India

Un popolo in marcia verso le urne per il Lok Sabha

Da venerdì, 19 aprile, e fino al 1° giugno in India si vota per la Camera bassa del parlamento: al seggio quasi un miliardo di persone

Si fa così
(Keystone)
16 aprile 2024
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Una mobilitazione già a pieno regime. Che sta travolgendo da settimane l'intera India, con l'elefantiaca macchina elettorale che gira a pieno regime, la campagna sempre più accesa, ogni giorno manifestazioni e comizi di leader che si spostano da una parte all'altra del Paese, con i media letteralmente invasi dall'attenzione minuziosa a quella che viene definita Decision 2024.

Le elezioni in India per la Lok Sabha, la Camera bassa del parlamento indiano, che sceglie il premier, il quale a sua volta sceglie i ministri, prenderanno il via venerdì prossimo, e si protrarranno, in sette fasi, fino al primo di giugno. Saranno le più grandi e più lunghe che il mondo abbia mai conosciuto, un mese e mezzo. Con i risultati resi noti il 4 di giugno grazie alle Evm, i congegni elettronici che sostituiscono le schede e che comunicano in poche ore al calcolatore centrale le scelte politiche di quasi un miliardo di elettori.

Secondo la Commissione elettorale, sono infatti quasi 970 milioni gli aventi diritto al voto. Tra loro, i neomaggiorenni, che costituiscono una delle incognite più interessanti; anche se, dei quasi due milioni dei nuovi aventi diritto al voto, solo il 40% si è registrato, con percentuali ancora più basse negli stati più popolosi.

Per garantire il diritto di voto sono pronti a muoversi 15 milioni tra dipendenti del governo e agenti delle forze di sicurezza. Il mantra dei funzionari elettorali è ‘nessuno escluso’, ed è già entrato nel mito il trekking di 40 chilometri che un team di funzionari affronterà nello stato dell'Arunachal Pradesh per raggiungere la sola votante di un remoto villaggio.

Il risultato è dato largamente per scontato: gli indiani consacreranno, per il terzo mandato, il Bjp, Bharatiya Janata Party, e il premier Narendra Modi. Che, sempre più sicuro di sé, si dichiara certo che dai 303 seggi del 2019 il suo partito balzerà ai 400. Da solo. Senza bisogno dell'apporto degli alleati. Anche se il risultato definitivo non sarà così schiacciante, non c’è analista che non preveda la vittoria di Modi.

La coalizione dei ventotto partiti di opposizione I.n.d.i.a., nata nel 2023 sotto la leadership del Partito del congresso, scricchiola già per fratture, defezioni, decisioni dell'ultimo minuto di presentarsi da soli. E il sistema maggioritario uninominale a un solo turno, in cui vince il candidato che prende più voti, non premia le coalizioni.

Il Partito del congresso, che nel 2019 si era dovuto accontentare di 52 seggi, ha perso ulteriormente smalto; nonostante l'impegno di Rahul Gandhi che tutti gli analisti riconoscono maturato politicamente – con i suoi richiami alla forte disoccupazione giovanile, soprattutto tra i diplomati e laureati, con le accuse per l'ingente mole di finanziamenti incanalati verso il partito del premier, e con le grida di allarme per la fine della democrazia e il rischio della cancellazione della Costituzione – il partito non riesce a contrastare la marcia trionfale di Modi.

Mentre le altre forze di rilievo nelle file dell'opposizione scontano tutte il limite delle loro dimensioni locali: sono al governo negli stati meridionali del paese, dal Kerala al Tamil Nadu, dal Telangana al Karnataka, dall'Andhra Pradesh al Bengala occidentale, aree dove Modi sta cercando di farsi strada con un massiccio impegno, ma privi di una visione e di un consenso nazionale. Assieme a loro c’è uno dei più giovani e agguerriti avversari del premier, l'Aam Admi Party (Aap) di Arwind Kejriwal, primo ministro del territorio di Delhi. Ma l'Aap è stato azzoppato dall'arresto del leader, in carcere con accuse di corruzione, ritenute politicamente motivate.

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