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Non è un Paese per cyberbulli

Potrebbe essere questa una pubblicità da veicolare nella nostra città, oppure un braccialetto con sopra scritta questa frase da donare a tutti i giovani nelle scuole dell'obbligo così da farli diventare ambasciatori della non violenza, oppure da proporre ai cittadini in vendita per poi donare il ricavato alle associazioni che si battono contro il bullismo; potrebbe funzionare anche bene.

Bello il rispetto fra i giovani, d’altronde tutti noi vorremmo i nostri figli al sicuro da qualcuno che giorno dopo giorno mina la loro sicurezza e incute terrore tanto da voler lasciare la scuola, oppure nei meandri del loro fragile umore pensare di fare qualche stupidata.

Ma c’è bisogno di sensibilizzare ulteriormente i giovani sui danni provocati dal bullismo e dal cyberbullismo?

Domanda retorica, ma evidentemente avendo visto i messaggi che in questi giorni sono veicolati sui social e che hanno impressionato un buon numero di utenti, mi fa pensare di sì.

Ho avuto la possibilità di vedere diversi documenti, il primo era rivolto alla violenza di gruppo verso una ragazzina probabilmente sul tragitto scuola-casa in cui veniva prepotentemente percossa, violentemente apostrofata con un linguaggio che neanche il peggiore camionista ubriaco potrebbe usare. Il tutto ovviamente mentre la gente passava incurante e in un momento in cui uno ha pensato “bellamente” di filmare per poi magari aspettarsi un nutrito numero di like.

Il video presente nei canali social è tremendo, lascia senza parole perfino me che difficilmente rimango senza parole dinnanzi a questioni forti, in rete e nei commenti oltretutto c’è chi si scaglia contro le famiglie dei ragazzi violenti e che al giorno d’oggi “tutto permettono” (forse a giusta ragione), altri raccontano di fatti successi e già dimenticati in qualche parte di quartiere nell’indifferenza del tempo.

Passano i giorni, mi decido a buttare giù un’interrogazione con domande concrete sul cyberbullismo e la presento al mio gruppo del Centro per adesione…

Neanche a farlo apposta, il giorno dopo mi inviano un messaggio in Messenger in cui si vedono dei ragazzi che si accapigliano nel quartiere in cui abito, il video è proposto da un’associazione presente su Facebook e sembra sia stato postato come grido disperato di una madre di nome Claudia di origine rumena; ancora violenza.

Insomma, le tecnologie che tanto dovrebbero aiutarci, nelle mani dei giovani possono anche trasformarsi nella peggiore arma, un cellulare in mano a un ragazzo e l’utilizzo per scherno possono essere veramente nefasti.

Nel nostro piccolo insegniamo ai nostri figli a tutelare i più deboli, e in certi casi a passare da carnefici ad ambasciatori del rispetto.

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