Estero

In Italia ancora proteste e violenze contro il coprifuoco

Fumogeni, bombe carta e alcuni feriti a Milano e Torino, scontri anche altrove. Si temono infiltrazioni anche in manifestazioni altrimenti pacifiche

Milano (Keystone)
26 ottobre 2020
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Petardi e bombe carta, fumogeni, fermi e cariche della polizia, vetrine distrutte, cassonetti gettati a terra. Scene di guerriglia urbana stasera a Torino e a Milano fra centinaia di manifestanti scesi in piazza per protestare contro le misure anti Covid e le forze dell'ordine, costrette al lancio di lacrimogeni e alle cariche di alleggerimento per rispondere al lancio di sassi e bottiglie. Dieci i manifestanti fermati sotto la Mole, criminali comuni e ultrà, due nel capoluogo lombardo, dove è stato ferito un poliziotto. Colpito alla testa nel capoluogo piemontese un giovane fotoreporter; feriti due poliziotti. “Libertà libertà”, “il coronavirus non esiste, svegliatevi” gli slogan scanditi dai manifestanti.

Sulla scia delle prime proteste di Napoli e Roma, le tensioni per le nuove restrizioni – in primis il coprifuoco serale dalle 18 alle 5 – si stanno facendo sempre più aspre. Ieri sera a Napoli in migliaia hanno nuovamente marciato fino alla sede del governo regionale e un manifestante è stato fermato. A Cremona i ristoratori hanno battuto le pentole davanti alla Prefettura e poi le hanno lasciate a terra come in un cimitero di stoviglie, a Catania hanno tirato bombe carta davanti alla Prefettura, a Treviso in mille hanno sfilato in corteo, a Viareggio giovani hanno bloccato il traffico e lanciato fumogeni e petardi.

E così – dopo la guerriglia dell’altra notte a Napoli e i disordini a Roma e Torino – al Ministero dell’interno sale l’allerta per le tensioni sociali, anche se in quei casi i protagonisti degli scontri non erano imprenditori e lavoratori colpiti dalle misure ma piuttosto centri sociali, esponenti di estrema destra, ultras e manovalanza della criminalità organizzata.

La linea è quella della massima attenzione; viene sottolineata la necessità di disinnescare sul nascere ogni situazione di possibile rischio. Le manifestazioni si susseguono di giorno e di notte, alcune pacifiche, organizzate dalle associazioni di categoria, altre spontanee o che lungo il percorso cambiano la loro fisionomia. La paura, non tanto del contagio ma quella di non farcela più ad andare avanti dopo la botta del primo lockdown, si trasforma in rabbia urlata. Si teme che la rabbia e la frustrazione che montano fra baristi, ristoratori, proprietari di palestre, dipendenti, lavoratori dello spettacolo – palestre, cinema e teatri sono chiusi – possano diventare terreno fertile per chi ha interesse ad alimentare le tensioni, per provocatori e infiltrati. ANSA

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