patto atlantico

Orban punta i piedi, non vuole Rutte alla guida della Nato

Il premier ungherese prova a rallentare la corsa del premier olandese uscente, candidato a succedere a Stoltenberg

Mark Rutte
(Keystone)

La vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo. Deve averla pensata così Viktor Orban, che ha rallentato all'ultimo miglio la corsa del premier olandese uscente, Mark Rutte, verso la successione di Jens Stoltenberg alla guida della Nato. Una corsa che finora era sembrata inarrestabile tanto da indurre alcuni Paesi a uscire allo scoperto e chiudere in tempi brevi la partita della successione. Big del calibro di Emmanuel Macron e Joe Biden avevano indicato Rutte come il candidato ideale a prendere il posto dell'ex premier norvegese, da nove anni al timone dell'Alleanza atlantica.

L'occasione per trovare la quadra avrebbe dovuto essere la riunione dei ministri degli Esteri a Bruxelles in programma il 3 aprile in cui verrà celebrato il 75esimo anniversario del Patto Atlantico, ma la frenata di Budapest rischia ora di riaprire i giochi. Come per tutte le decisioni della Nato, anche la nomina del segretario generale avviene per consenso, in assenza quindi di opposizioni. Finora i malumori del fronte orientale dell'Alleanza non si erano condensati in un vero e proprio niet, quanto nella candidatura del presidente rumeno, Klaus Iohannis, che suonava più come un avvertimento che non come un'alternativa realistica. Poi, la doccia fredda.


Keystone
Viktor Orban

Ratificato l’ingresso della Svezia

Proprio nel giorno in cui il neo eletto presidente dell'Ungheria, Tamás Sulyok, ha firmato la decisione del Parlamento di ratificare l'adesione della Svezia alla Nato, Budapest ha bocciato l'ipotesi Rutte. "Non possiamo certo sostenere l'elezione alla carica di segretario generale della Nato di una persona che in passato voleva mettere in ginocchio l'Ungheria", ha detto il ministro degli Esteri, Péter Szijjártó. Un'espressione usata dal premier olandese al vertice di giugno 2021, quando gran parte dei leader europei tuonò contro la legge, fortemente voluta da Orban e bollata come "vergognosa" dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che vieta la "promozione dell'omosessualità" ai minori.

Con questa legge lesiva dei diritti Lgbtqi+ "l'Ungheria non ha posto nell'Ue" disse categorico Rutte, da sempre acerrimo nemico del premier ungherese e delle sue posizioni discriminatorie e autocratiche. "L'obiettivo a lungo termine - aggiunse - è mettere l'Ungheria in ginocchio. Devono capire che o sono membri dell'Unione europea, e perciò della nostra comunità di valori" o "ne sono fuori". A quasi tre anni da quelle parole Orban si prende la sua rivincita. Ora resta solo da capire se pretenderà qualcosa in cambio per togliere il veto.

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