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L’aggregazione e il convitato di pietra

L’aggregazione del Locarnese deve essere una sola. Sarà il tema dominante della Legislatura entrante. Perché sarà ora o mai più (almeno nel senso di svariati decenni).
Personalmente mi ero espresso in maniera fortemente contraria quando il piano cantonale delle aggregazioni aveva proposto la creazione di due agglomerati: uno sulla sponda destra e l’altro sulla sponda sinistra della Maggia. Codificare una divisione territoriale nel Locarnese è cosa assurda. Ne sortirebbero realtà che non sono in grado di reggere al confronto con le aggregazioni di Lugano, Bellinzona, Mendrisio e tra poco anche Basso Mendrisiotto. E dedite più alla concorrenza locale che a dare un’identità e una forza contrattuale al Locarnese tutto.
Alternative valide all’aggregazione unica non ve ne sono. Occorre saper leggere la realtà. E la realtà ci dice almeno due cose.
La prima è che il progetto con Lavertezzo è ormai defunto (non c’è miglior modo di annientare dall’inizio un progetto di aggregazione come la costituzione di una commissione congiunta di studio con valenza paritetica).
La seconda è che con Losone non c’è nulla, ma proprio nulla, di concreto. Prova ne sia che il tema della fusione con Locarno non è minimamente presente a Losone. Ogni aspirante losonese alle cariche istituzionali locali sa benissimo che se porta avanti questo argomento, la non elezione, o rielezione, è sicura. Quindi è inutile farsi illusioni in quel di Locarno. Idem per i Comuni della collina.
Né regge, alla prova della lettura politica seria e concreta, la giaculatoria secondo cui bisogna procedere attraverso collaborazioni concrete. Perché se così fosse, il polo locarnese si sarebbe concretizzato già un centinaio di anni fa, tali e tante sono le collaborazioni poste in essere a livello regionale. Inutile mettersi il paraocchi: ciò che ha sempre ostacolato, storicamente, l’agglomerazione del Locarnese è la sperequazione finanziaria tra la Città e la periferia.
A questo punto le alternative sono due. O si crede che l’agglomerato unico sia utopia, allora si abbia il coraggio politico di abbandonare il tema e Locarno diventerà veramente, e inesorabilmente, la cenerentola del Cantone. Oppure si crede nell’idea progressista dell’aggregazione unica, allora Locarno, che è la città polo, dovrà farsi attiva con l’attuale convitato di pietra, ossia il Cantone, per promuovere insieme, Municipio di Locarno e Consiglio di Stato, il vero obiettivo redditizio per il Cantone tutto. Il futuro Municipio di Losone, o di Comuni collinari, volessero partecipare alla cordata trainante? Siano i benvenuti! Ma occorre mirare al bersaglio grosso, sul quale far confluire tutte le energie del caso, già sapendo in partenza che ne occorreranno molte. Se il futuro Municipio di Locarno non credesse in questa prospettiva, alla fine della Legislatura entrante saremmo al piede di partenza. Anzi, peggio. Si sarebbero sprecati quattro anni. Quattro anni determinanti per il futuro del Locarnese.

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