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Verdi e Indipendenti per la conferma, il Centro per la vendetta

Tavola rotonda con i due esponenti centristi Claudio Franscella e Marco Pellegrini e i due ecologisti Marko Antunovic e Pier Zanchi (municipale uscente)

Una tavolata per parlare di Locarno
(Ti-Press/S. Golay)
22 marzo 2024
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Nell’aprile del 2021 il Centro perdeva il secondo seggio in Municipio mantenendo soltanto quello di Giuseppe Cotti. Entrava, a sorpresa, Pierluigi Zanchi. Oggi la sfida principale dovrebbe essere proprio quella fra ‘Centro’ e ‘Verdi e Indipendenti’; per rimettere le cose a posto (nel primo caso) o confermare l’exploit (nel secondo). I candidati in grado di condizionare gli scenari dovrebbero essere Marco Pellegrini e Claudio Franscella per il Centro, e Pierluigi Zanchi e Marko Antunovic per i Verdi e Indipendenti.

Perché tre anni fa è successo ciò che sappiamo?

MARCO PELLEGRINI – Personalmente non sono andato a cercare le cause, anche perché a suo tempo non ero presidente sezionale e non posso né voglio esprimermi sulle strategie che erano state messe in atto. Quello che posso dire è che dal momento in cui mi hanno chiesto di prendere in mano la Sezione ho voluto guardare avanti, piuttosto che indietro, con il solo obiettivo di riconquistare il seggio perso. Credo di poter dire che la lista sia adeguata allo scopo poiché variegata e che guarda a quante più sensibilità possibile. Quanto a Franscella e al sottoscritto, abbiamo due profili con un determinato percorso politico alle spalle e che possono dare ancora molto.


Ti-Press/S. Golay
Marco Pellegrini, del Centro, già municipale a Locarno fino al 2008

Franscella, nella sua corsa al Municipio quanto c’è di lavoro di squadra e quanto di ambizione personale?

CLAUDIO FRANSCELLA – Ogni politico deve avere delle ambizioni, altrimenti non va da nessuna parte. In questo caso, la mia si accompagna a quella del Centro di Locarno di riconquistare il secondo seggio in Municipio che gli spetta, e che era stato perso malamente tre anni fa. Inoltre mi faccia dire una cosa: i giovani in politica sanno correre veloce e ci vogliono – e infatti le nostre liste ne contano diversi – ma anche quelli meno giovani, come il sottoscritto e come Marco Pellegrini, sono utili perché conoscono la strada e possono dare equilibrio nella gestione della cosa pubblica. A questo fattore ne aggiungerei un altro, per me fondamentale: la passione per la politica, che in me è rimasta intatta ed è un po’ la mia vita, perché racconta di me e del mio attaccamento alle istituzioni e al partito.

Ai candidati del Centro: oggi siete considerati i nomi forti, ma l’ammissione in lista non era scontata. Non fosse giunta, lo avreste accettato?

PELLEGRINI – Per forza, non vedo alternative. D’altra parte lo sanno anche i paracarri che nel 2008 non avevo voluto, ma dovuto lasciare il Municipio per motivi professionali. Ero nel pieno della mia attività politica e quella situazione mi aveva lasciato un po’ d’amaro in bocca. Questo, soprattutto considerando quanto io sia attaccato a Locarno. Si parla tanto del confronto fra noi e i Verdi, ma faccio notare che, con tutto il rispetto, se c’è un partito che ha fatto la storia della nostra Città, questo è il Ppd, oggi il Centro. Quindi due seggi in Municipio sono una naturale conseguenza di questa presenza consolidata, che tra l’altro è stata rimessa in discussione nel 2021 al fotofinish, per questioni di centesimi.

FRANSCELLA – Questa è la politica: a volte sei in alto, altre in basso. L’importante è perseverare e credere nell’obiettivo... Oggi, nonostante l’esclusione dalla lista di 3 anni fa, sono ancora qui.


