Il dibattito

Virus fra divieti e libertà

Ecco alcuni spunti di riflessione sul nostro stato di diritto

L’immagine e la famosa frase dell’ “Andate in letargo!” pronunciata dal Comandante di Polizia Cocchi, riproposte nel servizio di Faló del 30 aprile, sono lo spunto per alcune riflessioni sul nostro Stato di Diritto. 

Divieto o libertà?

L’attuale pandemia evidenzia l’antitesi tra divieto e responsabilità individuale, il buon senso. Dobbiamo e vogliamo fortemente raggiungere un obiettivo condiviso all’unanimità: uscire dalla crisi il più in fretta possibile annullando contagi e decessi. Ora sorgono i problemi, come? 

La nostra è una società liberale basata sulla responsabilizzazione del singolo cittadino. Laddove è possibile, permettiamo a ogni persona di spaziare all’interno dei paletti che le leggi fissano. Eventualmente esprimiamo delle raccomandazioni tramite campagne pubblicitarie (Donate gli organi…per esempio). In teoria, il buon senso porterà a dei risultati globali soddisfacenti lasciando in dote uno dei valori fondamentali, la libertà. Concetto simile alla mano invisibile del mercato. La lacuna consiste in un modo soggettivo di interpretare cosa sia davvero bene e giusto. I risultati concreti potrebbero essere poco tangibili. Si rende allora necessario lo scalino successivo.

Il divieto, per contro, è uno strumento di un’efficacia incredibile. Una legge esprime chiaramente il recinto all’interno del quale muoversi, salvo qualche carattere dispositivo. Di conseguenza coglie meglio e più celermente i traguardi prefissati. È un modello di comportamento, che però risulta essere più opprimente in termini di libertà. Una restrizione verrebbe accolta meglio se fosse accompagnata da qualche alternativa o incentivo. Analogamente e semplificando per l’inquinamento del traffico: sarebbe facile abbatterlo se da domani vietassimo tutti i motori a benzina e diesel. Facile a parole ma in pratica molto complicato. Uno scenario simile andrebbe preparato e incentivato, ad es. con mezzi di trasporto gratuiti (Lussemburgo) e sconti sul parco elettrico.

Il divieto contenuto in una legge risulta però essere carta (straccia) se non vi è poi un organo di controllo che le applica in maniera coercitiva. Funzione svolta dal nostro sistema giudiziario supportato dalla polizia. Ecco perché abbiamo visto molte pattuglie effettuare controlli e, se del caso, affibbiare sanzioni.

Le leggi sono giuste?

Il fine giustifica i mezzi, ossia il divieto è giusto? Partiamo dal presupposto che una limitazione non viene mai calata dall’alto senza un’adeguata conoscenza a monte. Per cui ci si affida a degli esperti e ai loro studi per indicare la via da tracciare. Onde evitare decisioni frutto dell’arbitrio. Quindi sarà giusto! No, il diritto non è mai giusto ma relativo perché accontenta la maggioranza sociale e diventa altresì legittimo perché gli sconfitti/scontenti dovranno accettare e adeguarsi. Essendo dei piccoli mattoni di questa società che condividono tutto il sistema. Ogni tanto si vince e ogni tanto si perde.

In pratica?

Per arginare il coronavirus si sono emesse delle ordinanze vieppiù restrittive, in quanto l’esperienza altrove ha dimostrato che la distanza sociale è un rimedio efficace. Le statistiche, in aggiunta, dicono purtroppo che oltre il 90% dei decessi coinvolge le persone con più di 65 anni. Si è optato allora per un divieto di fare la spesa e la raccomandazione di restare a casa. Il primo è stato correttamente accompagnato da servizi a domicilio e altri aiuti. Ammetto che umanamente e visivamente il tono e lo sguardo del Comandante Cocchi non sono stati piacevoli da sentire e vedere. Peró si vuole evitare di arrivare a una situazione come quella italiana di divieti e confinamenti quasi totali. La via di mezzo è sfociata in una raccomandazione energica per ridurre le interpretazioni.

È incostituzionale? Non ho le competenze per esprimermi. A livello economico il privato puó selezionare e quindi escludere la clientela (età, sesso, geografia...). Qui però siamo di fronte alla privazione diretta all’accesso di beni che soddisfano dei bisogni primari. Compensata in modo indiretto con altre vie per recapitare i beni ai pensionati. La maggior parte ha capito, rispettato e pochi hanno fatto di testa loro, seppur consci del fatto di non poter essere multati. Vero che non tutti i 65enni sono uguali e rincresceva vedere molte persone confinate in casa, genitori compresi. I risultati finalmente cominciano a manifestarsi, speriamo di non vanificare tutto con una fase 2 troppo aggressiva.

Cosa imparare?

Come la storia ha dimostrato il diritto ha sempre dovuto rincorrere gli eventi sociali, capire i nuovi bisogni e le nuove problematiche. Nuove leggi, ordinanze, deroghe devono essere al passo con il presente sociale. Concludo con l’auspicio di trarre qualche insegnamento positivo da questa difficoltà. Ripensare l’attività produttiva e il suo dislocamento per scongiurare troppa dipendenza estera. Secondo, una maggiore integrazione del telelavoro, quando possibile, che ha impatto positivo sulla riduzione dell’inquinamento e la lotta ai cambiamenti climatici. Qualche miglioramento sarà da apportare ma è ampliamente applicabile.

 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