unione europea

Via libera al Patto di stabilità, ma l'Italia non lo vota

Pacchetto votato con una maggioranza che non lascia spazio a dubbi ma nella quale spicca un grande assente

Il Parlamento europeo
(Keystone)
23 aprile 2024
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Una votazione rapida, con una maggioranza che non lascia spazio a dubbi ma nella quale spicca un grande assente: l'Italia. Il nuovo Patto di stabilità e crescita è all'ultimissimo miglio prima di entrare in vigore e ha incassato, a Strasburgo, il via libera definitivo del Parlamento Ue.

Il testo cambia le regole del gioco nella governance economica mantenendo da un lato i parametri del 3 e del 60% per il deficit e per il Pil ma concedendo dall'altro dei piani di rientro più graduali per i Paesi ad alto debito. Ai partiti italiani, tuttavia, il compromesso raggiunto lo scorso 21 dicembre dai ministri dell'Economia dei 27 non è bastato.

Solo 4 eurodeputati italiani hanno votato a favore. Il centrodestra, in blocco, si è astenuto, così come il Pd. Il M5S e i Verdi hanno votato contro. A votare il testo chiave del Patto, il cosiddetto braccio preventivo con i nuovi parametri di bilancio, tra gli italiani sono stati Herbert Dorfmann e Lara Comi del Ppe, Marco Zullo e Sandro Gozi di Renew. Con quest'ultimo che, tra i banchi del Pe, siede nelle fila dei macroniani.


Keystone
Ursula von der Leyen sul palco

La battuta di Gentiloni: unito il Paese

"Abbiamo unito la politica italiana", ha scherzato il commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni mentre Carlo Calenda ha osservato: "Andava votato dopo le Europee". Le nuove regole sono chiamate all'ultima ratifica il 29 aprile, in occasione della riunione dei ministri dell'Agricoltura. E se nessuno si opporrà, saranno realtà. "Il nuovo Patto non è perfetto ma è un buon compromesso", ha spiegato in Aula Gentiloni vedendo, per l'Italia, il bicchiere mezzo pieno: "Ha una doppia sfida, quella di politiche di bilancio prudenti e quella di continuare con investimenti pubblici che aiutino la crescita. E con le attuali regole questa sfida sarebbe forse molto, molto difficile da attuare".

Le regole

Il nuovo Patto cerca infatti di mantenere dei parametri rigidi per il rientro dal debito e dal deficit, introduce sul deficit la soglia dell'anti-crisi dell'1,5% del Pil ma concede qualcosa a Paesi come Italia, Belgio, Grecia, Francia o Spagna, che hanno debiti elevati. I governi potranno concordare con Bruxelles un piano di rientro che va da 4 a 7 anni in cambio della messa in campo di riforme per crescita e conti sostenibili. Il taglio annuale del debito, per chi è sopra la soglia del 90% del Pil, resta dell'1% annuo. Sul deficit, i Paesi che sforano il 3% sono chiamati a una riduzione dello 0,5% annuo ma con un periodo transitorio che arriva fino al 2027 e nel quale la percentuale potrà essere ridotta.

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