Ti-Press/S. Golay
Claudio Franscella, del Centro, già sindaco di Lavertezzo, vicesindaco di Muralto e primo cittadino ticinese

Tre anni fa, appunto: un bello smacco il veto sezionale alla sua entrata in lista…

FRANSCELLA – Bisogna dire che ero arrivato da poco a Locarno (da Muralto, per altro, non dall’Australia), quindi mi si è chiesto un “apprendistato” di qualche anno sul territorio, che ho diligentemente svolto proprio su quello stesso territorio in cui sono cresciuto, ho studiato e dove opero professionalmente. L’ho comunque fatto entrando nel frattempo in diverse associazioni, fra cui la Pro Cardada, nel Forum dei quartieri e continuando nei Cda partecipati in cui già sedevo (Porto regionale, Kursaal, Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli). Detto questo, è vero, ho dovuto ingoiare il rospo ma ho saputo tenere duro per perseguire l’interesse supremo che è quello del bene pubblico, servito dalle istituzioni.

PELLEGRINI – Aggiungo che in questi tre anni il ruolo di presidente sezionale non è stato facile: ho dovuto intessere nuove relazioni e ricompattare tutto l’ambiente. A questo punto credo che come partito ci meritiamo di ritrovare la doppia presenza in Municipio.

Una priorità da municipali.

PIERLUIGI ZANCHI – L’introduzione del metodo della comunicazione collaborativa ed empatica nell’Amministrazione e fra i politici. Come imprenditore ho vissuto a livello aziendale situazioni e problemi che adesso ritrovo, in scala maggiore, nell’ambito del Comune, dove lavorano più di 250 persone. La comunicazione è l’olio che fa funzionare il motore di un’Amministrazione. Puoi avere le migliori competenze, ma la cosa essenziale rimane il carattere, che ti consente di dialogare, fissare degli obiettivi e raggiungerli anche in modo creativo, includendo tutte le dinamiche. Ma c’è anche un’altra priorità: il bisogno di più persone; abbiamo dei comparti in sofferenza.

Antunovic, da dove partirebbe il suo lavoro?

MARKO ANTUNOVIC – È urgente andare più incontro alle famiglie e ai giovani. I genitori hanno bisogno di strumenti concreti per sostenere i loro figli, che necessitano di aiuti mirati per non soccombere all’abuso dei social. In Giappone ci sono cliniche specializzate e l’esperienza mi ha insegnato che quello che succede là, poi succederà anche qua. Se possiamo prevenire, facciamolo.

Franscella, il suo primo impegno da municipale?

FRANSCELLA – Vorrei una città più estesa, forte, maggiormente polo di riferimento per tutta la regione. Il primo dossier da prendere in mano è quindi quello dell’aggregazione. Ma che sia mirata, voluta dai cittadini prima che dalle autorità. In questo senso intravedo una seria opportunità di cominciare con Losone, con il quale c’è contiguità territoriale, ma vi sono anche proficue collaborazioni in ambito idrico, o legate al Film Festival. Poi loro hanno il golf, noi il lago con il Centro balneare. A livello turistico sarebbe un grande passo avanti. Poi c’è anche da mettere in conto lo Zandone, zona industriale performante da abbinare a quella che Locarno già ha sul Piano di Magadino, per incrementare le entrate fiscali delle persone giuridiche. Questo sarebbe quindi un primo ma significativo avanzamento, che permetterebbe alla nuova Città di avere circa 23mila abitanti, diventando un polo maggiormente pronto per le sfide di domani.

E l’aggregazione con Lavertezzo, la cui istanza è del resto appena stata depositata?

FRANSCELLA – Io sono stato sindaco a Lavertezzo e se mi avessero chiesto avrei detto “non facciamola”, o almeno non oggi, perché in gran parte della popolazione del Piano è ancora radicata un’idea aggregativa differente, più legata ai Comuni viciniori. Per molte persone la Città è ancora troppo lontana.

Pellegrini, a lei invece cosa preme affrontare?

