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I cosmonauti e la guerra in Ucraina

In tuta gialla e blu sulla Stazione spaziale internazionale, simbolo della collaborazione tra Usa, Russia e non solo

(Keystone)

Cosmonauti russi in tuta gialla e blu sulla Stazione spaziale internazionale: difficile non vedervi un gesto per smarcarsi dalla guerra in Ucraina del Cremlino. La stazione spaziale internazionale è il simbolo della distensione post guerra fredda. La sua realizzazione si era finalmente concretizzata a inizio millennio non tanto per sperimentare guerre stellari come un tempo ipotizzava Reagan quando, ben prima della caduta del muro di Berlino, si dibatteva sulla futura grande missione Nasa che arrancava dietro al grande impegno spaziale sovietico, ma anche per creare nuovo lavoro per migliaia di ingegneri e scienziati dell’Agenzia spaziale russa, che con la fine dell’Unione Sovietica e il grande ridimensionamento per mancanza di fondi dei programmi spaziali russi rischiavano di finire a lavorare per Stati ostili agli Usa (Iran, Corea del Nord, vedi missili intercontinentali ecc.).

Per una decina di anni dopo lo scioglimento dell’Urss e dell’imponente e ricco programma spaziale sovietico, la Nasa cooperò direttamente con la nuova, ridimensionata Agenzia spaziale russa portando astronauti Usa e il modulo Spectr (trasformato da una missione inizialmente prevista per scopi militari in modulo per la ricerca) sulla stazione spaziale già Sovietica Mir. Poi nel 2001, con la decisione di costruire la Iss, la Mir, ormai vetusta, fu abbandonata e deorbitata.

Occorre ricordare che si rischiò di perderla già nel 1997, quando una Progress con rifornimenti colpì la Mir e il modulo Spectr che fu gravemente danneggiato e perforato rischiando di far perdere la vita ai due uomini a bordo, il russo Vasily Tsibliyeve e l’americano/britannico Michael Foale. Il motivo della collisione: il fallimento di un nuovo metodo di misurazione dell’avvicinamento praticamente manuale adottato dall’agenzia russa per non dover acquistare il radar Kurs, che veniva prodotto da una ditta ucraina e il cui costo era salito alle stelle dopo che l’azienda era stata privatizzata.

La Iss, sebbene finanziata quasi interamente dalla Nasa, ha un’importante componente russa, la guida e il controllo d’orbita e assetto della stazione spaziale sono russi anche se realizzati con calcolatori della European space agency (Esa). Sono i russi che con le Progress da oltre 21 anni la mantengono in quota, e per oltre 10 anni hanno trasportato gli astronauti Nasa all’Iss con le Soyuz dopo che la Navetta era stata dismessa.

Anche Lockheed-Martin iniziò una collaborazione con l’industria spaziale russa acquistando il motore RD-180 per il vettore Atlas III, poi anche per Atlas V, motore russo a due camere superefficiente e potente sviluppato dal modello previsto per il megalanciatore sovietico Energia. Era il motore più efficiente sul mercato e portò in orbita numerosi satelliti militari Usa. Dopo la Crimea e le sanzioni Usa la Russia ne vietò l’esportazione, ma anche da parte del Congresso si volle impedire a Lockheed-Martin di lanciare missioni militari con motori russi.

Anche l’Esa sviluppò collaborazioni con l’Agenzia russa adottando il vettore Soyuz per lanci di medio peso dalla base spaziale Europea di Kourou, in cambio, si dice, dell’acquisto di aerei Airbus per la compagnia russa Aeroflot che doveva sostituire i vetusti Iljuschin e Antonov dell’era sovietica.

L’Iss ha continuato a essere uno spazio di grande collaborazione tra Usa e Russia (ed Esa, Canada e Giappone) anche dopo che Putin ha annesso nel 2014 la Crimea.

Con l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni contro la Russia quest’ultima sta cancellando programmi di cooperazione spaziale con Esa e Nasa e minaccia di staccarsi da Iss.

Le tute gialle potrebbero essere un segnale di dissenso della comunità spaziale russa per quanto succede in Ucraina e nell’Agenzia spaziale russa Roscosmos.

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