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Riversate in mare le acque di Fukushima, la Cina protesta

Avviato il rilascio, Pechino blocca l'import di prodotti ittici tra le proteste di Tokyo

Le proteste anti-giapponesi a Pechino
(Keystone)
24 agosto 2023
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Si acuisce lo scontro tra Cina e Giappone dopo l'avvio delle operazioni di rilascio in mare dell'acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima deciso da Tokyo, una mossa che Pechino contesta apertamente e che aumenta le tensioni tra i due Paesi vicini.

La procedura, annunciata a inizio settimana, ha preso il via nel primo pomeriggio di oggi. Si stima che il processo durerà circa 30 anni, lo stesso arco di tempo necessario allo smantellamento dell'impianto seriamente compromesso dallo tsunami del 2011. "Il governo si assumerà la piena responsabilità, anche se ci vorranno decenni", aveva promesso il premier Fumio Kishida prima dell'inizio dei lavori.

L'acqua contenuta in più di 1'000 cisterne è servita a raffreddare il combustibile nucleare fuso all'interno dei reattori ed è stata trattata attraverso un sistema avanzato di filtraggio in grado di rimuovere la maggior parte dei radionuclidi, ma non il trizio. In luglio l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) aveva concluso che il piano di scarico è conforme agli standard globali di sicurezza e avrà un impatto "trascurabile" su persone e ambiente, spingendo Tokyo a procedere con il piano di smaltimento deciso nel 2021.

I dati

Ancor prima dell'inizio delle operazioni, il gestore dell'impianto, la Tokyo Electric (Tepco), aveva annunciato di aver misurato la massima concentrazione di trizio nell'acqua diluita a 63 becquerel per litro, molto al di sotto del limite di 1'500 becquerel. Un esame analogo con riscontri incoraggianti era stato condotto dall'Agenzia giapponese per l'energia atomica.

Buoni propositi che non hanno impressionato la Cina: la reazione immediata di Pechino è stata la sospensione di tutte le importazioni di prodotti ittici dal Giappone, dopo aver definito il rilascio dell'acqua "un atto estremamente egoista e irresponsabile". Analoga la risposta di Hong Kong, che ha deciso di imporre restrizioni sulle importazioni di prodotti ittici da 10 prefetture giapponesi, tra cui Fukushima e Tokyo.


Keystone
La centrale di Fukushima

"La Cina deve revocare il divieto di importazione di tutti i prodotti ittici giapponesi", ha tuonato Kishida davanti ai media locali. "Continueremo a esortare fermamente il governo cinese a consultare esperti che discutano dell'impatto del rilascio nell'oceano dell'acqua trattata basandosi su prove scientifiche", ha aggiunto il leader nipponico.

Lo scambio di accuse

Le accuse tra i due Paesi si infittiscono da diversi giorni anche sul fronte dei social media: dalle manipolazioni di immagini che mostrano pesci deformi collegati alla catastrofe nucleare provenienti dalla Cina, alla pubblicazione dei numeri governativi da parte del quotidiano conservatore nipponico Yomiuri Shimbun relativi agli scarichi delle centrali cinesi, calcolati di sei volte e mezzo superiori a quelli di Fukushima. Dati che si basano su statistiche annuali del settore dell'energia nucleare in Cina e su rapporti forniti dagli operatori delle centrali.

Il principale terreno di scontro per l'opinione pubblica, tuttavia, rimangono i danni alla reputazione e l'entità delle ripercussioni sull'industria ittica delle regioni a nord est dell'arcipelago. In risposta ai timori della comunità, il governo di Tokyo ha istituito due fondi separati del valore rispettivamente di 30 miliardi di yen (189 milioni di euro) e di 50 miliardi di yen per sostenere i pescatori locali e mantenere in essere le loro attività.

L'Agenzia per la pesca del Giappone monitorerà i livelli di concentrazione di materiali radioattivi nei pesci pescati entro un raggio di 10 chilometri dalla centrale nucleare, con i primi risultati che saranno pubblicati sul sito internet dell'agenzia questo sabato.

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