PELLEGRINI – In base a quello che percepisco in città mi concentrerei piuttosto su cose forse comuni, ma secondo me importanti. Innanzitutto la sciagurata idea di far pagare i posteggi sul mezzogiorno, proprio quando si crea indotto nei commerci e nella ristorazione: se abbiamo bisogno proprio di questi 300mila franchi significa che siamo messi male. Poi dobbiamo avere un occhio di riguardo per l’economia in generale. Abbiamo una delle tasse d’occupazione del suolo pubblico più alte del cantone. Bisogna mettere mano al relativo regolamento per ritrovare un equilibrio a favore di commerci ed esercizi pubblici. Ne aggiungo un’altra: è ora che si tiri in gol con il Regolamento organico dei dipendenti. Sono 13 anni che aspettiamo e fra i dipendenti c’è demotivazione. E a proposito di attese, è ora che inizi il cantiere in Largo Zorzi per la Nouvelle Belle Epoque. Basta parole, occorre essere concreti.

FRANSCELLA – Però aveva chiesto un tema… e allora ne elenco anch’io qualcuno in più: vorrei una Locarno con una polizia più di prossimità per la prevenzione, con dei quartieri più vivibili e connessi fra di loro, con una Piazza Grande animata tutto l’anno perché i commercianti fanno fatica, con una Rotonda da riempire finalmente in modo intelligente e intergenerazionale. E infine desidero che Locarno diventi per davvero la Città dell’audiovisivo, sfruttando la catena creativa esistente, data da Film Festival, Cisa, Ticino Film Commission (che ho il piacere di presiedere) e naturalmente Palacinema.

ZANCHI – Io non posso dimenticare il Fevi, che deve essere assolutamente rilanciato.

FRANSCELLA – Giusto. Va prima sistemato, come si sta facendo viste le esigenze del Festival. Ma poi abbattuto e ricostruito in modo diverso, modulabile, per grandi congressi internazionali e grandi manifestazioni, anche sportive, di altissimo livello.

ZANCHI – Concordo: sfruttando nel contempo le palestre previste dal Cantone che spero vengano realizzate al più presto. Spostandomi sul fronte aggregativo, parlo da cittadino che nel 2003 aveva votato affinché le Gerre di Sotto confluissero in Cugnasco-Gerra, staccandosi da Locarno; e come me aveva fatto l’85% degli abitanti delle Gerre, vista la serie infinita di legami con il Comune limitrofo. Peccato che di fronte allo strapotere numerico della Città il Cantone non sia intervenuto con un’aggregazione coatta, come invece ha fatto altrove. In generale credo che il Cantone e la regione debbano mettere sul tavolo non solo questioni di opportunità, ma considerare anche la questione storica e geografica di un territorio.


Ti-Press/S. Golay
Pierluigi Zanchi, municipale Indipendente eletto con i Verdi

Quindi Locarno con Lavertezzo no?

ZANCHI – Non dico di no, dico che ci hanno chiesto, e piuttosto che non fare nulla abbiamo risposto positivamente, per iniziare da qualche parte. Poi è arrivato Losone. Mi spiace però che i Comuni della collina non si siano fatti vivi. Quando si parla di moltiplicatore tutti stanno sulle loro, poi però vengono a chiederti di collaborare per molti servizi e beneficiano anche delle oltre 100 manifestazioni annue ospitate in Città… Non da ultimo: è importante prendere in considerazione cosa non ha funzionato nelle altre aggregazioni.

PELLEGRINI – Se mi parlate di Lavertezzo e della contiguità territoriale data dal comparto industriale, beh, credo che lì, nella zona industriale, Locarno deve davvero metterci mano seriamente. A fronte di un gettito delle persone fisiche di 35 milioni, ne abbiamo uno delle persone giuridiche inferiore agli 8 milioni di franchi.

Antunovic, le sue visioni aggregative?

