Estero

Usa, Trump stacca tutti a due settimane dalle primarie

Nella media dei sondaggi è davanti di 2,3 punti a Joe Biden, che perde terreno anche tra le fasce sociali più forti della sua coalizione

In sintesi:
  • In Iowa l’ex presidente parte con un vantaggio siderale: stando ai sondaggi di Rcp, è al 51,3%
  • Il leader democratico invece perde punti tra gli elettori afroamericani ed è in svantaggio tra gli ispanici
(Keystone)
1 gennaio 2024
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A due settimane dai caucus in Iowa, che danno il calcio d'inizio alle primarie repubblicane nell'anno delle elezioni, Donald Trump stacca tutti i suoi principali rivali di partito. E, nella media dei sondaggi di RealClearPolitics (Rcp), è davanti di 2,3 punti a Joe Biden, che perde terreno anche tra le fasce sociali più forti della sua coalizione.

Secondo una rilevazione di Usa Today e Suffolk University, il leader democratico ora ha il sostegno di appena il 63% degli elettori afroamericani (contro l'87% del 2020) mentre è in svantaggio tra gli ispanici di 5 punti percentuali (34% a 39%, quando nelle ultime presidenziali aveva doppiato il tycoon con il 65% contro il 32%). Dietro di 4 punti (33% a 37%) anche tra gli elettori sotto i 35 anni, generazione ampiamente in disaccordo con i repubblicani su questioni come l'accesso all'aborto e il cambiamento climatico.

In Iowa l'ex presidente parte con un vantaggio siderale: stando alla media dei sondaggi di Rcp, è al 51,3%, oltre un elettore repubblicano su due. Lo inseguono con oltre 30 punti di distacco, il governatore della Florida Ron DeSantis (18,6%) e l'ex ambasciatrice all'Onu Nikki Haley (16,1%), che giovedì affronteranno gli elettori di questo piccolo stato rurale in un dibattito alla Cnn, uno dopo l'altro.

Nella tappa successiva la Haley sale e scavalca DeSantis ma resta a una distanza apparentemente incolmabile dal tycoon: nel più liberal New Hampshire, dove si vota il 23 gennaio, Trump scende al 46,3%, mentre l'ex governatrice del South Carolina balza al 24,8%. Il leader della Florida è al quarto posto col 9,5%, preceduto da Chris Christie col 10,5%: il governatore repubblicano dello stato Chris Sununu lo ha invitato a ritirarsi per ridurre il numero dei contendenti e spianare la strada alla Haley, cui ha già dato il suo endorsement. Ma l'ex ambasciatrice alle Nazioni Unite è dietro a Trump anche nello stato di cui è stata due volte governatrice: in South Carolina, dove si vota il 24 febbraio, ha solo il 19,6%, contro il 49,2% di The Donald. Troppo tardi ormai, avvisano gli analisti, per fermare il tycoon, che sente già in tasca la nomination, forse già a marzo.

C'è solo l'incognita dei quattro processi pendenti, per i quali comunque sia la Haley che DeSantis gli hanno promesso, se eletti, la grazia in caso di condanna. I più insidiosi sono quelli dello stato della Georgia e del governo federale per i presunti tentativi di rovesciare l'esito del voto del 2020. L'ex presidente ha giocato la carta dell'immunità, che sarà vagliata la prossima settimana in sede di appello e poi dalla corte suprema, dove il tycoon può contare su una maggioranza di giudici conservatori. La sua tesi difensiva più audace è che è coperto dall'immunità per azioni che ha preso quando era in carica e che un presidente assolto dall'impeachment non può essere incriminato per gli stessi reati.

Resta pure la variabile dell'esclusione dalle primarie di due Stati - Colorado e Maine - per l'applicazione del 14/mo emendamento, che bandisce dalle cariche pubbliche i funzionari coinvolti in insurrezioni contro la costituzione, come nel caso dell'assalto al Capitol del 6 gennaio 2021. Anche in questo caso Trump farà ricorso e il nodo finirà alla corte suprema.

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