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Da Mister B. ai premi di cassa malati

Mister B. in azione
(Keystone)

Negli ultimi quarant’anni abbiamo assistito a un lento ma inesorabile peggioramento nella ripartizione della ricchezza, non solo a livello mondiale ma anche nel nostro Paese. L’inizio del disastro coincide con l’arrivo al potere di Reagan e della Thatcher, che hanno smantellato lo Stato come elemento attivo della politica economica e della ridistribuzione del reddito e introdotto una politica di sgravi fiscali a favore delle classi di reddito più elevate. Di questi aspetti se ne è parlato a più riprese.

Se tralasciamo il problema fiscale, in Svizzera uno dei maggiori elementi che influisce sulla ridistribuzione del reddito è il continuo e costante aumento dei premi dell’assicurazione malattia che incidono, essendo uguali per tutti, sui redditi medi e bassi e solo marginalmente per i redditi più alti. Per capire come mai non si riesce a trovare una soluzione, bisogna ripercorrere brevemente la storia politica del nostro Paese.

Nell’ultimo scorcio dello scorso secolo, Mister B., un ricco industriale svizzero, lanciò “un’offerta pubblica d’acquisto” che gli permise di prendere il controllo di un piccolo partito storico da sempre focalizzato sulla difesa degli interessi del settore primario, con posizioni politiche che a grandi linee si potevano definire di centro. Proponendo una lettura politica semplicistica e populista, Mister B. riuscì a trasformare un partito relativamente marginale nel primo partito nazionale. In realtà il suo obiettivo era quello di difendere una casta di privilegiati di stampo neofeudale, facendo credere ai suoi elettori che il suo unico obiettivo era la difesa dei valori tradizionali della Svizzera. La sua forza d’impatto fu tale che anche altre forze politiche seguirono progressivamente le sue visioni, anche per mancanza di un’idea politica moderna.

L’obiettivo di Mister B. e dei suoi B-boys è da sempre quello di mascherare i reali problemi, avendo così lo spazio di manovra per difendere gli interessi della casta. Vediamo alcuni esempi: Mister B. prospera (molto bene) grazie alle relazioni economiche con i Paesi dell’Ue, ma sa che questo non piace ai suoi elettori e quindi si scaglia contro i burocrati di Bruxelles pur sapendo che nulla cambierà. Oppure arriva a paragonare altri esseri umani a dei topi, pur sapendo che gli stranieri sono indispensabili. Se migliaia di scienziati da anni dimostrano scientificamente che il cambiamento climatico in atto ci sta portando al disastro, i B-boys non possono concepire di perdere un pochino dei loro privilegi per salvare il pianeta e allora diffondono fake news à gogo sul fatto – ad esempio – che le ondate di calore anomale sono normali e fanno parte dei movimenti naturali del clima terrestre. Fior di premi Nobel non sono sicuramente meglio dei meteorologi della Muotatal o del Böögg!

Il popolo, tuttavia, ogni tanto ha sprazzi di lucidità e si rende conto che il suo benessere diventa sempre più un miraggio e non puoi mica dirgli “s'il’y a pas de pain, qu'ils mangent des croissants”; devi trovare qualcuno di più “sfigato” sul quale riversare la rabbia, come i migranti o i lavoratori frontalieri (particolarità questa tutta ticinese).

Travisare i problemi reali è una specialità nella quale i B-boys (che si sono estesi ben oltre il partito) sono maestri. Se si preannuncia un ulteriore e insostenibile aumento dei premi di cassa malati bisogna trovare subito una via d’uscita e quindi cosa di meglio del diario scolastico con due disegni "indegni". Vuoi mettere un’agenda scolastica con il peggior sistema di finanziamento della spesa sanitaria del mondo industrializzato? Pensate se questi rosso-verdi (dicasi anche angurie) e magari anche un qualche estremista del centro o dei liberali, proponessero di introdurre premi in base al reddito: inaccettabile che gli unici che contribuiscono a creare ricchezza debbano pagare di più di un qualche lavoratore frontaliere scansafatiche...

Dopo questa breve spiegazione “romanzata” del peggioramento della situazione economica della classe media svizzera, è ora di tornare seri e di soffermarci brevemente sul costo del sistema sanitario. Penso che sia chiaro a molti che così non si può andare avanti e che l’attuale sistema non è correggibile. Se non vogliamo in tempi brevi trovarci con un sistema sanitario a due velocità – il mio dentista mi dice che ormai molti suoi pazienti non fanno più prevenzione e che arrivano in studio solo quando la situazione è insopportabile – esiste un’unica soluzione: una cassa malati unica (pubblica o para pubblica) e premi in base al reddito. Oggi sarebbe il momento giusto per lanciare un’iniziativa popolare in questo senso. Sembra che il Ps voglia riprovarci, sperando non sia solo una proposta legata all’imminenza della campagna elettorale.

Per un crescente numero di persone, i premi mensili stanno diventando insostenibili. Certo si obietterà che esistono i sussidi, ma il sistema non può funzionare per almeno due motivi: il primo è che i sussidi li pagano indirettamente quei cittadini che hanno ancora un reddito dignitoso e che negli ultimi anni hanno visto aumentare i balzelli di tutti i tipi (tasse varie, richiesta onerosa di qualsiasi tipo di permessi, documento ecc.). Il secondo è che le casse pubbliche hanno sempre meno risorse. Certo la battaglia si preannuncia difficile perché i nostri B-boys hanno una lunga esperienza di mistificazione della realtà, ma questo deve essere il primo passo per gridare forte e chiaro che non vogliamo tornare a essere il Terzo Stato dell’ancien régime per il privilegio di pochi eletti.

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