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Addio all’uomo che ha vissuto 70 anni nel polmone d'acciaio

Era diventato avvocato, scrittore, pittore. Si era ammalato di poliomielite nel 1952, quando era un bimbo di sei anni

Paul Alexander nel polmone d’acciaio
(X)

Era l'estate del 1952 quando Paul Alexander si ammalò di poliomielite, in Texas, dove viveva con i suoi genitori. Era appena un bimbo, aveva sei anni, e da allora ha sempre vissuto in un polmone d'acciaio, fino a ieri, giorno della sua morte. La sua è una storia triste, che però è stata fonte di ispirazione per molti: in questi oltre 70 anni di sofferenza, Paul è stato capace di laurearsi alla University of Texas ad Austin, ha esercitato la professione di avvocato, si è fidanzato e ha scritto un libro di memorie, usando un bastoncino che muoveva con la bocca.

Quando quell'estate fu visitato da un medico, a sua madre fu detto che non c'era nulla da fare. Era ormai paralizzato, dal collo in giù e sarebbe morto di lì a poco. Un altro medico però decise di operarlo d'urgenza, di praticargli una tracheotomia per aspirare la congestione nei suoi polmoni che il suo corpo paralizzato non riusciva a smaltire.

Tre giorni dopo, Paul si svegliò intrappolato in una macchina, da cui emergeva solo la sua testa. Non poteva muoversi e non poteva parlare, ma la macchina respirava per lui.

Il macchinario

I polmoni di acciaio furono inventati nel 1928, ben prima che la scoperta del vaccino antipolio, negli anni '50, contribuisse a sradicare quasi del tutto la malattia nel mondo occidentale. Venivano costruiti in modo robusto, anche se in teoria dovevano essere utilizzati per un massimo di qualche settimana, per dare al corpo la possibilità di riprendersi. Paul ci ha trascorso tutta la sua vita, che è però riuscito a rendere comunque degna di essere vissuta, spaziando dall'arte come pittore dilettante, alla professione forense, fino all'insegnamento della giurisprudenza. È stato anche attivista per i diritti umani.

Dal Guinness World Records gli è stato anche riconosciuto il certo non invidiabile primato di persona che ha vissuto più a lungo in un polmone d'acciaio. Col tempo riuscì anche a respirare alcune ore al giorno da solo, potendo così allontanarsi brevemente dalla macchina che lo teneva in vita. In molti, online, in queste ore ricordano e riportano le sue parole: "Puoi effettivamente fare ogni cosa, indipendentemente da dove vieni, dal tuo background o dalle sfide che potresti affrontare. Devi solo dedicarci il tuo cuore e lavorare sodo. La mia storia è un esempio del perché il tuo passato e persino gli ostacoli non devono scrivere il tuo futuro".

Cordoglio in tutto il mondo

La notizia della sua morte ha fatto rapidamente il giro dei social media dove molti sono i commenti e le espressioni di cordoglio. "Paul, ci mancherai, ma sarai sempre ricordato", ha affermato Christopher Ulmer, che ha creato una pagina GoFundMe per aiutare a pagare le sue spese sanitarie, e che ha dato l'annuncio della sua morte.

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