomma. Una decisione non certo ecologica.

La ciliegina sulla torta? Il gruppo di costruttori in Ticino che, nonostante la flessione del traffico merci, premono comunque per fare affari potenziandolo. In un Paese come il nostro, dove molti politici si ingrassano con il lobbismo, quest’ultima “notizia” non stupisce comunque più di tanto. Questo però è un altro tema. To be continued.

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