laR+ Il Ricordo

Una voce per i cattivi

I "cattivi" sono il sale della terra. I "buoni" servono a poco, almeno fino a quando fra di loro non emerge un cattivo. Il nonno era uno di questi, quelli veri, mica chi appena volti le spalle te lo ritrovi fra le truppe dei buoni. Poche parole, sguardo fermo, sorrisi centellinati per tutti a parte la Dora, il suo pastore tedesco, perché non avendo la parola meritava qualcosa più degli altri. Il cacciatore, diceva, ha il fucile, la sua preda no, quindi un colpo solo e se lo sbagli non spari più. Il merito, ecco la sua linea di condotta. Concedeva a chi meritava diffidando delle disgrazie dei frignoni. In paese era "il bersagliere” per i trascorsi nella grande guerra, “fischio" per i compagni sulle montagne del Casentino dal ’43. Finita la Resistenza mise su una squadra di operai per riattare case e cascinali nella valle dell’Arno. Prese i più meritevoli, compreso chi anni prima era stato ligio al regime, perché sul lavoro conta la professionalità più del colore. I fastidi se li toglieva in fretta e in pubblico, come il ceffone rifilato al cappellano per un pettegolezzo fatto circolare alla messa domenicale o il "fuori di casa” imposto al genero quando il cognome, per un refuso, apparve nella lista dei nostalgici di Salò. Dopo si scusò e gli concesse alloggio gratuito al piano terreno della sua abitazione. Più che dai nemici si guardava dagli amici, a parte Sabino, salvato da un linciaggio per storie di donne a una festa del paese. Favore restituitogli quando un diabete tignoso l'aveva costretto a vegetare in un letto d’ospedale. C'ero anch'io quel giorno con la Dora, ma fuori dalla camera. Da lì via un altro mondo. Oggi ho la stessa sua età di quando se ne andò e di gente così non ne ho più trovata. Merce rara già allora, figuriamoci adesso con i battaglioni di mezze calzette a zonzo nel territorio.

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