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Taiwan al voto, l'esercito cinese in stato di allerta

Corsa a tre, favorito il candidato anti-Pechino William Lai. Ma in gioco c’è molto più del governo dell’isola

William Lai (al centro) è il favorito
(Keystone)
12 gennaio 2024
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Taiwan va domani al voto nelle uniche elezioni libere nel mondo di lingua cinese per scegliere il prossimo presidente e il nuovo parlamento che guideranno l'isola all'ombra delle intimidazioni della Cina. Che, puntuale, ha fatto sentire a poche ore dall'apertura delle urne la sua voce con un duro monito all'indirizzo del Partito democratico progressista (Dpp), attualmente al potere. Le forze armate di Pechino "restano sempre in allerta e adotteranno qualsiasi misura necessaria per stroncare con forza ogni forma di complotto secessionista per l'indipendenza di Taiwan e salvaguardare con fermezza sovranità e integrità territoriale della Cina", ha avvertito il portavoce del Ministero della difesa, Zhang Xiaogang, sul potenziamento voluto dal Dpp degli aerei da combattimento F-16V in dotazione e al previsto acquisto di più jet militari dagli Usa.

Attenzione globale

Le elezioni cruciali stanno catturando l'attenzione globale: alcuni analisti negli Stati Uniti e nei Paesi occidentali vedono la Cina prossima al completamento dei preparativi per un'invasione dell'isola, ritenuta dalla leadership comunista parte "inalienabile" della Repubblica popolare da riunificare anche con la forza. Taipei è anche una superpotenza dei microchip estremamente importante per l'economia globale ed è considerata la prima linea dell'espansionismo cinese. Per i giovani, tuttavia, il voto è meno ideologizzato e riguarda anche le questioni più legate alla vita reale e quotidiana, tra i salari stagnanti e le richieste di giustizia sociale. William Lai, l'ex medico candidato del Dpp e attuale vicepresidente, è il "piantagrane" accusato da Pechino di avere posizioni indipendentiste; Hou Yu-ih, ex capo della polizia nazionale e sindaco in congedo elettorale di New Taipei, è in corsa per i nazionalisti del Kuomintang (Kmt), per tradizione più concilianti con la Cina; Ko Wen-je, a capo del Partito popolare (Tpp) ed ex sindaco di Taipei, è il terzo incomodo.


Keystone
Hou Yu-ih, candidato dei nazionalisti del Kuomintang

Nella gara a tre, le opposizioni hanno ripetutamente inquadrato le elezioni come una scelta tra guerra e pace, mentre il Dpp ha ribadito di voler mantenere lo status quo nello Stretto. I candidati, nella serata di venerdì, hanno lanciato i loro ultimi appelli ai 19,5 milioni di elettori su oltre 23 milioni di cittadini. Lai, il favorito secondo i sondaggi, nel comizio finale a New Taipei ha sostenuto che "se Taiwan non continua a scegliere la strada giusta e si avvicina ancora una volta alla Cina, il suo vantaggio andrà perso e gli investimenti stranieri nell'isola potrebbero fermarsi", chiedendo di "continuare a rifiutare l'autoritarismo cinese".

Il rivale Hou del Kmt, in una manifestazione sempre a New Taipei, ha attaccato Lai, convinto che nel caso di una sua vittoria la situazione possa "molto probabilmente precipitare" con il rischio di guerra. "Sostengo scambi pragmatici con la terraferma, difendendo la sicurezza di Taiwan e la protezione dei diritti umani", ha aggiunto.

Ko, del Tpp, ha affermato invece che è tempo di rompere il bipolarismo parlando a Taipei nella Ketagalan Boulevard. Mentre, sulla sicurezza ha spiegato di mirare a creare una piattaforma di comunicazione a tre con Stati Uniti e Giappone per garantire la pace in Asia orientale, se eletto.

A novembre, Kmt e Tpp non sono riusciti a trovare l'intesa su una candidatura presidenziale congiunta, ma hanno deciso di sostenersi nel rinnovo dello Yuan legislativo, il parlamento. È probabile, quindi, che nessun partito possa conquistare il controllo dei 113 seggi, creando difficoltà al prossimo presidente.

La speranza di Pechino

Per la Cina, le elezioni sono forse l'ultima occasione per ingabbiare l'identità taiwanese ed evitare che si allontani sempre più da quella mandarina: altri 4 anni di rapporti internazionali ad ampio raggio di Taipei nello stile del doppio mandato della presidente uscente Tsai Ing-wen sarebbero difficili da arginare. Per questo, in base a quanto circolato a Pechino, la leadership comunista ha azionato tutte le leve di persuasione e i contatti sull'isola guardando al Kmt. Se fallirà, c'è da aspettarsi una reazione rabbiosa e imprevedibile del Dragone. Le urne si aprono domani alle 8 (1.00 in Italia) e si chiudono alle 16. In serata sarà già chiaro l'esito.

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