I dibattiti

Il nostro fabbisogno energetico

L’umanità sta mettendo in pericolo sé stessa a causa dei propri consumi smodati: sta al nostro intelletto reagire alla minaccia per la vita sulla Terra

(Ti-Press)

Per una persona, il fabbisogno energetico basico ammonta a 100 watt: praticamente, poco più di quello di una lampadina. Il problema è che noi consumiamo molto di più: soltanto con il gasolio e il carbone, noi abitanti degli Stati più sviluppati trasformiamo circa 10’000 watt: cento volte più dell’energia di cui avremmo bisogno. In aggiunta, l’umanità uccide 30 miliardi di altri esseri viventi all’anno. Sotto forma di prodotti della terra, alberi abbattuti, boschi bruciati e animali macellati per il nostro consumo ogni anno distruggiamo il tre percento della biomassa terrestre. Ma solo un ventesimo lo consumiamo sotto forma di generi alimentari: più della metà viene data in pasto al bestiame, che ne trasformerà una parte in gas serra. Ora: nessuna legge naturale obbliga l’umanità a mettere in pericolo sé stessa a causa dei propri consumi smodati. Dal momento che è minacciata la vita stessa sulla Terra, sta al nostro intelletto reagire.

Agli inizi del XXI secolo l’Homo sapiens non si è ancora liberato dal modo di pensare dei suoi antenati, cacciatori e raccoglitori, che potevano semplicemente spostarsi dopo aver esaurito le risorse naturali di un luogo. Come è possibile garantire una vita dignitosa a quasi otto miliardi di persone con un consumo di risorse sostenibile? Attualmente, stiamo cercando di migliorare il futuro nell’ambito delle vecchie abitudini. Le auto possono diventare elettriche, possiamo ridurre il consumo di prodotti animali, il cotone della moda pregiarsi di un marchio bio e noi tutti consumare meno e fare la raccolta differenziata. Ma tutte queste lodevoli abitudini, messe insieme, non bastano per assicurare la sopravvivenza delle generazioni future: è indispensabile compiere passi più radicali.

Il desiderio inconscio in tutti noi di conservare lo stile di vita che conosciamo (viaggi, consumi eccetera) è dovuto all’incapacità dell’essere umano di sopportare l’incertezza, con il conseguente arroccamento in ciò che ci è conosciuto. Lo scopo della società è di costituire un baluardo contro il caos interiore ed esterno per rendere la vita sopportabile e conservare la specie umana. Laddove si sia sviluppata una tradizione di qualunque tipo, le persone daranno per scontato che quella tradizione esista dall’inizio dei tempi, e si mostreranno risentite e del tutto incapaci di immaginare un qualsiasi cambiamento, e reagiscono con la negazione o con il panico all’evidenza della necessità di cambiamento (ipotizzo che sia questa l’origine inconscia dell’aumento della violenza di ogni genere che registriamo anche da noi). Le persone agiscono contro il proprio interesse perpetrando modi di vita abituali non solo perché le novità generano inquietudine, ma soprattutto perché decidersi per ciò che è abituale richiede una prestazione mentale minore.

Percorrere strade battute risparmia al nostro cervello un grande sforzo di elaborazione. La trasformazione inizia con le domande scomode che stimolano la creatività, e in questo, artisti e intellettuali hanno il compito di sondare la parte oscura, mentre le menti pigre si accontentano delle risposte rassicuranti che conosciamo. La politica ha bisogno del nutrimento di tale parte oscura, e in ciò confido nell’aiuto di menti aperte per elaborare soluzioni nuove in questi tempi di crisi profonda nei quali ci troviamo.

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