la guerra in ucraina

‘Putin sia processato per crimini di guerra’

Nette le parole di Von der Leyen, presidente della Commissione europea. Vendetta di Mosca contro la città natale di Zelensky a suon di bombardamenti

Von der Leyen e Zelensky (Keystone)
15 settembre 2022
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"Putin deve perdere questa guerra e rendere conto delle sue azioni" davanti alla giustizia internazionale. Di ritorno a Berlino dal suo secondo viaggio a Kiev dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, Ursula von der Leyen non esita a condannare i crimini di guerra commessi dal leader del Cremlino e dalle sue truppe. Parlando al canale tv del quotidiano tedesco Bild che le chiedeva se si potesse ipotizzare di vedere un giorno Putin alla sbarra alla Corte Penale internazionale dell’Aja, ha risposto: "È possibile, in fin dei conti è lui il responsabile" delle atrocità e delle violazioni commesse in Ucraina. "Ed è per questo - ha spiegato - che sosteniamo la raccolta delle prove".

A Kiev è stata ricevuta dal presidente Volodymyr Zelensky, reduce da un incidente stradale nella notte senza gravi conseguenze. Di nuovo vestita dei colori della bandiera ucraina, giallo e blu, la leader europea ha assicurato: "Saremo al vostro fianco finché necessario, saremo amici per sempre". E ha insistito sulla necessità di continuare "a sostenere l’Ucraina militarmente con tutti i mezzi di cui ha bisogno", compresi i carri armati da combattimento che Kiev richiede. Zelensky e Von der Leyen - insignita dell’onorificenza di Prima Classe dell’Ordine del Principe Yaroslav il Saggio - hanno discusso anche del percorso di adesione dell’Ucraina all’Ue e del suo ingresso nel mercato unico come chiesto dal presidente ucraino, che da parte sua ha teso una mano agli alleati sul fronte energetico, offrendo elettricità a basso costo. Intanto con il suo esercito costretto alla ritirata da una vasta area dell’est dell’Ucraina, Putin vuole dimostrare di avere ancora il coltello dalla parte del manico.


Vladimir Putin (Keystone)

La ritorsione di Mosca

E lo fa sganciando missili sulla linea del fronte nelle regioni di Dnipropetrovsk, Zaporizhzhia, Donetsk, ancora l’oblast di Kharkiv, e a sud a Mykolaiv e Kherson. Ma in queste ore la rabbia e la vendetta del Cremlino per la riconquista da parte ucraina di "400 località" si sono riversate in particolare sulla città natale del suo nemico numero uno, Zelensky. Kryvyi Rih, nel centro sud del Paese, è stata bersaglio di almeno 9 missili in due giorni.

Gli attacchi hanno colpito la diga idroelettrica sul fiume Inhulets, le cui acque hanno inondato le strade e costretto all’evacuazione di parte dei residenti. "Il sistema idrico non aveva alcun valore militare e centinaia di migliaia di civili dipendono da esso ogni giorno", ha accusato in un video messaggio notturno un inferocito Zelensky. E il suo ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, ha denunciato un altro "crimine di guerra": "Sconfitti dall’esercito ucraino sul campo di battaglia, i codardi russi ora sono in guerra contro le nostre infrastrutture sensibili e civili. La Russia - ha scritto su Twitter - è uno Stato terrorista e come tale deve essere riconosciuto".

Nel corso del pomeriggio il livello dell’acqua era già sceso di 40 centimetri, ma secondo un rapporto dell’Institute for the Study of War (Isw) gli attacchi alla diga potrebbero avere l’obiettivo di danneggiare i ponti di barche ucraini più a valle per interrompere la controffensiva a Kherson. Passato l’effetto sorpresa sui russi a Izyum, il ritmo della riconquista di territori occupati è certamente rallentato rispetto all’avanzata lampo di una settimana fa. Ma ormai, sostiene Zelensky, "il percorso verso la restituzione di tutti i nostri territori si sta delineando in modo più chiaro". "Vediamo i contorni del ripristino dell’integrità territoriale del nostro Stato. È un percorso difficile. Ma è possibile percorrerlo e lo stiamo facendo", ha detto il presidente su Telegram.

Il caso Zaporizhzhia

Le autorità locali di Zaporizhzhia hanno annunciato per esempio che "gli occupanti hanno ritirato truppe ed equipaggiamenti da molti villaggi e città vicini alla linea di contatto nella regione", dove resta ancora sotto il controllo russo la centrale nucleare di Energodar, costantemente presa di mira. A Vienna il Consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha adottato - con il voto contrario di Russia e Cina - una risoluzione che chiede a Mosca di ritirarsi dall’impianto, per evitare rischi nucleari.

Sembra invece mancato l’obiettivo di Kiev di riprendere Kherson dal mare. Secondo il vice governatore filorusso della regione, Kirill Stremousov, il tentativo di sbarco degli ucraini sulla sottile striscia di terra di Kinburn Spit, nel mar Nero, "è stato respinto". "Gli ucraini - ha affermato - non hanno alcuna possibilità di entrare nella regione di Kherson".

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