ANTUNOVIC – Per le aggregazioni, secondo me, non bisogna né spingere né tirare, ma attrarre. Nel contempo, è importante valorizzare di più le molte attrazioni di cui disponiamo. L’anno prossimo ricorre il 100º del Patto di Locarno: sarà importante dare un messaggio di pace, ma anche creare indotto economico. Cosa che la Città ha deciso di fare rispondendo a un mio atto parlamentare.

PELLEGRINI – Fatemi tornare sulle aggregazioni: io sono per la Grande Locarno, ma non bisogna essere arroganti: un’aggregazione passa attraverso collaborazioni mirate e puntuali tra i Comuni. Togliamoci dalla testa che assieme a Losone si palesi automaticamente anche Ascona: al massimo guarderà a Brissago e Ronco.

FRANSCELLA – Sono d’accordo: dire “facciamo la Grande Locarno” piace a tutti, ma è un discorso utopico. Piuttosto, è necessario partire da soluzioni concrete che fungano poi da traino per altre. In conclusione: le aggregazioni non sono la panacea di tutti i mali, ma sono necessarie per far guadagnare più forza istituzionale e politica al polo, che oggi è senza dubbio più debole degli altri centri ticinesi.

ZANCHI – In questo senso bisogna anche ricordarsi che la gestione della cosa pubblica è sempre più complessa. E poi la gente fa sempre più fatica a mettersi a disposizione, e non solo nei piccoli Comuni.

Nicola Pini sulla carta è già sindaco. Vi piace l’idea?

FRANSCELLA – Sì. Nicola fa parte dell’attuale maggioranza di questo Municipio, per prima cosa. Con lui ho inoltre lavorato nell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio quando ne ero presidente e lui vice: ha le qualità per svolgere al meglio anche il compito di sindaco.

PELLEGRINI – Se il Plr e la popolazione lo vorranno, io sicuramente non avrò nessuna obiezione perché si tratta di una persona competente.

ZANCHI – Condivido. Pini ha competenze, disponibilità, conoscenze a livello cantonale e dell’Amministrazione. Anche in base a quello che sta facendo adesso, oggettivamente fra gli uscenti è quello che ha le carte più in regola.

ANTUNOVIC – Non è lì per caso. Nicola si trova in una situazione lungamente preparata, costruita. Per l’impegno che ci ha sempre messo, per la dedizione e l’entusiasmo, secondo me sarà un buon sindaco.

Esperienze

Franscella, lei arriva da diverse esperienze politiche anche di portata cantonale. Ma una, per impatto e se vogliamo anche per drammaticità, emerge su tutte: quella muraltese con Ordine e Progresso, interrottasi bruscamente causa esclusione
dalla Sezione quando da vicesindaco aveva ventilato l’ipotesi di sfidare il sindaco Stefano Gilardi. Come cambia fare politica nel Centro a Locarno?

FRANSCELLA – Sono abituato a guardare al presente e al futuro. Tuttavia, tutto “fa curriculum”, nel senso che nella mia trentennale carriera politica ho vissuto esperienze positive, fra cui la presidenza del Gran Consiglio, ma anche qualcuna negativa; prima fra tutte, in effetti, quella muraltese, anche se solo al suo epilogo, visto che prima avevo comunque trascorso 12 anni in Municipio, raccogliendo diverse belle soddisfazioni. Al di là di tutto, mi piace pensare che anche le brutte esperienze insegnino e aiutino a crescere. Quanto al Centro di Locarno, è stata una bella scoperta e si sta lavorando bene.

A proposito di momenti di difficoltà, lei Pierluigi Zanchi ne ha avuto esperienza come capodicastero Sicurezza, esautorato dal compito. Come l’ha vissuta?

