thailandia

Trionfa alle elezioni, il Parlamento lo bandisce

Pita Limjaroenrat aveva convinto il popolo, ma le élite dopo averlo bocciato in Aula come premier ora lo ‘uccidono’ politicamente

Un cartello di sostegno per Pita Limjaroenrat fuori dal Parlamento
(Keystone)
19 luglio 2023
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Il trionfatore alle urne di due mesi fa non solo non diventerà premier della Thailandia, ma ora è anche fuori dal Parlamento. Pita Limjaroenrat, leader del partito riformista Move Forward, è stato sospeso oggi dalla carica di deputato, con una decisione della Corte costituzionale che era nell'aria da settimane per un caso di possesso di azioni di media.

Poche ore dopo, il Senato - non eletto dal popolo - è stato decisivo nell'approvazione di una mozione che proibirà a Pita di guidare il Paese. Ancora una volta, e in modo sempre più esplicito, l'establishment di Bangkok si mette di traverso a un governo di cambiamento.

Giochi di potere

Accettando di pronunciarsi sul procedimento giudiziario contro Pita, la Corte ha sospeso il giovane leader fino al verdetto, dandogli 15 giorni per presentare la sua difesa. Il caso è largamente considerato un pretesto per tenere sotto
scacco lo sfidante dell'establishment. La quota di azioni contestata è infinitesimale ed ereditata dal padre defunto, ma
soprattutto l'emittente televisiva in questione è fuori onda dal 2007 e attiva solo su carta. Ci sono anche forti sospetti che sia stata rianimata legalmente con un sotterfugio per tendere una trappola al leader che propone di limitare i poteri dell'esercito, combattere i monopoli e riformare la legge di lesa maestà in un Paese dove il re è considerato semi-divino.


Keystone
Lo scoramento di Pita Limjaroenrat in aula

Le ultime speranze di Pita di guidare il governo sono tramontate nel pomeriggio, quando il Parlamento a Camere riunite
- che già aveva bocciato la sua nomina una settimana fa - ha deciso di non accettare una sua seconda candidatura. Anche
stavolta, nonostante la coalizione messa insieme dal Move Forward conti su 313 seggi su 500 alla Camera, i 250 senatori
nominati dall'ex giunta militare hanno imposto il loro veto.

Elettori scavalcati

"È ovvio che, nel sistema attuale, conquistare la fiducia della popolazione non è sufficiente", ha commentato Pita lasciando
l'aula. All'esterno del Parlamento alcune centinaia di sostenitori del Move Forward hanno inscenato una protesta pacifica,
sorvegliati dalla polizia anti-sommossa. Numeri contenuti, ma sui social media i sostenitori del partito sono inferociti.

La rabbia è acuita dal senso di impotenza e di deja-vu. Quattro anni fa il partito precursore di Move Forward fu sciolto dalla
magistratura, e il suo leader interdetto dalla politica, in un caso simile relativo al controllo di un'organizzazione mediatica
minore. Dopo quel verdetto, decine di migliaia di attivisti manifestarono nelle strade per mesi: il 38 percento di voti
conquistato dal Move Forward lo scorso maggio nasce da quel senso di ingiustizia. Quanto alla carica di premier, il favorito
è ora il magnate immobiliare Srettha Thavisin del Puea Thai, secondo partito più votato e finora alleato del Move Forward.

Il male minore

Sempre più osservatori prevedono che il Senato approverà l'ipotesi Srettha solo se il Puea Thai romperà i legami con
Pita, dando vita a una coalizione con partiti del governo uscente, erede della giunta militare che prese il potere nel
2014. L'ironia è che il Puea Thai è la creatura di Thaksin Shinawatra, l'ex premier in auto-esilio deposto da un golpe nel
2006 e che ora scalpita per ritornare in patria senza scontar una condanna penale.

Per quasi vent'anni è stato la nemesi dell'establishment; ora, impaurita dalle radicali proposte del Move Forward, l'élite sembra disposta a venire a patti con quello che evidentemente considera il male minore.

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