stati uniti

Trump vuole creare il superpresidente

Se verrà rieletto cercherà di concentrare il potere alla Casa Bianca alterando i delicati e storici equilibri del sistema americano

SuperTrump
(Keystone)
17 luglio 2023
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Se verrà rieletto nel 2024, Donald Trump intende alterare l'equilibrio dei poteri del sistema americano e concentrare il potere alla Casa Bianca, trasformando il commander in chief in un superpresidente, ai confini con l'autocrate. Il suo piano è di limitare l'indipendenza del Ministero della giustiza e delle agenzie federali, bloccare le spese decise dal Congresso che non sono di suo gradimento e sradicare il tanto odiato ‘deep state’ licenziando dipendenti civili e dirigenti dei ministeri chiave. Mosse che non si vedevano dai tempi di Richard Nixon e addirittura di Franklin Delano Roosevelt.

Allarme democrazia

A suonare l'allarme è il New York Times, sottolineando che il tycoon e i suoi sostenitori stanno promuovendo questa svolta alla luce del sole, tra comizi, programmi elettorali online, documenti. Trump aveva già provato a dare una spallata al sistema del ‘check and balance’ durante il suo primo mandato, spesso eccedendo i suoi poteri, ma i suoi consiglieri lo avevano convinto che molte delle sue mosse sarebbero state irrealizzabili o illegali. Ora non vuole più sentire ragioni e ha sposato la versione massimalista della cosiddetta ‘teoria del potere esecutivo unitario’, secondo cui il presidente possiede il controllo dell'intera branca esecutiva. La teoria, antitetica a quella dello ‘Stato amministrativo’, si fonda su quell'articolo 2 della Costituzione più volte invocato dal tycoon, anche nei comizi, per rivendicare "il diritto di fare quello che voglio come presidente".

Insofferente ai limiti

Insofferente a ogni forma di controllo e limite, Trump vorrebbe quindi centralizzare e rafforzare i poteri della Casa Bianca, interferendo anche con quelli del parlamento. Il suo disegno è mettere fine all'indipendenza del Dipartimento di giustizia, indiscussa dopo lo scandalo del Watergate. E delle agenzie federali che sovrintendono alle tlc (Fcc), all'antitrust e alla tutela del consumatore (Ftc), così come alla protezione dell'ambiente (Epa), portandole sotto il diretto controllo presidenziale, come aveva provato senza riuscirci Roosevelt nel 1937.


Keystone
Un contestatore di Trump con il cartello ‘Il diritto divino di essere presidente’

Silenzio sulla Fed ma, secondo il Nyt, potrebbe diventare a rischio anche l'autonomia della banca centrale americana, contro cui Trump si è scagliato pubblicamente più volte. The Donald vorrebbe anche resuscitare la prassi – bandita dopo Nixon – di rifiutare di spendere soldi stanziati dal Congresso per programmi che non piacciono al presidente: una mossa che lo farebbe entrare in rotta di collisione con Capitol Hill innescando un conflitto di poteri.

Anche il ‘Deep State’ nel mirino

Nel mirino infine il ‘Deep State’ contro cui inveisce in ogni comizio: per estirparlo, intende cancellare le tutele che proteggono migliaia di dipendenti, rendendo più facile sostituirli se ritenuti d'ostacolo alla sua agenda. Le purghe sarebbero applicate anche a intelligence, Dipartimento di Stato e della Difesa per rimuovere una volta per tutte i dirigenti che "lavorano contro il nostro Paese".

Il programma del tycoon, cui non sarebbero estranei i suoi ex consiglieri Steve Bannon e Stephen Miller, si sposa con Project 2025, un'agenda per trasformare il potere presidenziale guidato dalla Heritage Foundation, il think tank che ha plasmato politiche e generazioni di leader repubblicani dai tempi di Reagan. Prosegue intanto la campagna elettorale, con Trump che resta il re delle piccole donazioni tra i candidati Gop e strizza l'occhio a uno di loro, il senatore afroamericano Tim Scott ("molto in gamba, potrebbe esserci un posto per lui nella mia amministrazione").

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