ZANCHI – Non bene, di certo. Anche se prima, e sicuramente più di me, hanno pagato il Corpo di polizia e l’ex comandante Bossalini. Questo, considerando che nel primo anno e mezzo di mandato eravamo riusciti a raggiungere assieme una buona quindicina di obiettivi, mentre altri 4 di peso sono ancora lì sul tavolo che attendono. Il primo è il Polo regionale di polizia, che avrebbe dato un grande impulso dal profilo della prossimità ai Comuni serviti. Altri punti importanti che stavo iniziando a portare avanti erano la modalità di conduzione con il metodo della cultura dell’errore, la questione della comunicazione collaborativa e quella della giustizia riconciliativa. A conti fatti ritengo ci sia stato un problema di comunicazione: non c’era stata prima che arrivassi e non c’è stata dopo, a vari livelli.

In Municipio si è sentito tutelato od osteggiato?

ZANCHI – Diciamo che ho sofferto l’impossibilità di continuare a lavorare. Ma ciò è avvenuto a causa delle fortissime pressioni dall’esterno, che hanno di fatto costretto la maggioranza a prendere quella decisione. Devo anche dire che gli audit effettuati in seguito hanno dimostrato che il 70% del Corpo di polizia non si è sentito sostenuto dal Municipio, così come ci aveva segnalato Bossalini prima della sua partenza.

Anche lei Antunovic se n’è andato dal Plr sbattendo la porta. Cosa le era successo nel Partitone? Aveva a che fare con le sue origini straniere?

ANTUNOVIC – Non lo so, credo sia stata soprattutto una questione di rispetto ed equità di trattamento, valori per me importantissimi che qualcuno, non tutti, avevano dimostrato di non avere. Soprattutto dopo che non mi ero limitato a rimanere una comparsa, come qualcuno sperava, ma ero entrato in Consiglio comunale.

Fatto sta che lei è poi approdato ai Verdi, ritagliandosi immediatamente un ruolo da protagonista. Eppure, oggi, in Municipio non c’è un Verde, ma un Indipendente uscito dai Verdi 5 anni fa. Come la mettiamo?

ANTUNOVIC – Non mi piacciono le etichette. Mi basta constatare che Pier Zanchi è un ecologista, che per tutta la legislatura ha portato avanti il programma che avevamo fissato all’inizio. Per me è più Verde lui di tanti altri. Quando mi ero distanziato dal Plr, mettendomi in lista con i Verdi, mi avevano avvertito che sarei stato il peggiore della lista sia per il Municipio, sia per il Consiglio comunale. Invece, per il legislativo sono stato il più votato, risultando primo subentrante in Municipio. Questo, anche grazie al fatto che nel gruppo non c’erano né giochi di potere, né grandi famiglie di mezzo. Il prezzo che ho pagato per la mia scelta, che reputo coraggiosa, sono state alcune storie su di me, alcune decisamente fantasiose e pittoresche.


Ti-Press/S. Golay
Marko Antunovic, primo subentrante in Municipio per Verdi e Indipendenti

Ancora per lei, Antunovic: vista la lista oggettivamente forte del Centro, è realistico per voi sperare nel mantenimento del seggio in Municipio?

ANTUNOVIC – Per me sì. Ricordo che tre anni fa ero l’unico a credere nell’entrata dei Verdi.

Zanchi, si sente a rischio?

ZANCHI – Non ho la colla sotto il sedere. Deciderà la popolazione di Locarno se ridarmi la sedia sulla quale sono seduto, oppure no. Non so se sono a rischio, ma non mi sento ansioso. Ho sempre fatto politica anche fuori dai partiti, da cittadino, ogni giorno. Il libro ‘L’orto inclusivo’, che ho appena presentato, lo dimostra. È vero comunque che mi interessa fare altri 4 anni, perché molti progetti (non solo miei) sono rimasti lì un po’ a metà. Lavorare in Municipio mi ha consentito di raggiungere un sacco di obiettivi: rispetto a quanto succedeva in Consiglio comunale, non c’è paragone. Credo inoltre di aver portato nell’esecutivo una ventata d’imprenditorialità fresca e piacevole per tutti, a partire dai funzionari, con cui sto lavorando bene e ho instaurato un ottimo rapporto.

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