stati uniti

La polizia uccide, mentre la rivolta dilaga

Nuove proteste dopo la sentenza 'assolutoria' per l'uccisione di Breonna Taylor

24 settembre 2020
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Washington - L'impunità della polizia torna a riempire di proteste le piazze statunitensi. Manifestazioni e, in alcuni casi, violenze seguite alla decisione di un gran giurì di non incriminare nessuno dei tre poliziotti bianchi per la morte di Breonna Taylor, la ventiseienne operatrice sanitaria afroamericana uccisa mentre dormiva col suo fidanzato, nel corso di un’operazione antidroga lo scorso marzo a Louisville, in Kentucky. Sola contestazione formalizzata è stata nei confronti di uno dei tre agenti Brett Hankison, accusato di “condotta pericolosa”, ma per aver sparato colpendo l’abitazione dei vicini. Gli altri due invece sono stati ritenuti "giustificati" nell’uso della forza per aver risposto al fuoco del fidanzato, che tuttavia pensava ad un intruso.

Inevitabili le proteste. Cuore della rivolta Louisville, dove migliaia di persone hanno sfidato il coprifuoco marciando nelle strade e chiedendo ’giustizia per Breonna’, una delle tante vittime elencate dal movimento Blak Lives Matter dopo la morte di George Floyd in maggio. Le dimostrazioni sono poi degenerate in violenza, con due agenti rimasti feriti in modo non grave, cassonetti dell’immondizia incendiati, auto danneggiate, negozi saccheggiati. Alla fine sono state arrestate 127 persone, tra cui Larynzo Johnson, 26 anni, già incriminato per aver sparato ai due poliziotti.

“Chiedo a tutti di respingere la violenza”, è l’appello lanciato dal sindaco Greg Fischer. Ma la città si preparava ieri sera ad un’altra notte di fuoco, nonostante la dichiarazione dello stato di emergenza e il dispiegamento della guardia nazionale. Le proteste hanno raggiunto anche la capitale, New York, Philadelphia, Lasa Vegas, Portland, Chicago, Atlanta e altre città di Minnesota e Wisconsin.

Proteste finite diritte nella propaganda elettorale di Donald Trump che ha rilanciato la sua propaganda "law and order" schierandosi a fianco dei due agenti feriti e dicendosi pronto ad intervenire. 

Joe Biden, in ritiro per prepararsi al primo duello tv con il suo rivale, ha cercato di evitare di rendersi vulnerabile alle accuse di sostenere l’ala radicale delle proteste, riconoscendo che la decisione nel caso Taylor “non risponde” alla richiesta di giustizia ma condannando la violenza ed esprimendo solidarietà ai due poliziotti colpiti.

La rabbia però monta, anche perché molti avevano interpretato come un’ammissione di colpa l’accordo da dodici milioni di dollari di risarcimento tra la famiglia della vittima e la città di Louisville. «È una decisione oltraggiosa e offensiva», ha osservato Ben Crump, l’avvocato della famiglia Tayor e di altri afroamericani uccisi dalla polizia.

Privi di body camera, i tre agenti coinvolti usarono un mandato che consentiva loro di entrare in casa senza annunciarsi e sfondarono la porta con un ariete poco dopo la mezzanotte, mentre la donna dormiva col suo fidanzato. Quest’ultimo, pensando all’intrusione di sconosciuti, estrasse la pistola regolarmente detenuta e sparò un proiettile che ferì uno dei poliziotti ad una gamba. Seguì una sparatoria con oltre 20 colpi, sei dei quali raggiunsero Breonna: uno le fu fatale. La coppia non aveva precedenti ma la polizia pensava che l’ex fidanzato della donna usasse la sua casa per i suoi traffici di droga. Trattandosi di un nero...

Il voto

Trump: se perdo
vedremo che succede

"Vedremo quello che succede...". Donald Trump ha di nuovo risposto così, interrogato se ci sarà una transizione pacifica in caso di vittoria di Joe Biden il prossimo 3 novembre. Una risposta che pesa. Forse tattica (mostrare ai suoi che lui è un duro) o forse sventata, ma che di sicuro evoca uno scenario mai visto dal 1792: un presidente che per la prima volta nella storia potrebbe rifiutarsi di accettare il responso delle urne. Del resto sono settimane che Trump agita lo spettro di elezioni truccate, puntando il dito soprattutto sul voto per posta (alla testa del cui servizio ha posto un proprio uomo).

Tanto che l'establishment del partito repubblicano è stato costretto a contenere l'effetto delle esternazioni del presidente. "Ci sarà una transizione ordinata", ha assicurato il leader dei senatori repubblicani, Mitch McConnell, pur senza mai nominare o criticare direttamente Trump. Lo stesso McConnell che sta forzando la mano nella nomina del nuovo membro della Corte Suprema per garantire a Trump un trattamento "di riguardo" nel caso di uno scrutinio contestato.

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