eurozona

Il taglio può attendere, la Bce lascia i tassi invariati

Fermi al 4,50%. Lagarde, ‘sarebbe una mossa prematura’. Borse deboli

Luna piena sulla sede della Bce
(Keystone)
25 gennaio 2024
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La Banca centrale europea lascia i tassi fermi ai livelli record per la terza volta consecutiva ma il percorso verso il primo taglio sembra accorciarsi. O almeno così la vede la maggior parte degli analisti mentre le Borse europee, non troppo convinte di una rapida inversione di tendenza, chiudono deboli dopo la decisione di Francoforte, riducendo le perdite solo grazie alla spinta di Wall Street e del Pil Usa, che ha fatto ripartire le scommesse su una taglio dei tassi della Fed già a marzo. La decisione della Bce di lasciare il tasso principale al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75% era ampiamente attesa.

Inflazione in calo

L'inflazione mantiene il suo trend in calo, spiega la Banca centrale, e quindi si confermano le valutazioni che hanno portato a ottobre a interrompere il ciclo di rialzi più rapido della storia, partito a luglio 2022. Attese erano anche le parole della presidente della Bce Christine Lagarde, che ha ribadito come sia "prematuro" discutere di un taglio dei tassi, un'opinione che raccoglie il "consenso" del Consiglio direttivo, ha spiegato. Più che le sue parole, stavolta ha invece colpito quello che non ha detto: non ha respinto con forza, come ha fatto nei mesi scorsi, le ipotesi sull'avvio della riflessione sul calo dei tassi. La svolta tanto attesa da famiglie, imprese e mercati potrebbe quindi arrivare anche prima dell'estate, unico riferimento temporale che la presidente aveva dato la scorsa settimana. Ma l'anticipo del cambio di rotta già alla primavera resta, per il momento, soltanto un'ipotesi più rosea degli analisti che comunque continuano a scommettere su un primo taglio a giugno. Qualunque altra possibilità deve infatti fare i conti con i nuovi dati economici, attesi entro aprile, e con rischi sempre maggiori che potrebbero far risalire i prezzi e ostacolare il ritorno alla normalità.


Keystone
Christine Lagarde

Segnali discordanti

Se da un lato l'economia sembra reggere, con una debolezza in avvio di anno a cui seguirà una ripresa, sulle prospettive a medio termine incombono nubi sempre più dense. Lagarde spiega che la situazione più osservata da Francoforte è quella in Medio Oriente, dove il conflitto che si è allargato al Mar Rosso potrebbe far risalire i prezzi di energia e trasporti, interrompendo di nuovo il commercio globale. Per questo la prudenza è d'obbligo, e la Bce resta "dipendente dai dati". Quelli più importanti ai fini delle prossime decisioni saranno i numeri sull'evoluzione dei salari, perché capaci di orientare l'inflazione più di altri fattori. Arriveranno a fine aprile, quindi anche la prossima riunione del consiglio direttivo, il 7 marzo, non avrà un quadro completo.

Al momento, ha spiegato Lagarde, la temuta spirale prezzi-salari non c'è stata, e gli aumenti degli stipendi sono stati assorbiti dai maggiori profitti che le aziende hanno realizzato in questi anni di prezzi alle stelle. L'inflazione a dicembre è calata al 2,9%, e se tutto si mantiene secondo le previsioni proseguirà il suo cammino per raggiungere il target del 2% nel 2025. Intanto lo stop della Bce sta già spingendo al ribasso i costi dei mutui e fa ripartire le richieste. Secondo l'osservatorio MutuiOnline.it, da ottobre i tassi medi fissi sono calati di 73 punti base (dal 4,08% al 3,35%), e attualmente sul mercato è possibile trovare tassi addirittura al 3,10%, e al 2,70% per i mutui green. Rispetto all'ultimo trimestre dell'anno scorso, gli importi medi richiesti sono aumentati dell'8,3%, passando da 129.851 a 140.692 euro e si registra una leggera diminuzione del reddito medio dei richiedenti (da 2.968 euro a 2.913 euro). "Segnali positivi per il mercato", spiega l'osservatorio, che registra anche il ritorno dell'interesse verso le surroghe (+75% rispetto al quarto trimestre 2023).

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