sguardo a nord

Socialità elitaria

Molti conoscono To good to go, l’applicazione che consente di acquistare a poco prezzo le rimanenze dei ristoranti, delle caffetterie o delle panetterie. In Svizzera ora è arrivata Foodoo, un’azienda che crea prodotti a partire dagli scarti agricoli. Foodoo usa i pomodori o le verdure che nessuno vuol comprare per fare salse, ketchup o brodo granulare. Un’idea che permette di ridurre lo spreco alimentare (generato per il 13% dall’agricoltura) e di conseguenza anche l’impatto sul suolo e sull’aria. Con la loro idea i bernesi Mirko Buri e Pierre-Yves Bernasconi aiutano i contadini a smerciare prodotti che altrimenti rimarrebbero invenduti perché, a causa della loro forma o del loro peso, non sono adatti a essere elaborati dalle macchine o non piacciono ai consumatori. Sembrerebbe un’idea geniale, in grado di proteggere l’ambiente fornendo al contempo un guadagno sia a Foodoo che agli agricoltori che la riforniscono. Sì, ma in tutto questo i consumatori – strapazzati da rincari e salassi di ogni genere – cosa ci guadagnano? Approfittano di prezzi più bassi? Purtroppo no. Foodoo non è un’azienda amica delle famiglie a basso reddito. Per capirci: una passata di pomodoro Foodoo costa 1 franco e 18 centesimi per 100 g, quindi ben 72 centesimi in più della Provvista Sugo Cirio della Coop; il ketchup Foodoo costa 1 franco e 69 per 100 g, quello bio della Coop 1 franco e 16. L’esempio della maionese all’aglio è ancora più eclatante: per quello di marca Foodoo bisogna sborsare 3 franchi e 27 centesimi per 100 g, mentre per la maionese all’aglio Thomy della Coop basta un 1 franco e 74 centesimi per 100 g. Nonostante i prezzi alti, per il momento la ditta è in crescita. Peccato che alla grande consapevolezza ecologica non ne corrisponda una sociale altrettanto meritevole. Vi è un’altra iniziativa nata da poco nella città di Berna che appare in grado di mettere d’accordo ecologia e socialità. Si tratta della cooperativa Güter, che ai propri soci promette alimenti sani a prezzi convenienti. Per approfittarne basta contribuire con il proprio lavoro per due ore e quarantacinque minuti al mese. Chi collabora con la cooperativa può quindi fare la spesa a poco prezzo. Un’idea geniale? Sì, se della cooperativa facessero parte persone davvero bisognose. Al momento i soci sono quasi tutti accademici e benestanti. Di migranti neanche l’ombra, mentre i "poveri" sono in netta minoranza. Di questo gli inizianti si dicono alquanto dispiaciuti e sperano che in futuro la situazione si ribalti. Peccato. Peccato che anche questo bel progetto rimanga appannaggio delle élite. In realtà non ci si dovrebbe stupire, visto che i progetti di questo tipo sono le élite a svilupparli: hanno il tempo per pensarli, la cultura necessaria per svilupparli e, soprattutto, i fondi per realizzarli. Finché saranno le élite a decidere per tutti niente davvero si smuoverà. Se si vogliono creare progetti dal basso ci vuole una società nuova, che dia valore al tempo e alle persone. A tutte le persone, non solo alle caste.

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