Medio Oriente

Biden: ‘No a un attacco a Rafah senza tutelare i civili’

Il presidente americano ha chiamato il premier israeliano Netanyahu e gli ha ribadito l'opposizione degli Stati Uniti riguardo all'offensiva

(Keystone)
16 febbraio 2024
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Il presidente americano Joe Biden ha chiamato il premier israeliano Benjamin Netanyahu e gli ha ribadito l'opposizione degli Stati Uniti a un attacco a Rafah "senza tutele per i civili palestinesi".

Lo ha riferito la Casa Bianca in una nota. Biden, si legge nel comunicato Usa, "ha ribadito che l'operazione militare non può procedere senza un piano credibile ed eseguibile per garantire la sicurezza e il sostegno ai civili a Rafah". Il presidente americano e Netanyahu hanno anche discusso dei negoziati in corso per il rilascio degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, aggiunge la Casa Bianca. La vicepresidente americana Kamala Harris incontrerà oggi il presidente israeliano Isaac Herzog e il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, scrivendo su X dopo aver parlato col presidente Usa Joe Biden e partecipato alla riunione di gabinetto, afferma che "Israele respinge apertamente i diktat internazionali riguardanti una soluzione permanente con i palestinesi. Tale accordo sarà raggiunto solo attraverso trattative dirette tra le parti, senza precondizioni", chiarendo che "Israele continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese. Tale riconoscimento, sulla scia del massacro del 7 ottobre, darebbe un'enorme ricompensa al terrorismo senza precedenti e impedirebbe qualsiasi futuro accordo di pace".

L'Egitto sta costruendo una sorta di megarecinto chiuso da alte mura nel deserto del Sinai, nel caso in cui si dovesse verificare un esodo di sfollati palestinesi dalla Striscia di Gaza. Lo rivelano funzionari del Cairo al Wall Street Journal, precisando che l'Egitto cercherebbe di limitare il numero di rifugiati ben al di sotto della capacità dell'area a circa 50-60mila persone. Le autorità del Cairo però negano di stare costruendo la struttura. Per settimane, l'Egitto ha cercato di rafforzare la sicurezza lungo la frontiera per tenere lontani i palestinesi, schierando soldati e carri armati. Nel nuovo campo, circondato da muri in cemento, potrebbero essere ospitate più di 100’000 persone, hanno detto funzionari egiziani, precisando che sul posto è stato consegnato anche un gran numero di tende, non ancora montate. Il Cairo da settimane cerca di evitare che un'ondata di rifugiati si riversi oltre i confini egiziani, minacciando anche di uscire dal trattato di pace decennale con Israele se ciò dovesse verificarsi a seguito della sua offensiva contro Hamas. Il fatto che Il Cairo stia ora procedendo con i piani di emergenza segnala che i funzionari egiziani vedono questo pericolo sempre più vicino. Il governatore del Nord Sinai ha smentito le notizie sulla costruzione di un campo profughi per i palestinesi, affermando che l'attività nell'area rientra in un progetto di inventario delle case distrutte durante la campagna militare egiziana contro gli estremisti dello Stato Islamico nella zona.

Centinaia di lavoratori palestinesi provenienti dalla Cisgiordania stanno lavorando in Israele per contribuire a costruire una nuova barriera lungo il confine con la Striscia di Gaza, nonostante il Gabinetto di sicurezza israeliano gli abbia vietato di farlo: lo riferisce il sito di notizie Ynet, citando le testimonianze di soldati delle Forze di difesa israeliane (Idf) schierati nella zona. Ynet afferma che gli operai palestinesi sono impegnati in lavori di ingegneria sulle brecce della recinzione, danneggiata in decine di punti all'inizio della guerra contro Hamas. Il Ministero della difesa israeliano ha risposto alle indiscrezioni affermando che solo quattro palestinesi stanno lavorando al progetto, specificando di assumere appaltatori "in conformità con le linee guida di sicurezza, la classificazione e la sensibilità del lavoro" e che gli operai provengono da un gruppo di lavoratori palestinesi "approvati per operare su progetti essenziali" per Israele.

Almeno 12 persone sono morte ieri in seguito a un attacco aereo israeliano sul campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Lo rende noto un portavoce dell'ospedale dei Martiri di Al Aqsa, citato dai media internazionali. Dieci delle vittime erano donne e bambini, specifica la fonte. L'agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce che almeno sei persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che nelle prime ore di oggi ha colpito una casa nel quartiere di Al-Nasr a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Altre due persone hanno perso la vita in un raid lanciato nella tarda serata di ieri dalle forze israeliane contro due abitazioni a est di Jabalia, nel Nord dell'enclave palestinese. Nelle ore precedenti almeno tre persone erano rimaste uccise e diverse altre ferite a seguito di un altro bombardamento israeliano contro un veicolo e un gruppo di individui nella città di Gaza, sempre secondo la Wafa. Il bilancio totale delle vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre è di almeno 28'663 morti e 68'395 feriti, rende noto il Ministero della sanità palestinese gestito da Hamas.

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