Estero

C'è Trump al telefono

Il presidente statunitense rinuncia, per ora, ai bagni di folla e ripiega sui 'tele rallies'

19 luglio 2020
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Alla fine Donald Trump ha dovuto cedere: basta megaraduni elettorali in stile 'Make America Great Again', stop agli amati bagni di folla circondato dall'entusiasmo dei suoi tifosi. D'ora in avanti, finché la morsa della pandemia non darà tregua agli Stati Uniti, i comizi del presidente saranno per telefono. I 'tele rallies', come li ha ribattezzati lo stesso Trump parlando ai sostenitori del Wisconsin, seduto alla scrivania dello Studio Ovale con la cornetta in mano per il suo primo comizio telefonico.

Una svolta clamorosa per un presidente che finora si era rifiutato di rinunciare ad affollati eventi elettorali, in barba a qualsiasi regola di distanziamento sociale, per non parlare dell'uso delle mascherine. Questo nonostante l'impennata dei contagi in gran parte del Paese. Ma il flop del comizio di Tulsa, città focolaio dell'Oklahoma, e le polemiche seguite allo show del 4 luglio al Mount Rushmore lo hanno convinto a fare retromarcia. Così d'ora in poi la campagna per la rielezione sarà portata avanti un po' per via telefonica, un po' online, ma anche attraverso quella che è stata ribattezzata la 'Rose Garden Strategy', con convocazioni a sorpresa dei media alla Casa Bianca per briefing o conferenze stampa da trasformare in veri e propri comizi, come solo Trump sa fare.

Una strategia messa a punto dal nuovo manager della campagna Bill Stepien, dopo il siluramento di Brad Pascale. Ma a meno di quattro mesi dal voto del 3 novembre le nubi continuano ad addensarsi sul presidente in carica. Gli ultimi sondaggi indicano come Joe Biden sia sempre più in fuga: di ben 15 punti, secondo i dati di Washington Post/Abc. "I miei supporter non credono ai sondaggi...", ha minimizzato Trump parlando alla conservatrice Fox News, una volta sua alleata ma ora non più disposta a fare particolari sconti. Così l'intervista del popolare anchorman Chris Wallace è stata già definita "la più tosta dell'anno" per Trump, messo più volte in difficoltà e costretto in più di un'occasione sulla difensiva, soprattutto sulla gestione della pandemia. "Abbiamo il più basso tasso di mortalità nel mondo e i contagi sono così tanti solo perché facciamo molti più test degli altri Paesi", ha ribadito Trump più volte contraddetto da Wallace.

E se per il presidente il virologo Anthony Fauci è "un allarmista", le ultime notizie sono quelle di una Los Angeles pronta a tornare in lockdown con un imminente ordine di restare a casa per i suoi cittadini. E poi lo Stato del Texas, dove si appresta a scendere in campo la marina militare per aiutare a fronteggiare l'emergenza. Tutto, insomma, sembra remare contro Trump. Ma con Trump, come ha già dimostrato nel 2016, nulla può essere dato per scontato. "Non mi piace perdere", ha ammesso a Wallace che gli chiedeva se accetterebbe un'eventuale sconfitta contro Biden. "Non dico né no, né sì. Vedremo...". Poi il durissimo affondo sul candidato democratico: "Joe non riesce a mettere due frasi insieme, ogni tanto lo trascinano fuori dal seminterrato, gli fanno delle domande, lui legge il teleprompter e poi lo riportano giù". "Biden - ha rincarato la dose Trump - non sa di essere vivo. E il Paese non può avere come presidente un uomo che è distrutto, mentalmente distrutto". Basteranno gli insulti per risalire nei consensi?

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