Estero

Angela Merkel dice no all'estrema destra

Costretto di fatto a dimettersi il neopresidente della Turingia, eletto con i voti di Alternative für Deutschland

Angela Merkel (Keystone)
6 febbraio 2020
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Con quelli no. Ventiquattro ore dopo l’elezione di Thomas Kemmerich a ministro-presidente della Turingia grazie ai voti dell’estrema destra, Angela Merkel si è messa di mezzo, costringendo il rappresentante liberale a dimettersi.
Non è un Land qualsiasi la Turingia: è quello in cui Alternative für Deutschland ha sfondato alle amministrative, esprimendo figure come Bjoern Hoecke, uno dei volti più radicali e controversi del partito. Persino la ’Bild’ – l’organo della pancia tedesca, sovente in tonato ai temi di quella stessa estrema destra – ha stigmatizzato in prima pagina “la stretta di mano della vergogna” fra Hoecke e il neogovernatore liberale. Troppo anche per una Merkel, impegnata ora a preparare un’uscita di scena che non sia una cacciata: uscendo dal torpore che una pubblicistica convenzionale ama attribuirle, la cancelliera ha messo tutto il proprio peso per fermare lo scempio. E per non pagare un prezzo troppo alto: l’Spd con cui governa a Berlino le ha intimato un aut-aut. Scelga cioè la Cdu (il partito di Merkel) con chi stare, con i socialdemocratici o con gli estremisti di destra. La povera Merkel era riuscita a impedire che ciò avvenisse in Baviera, dove la consorella della Cdu, la Csu, un pensiero ce l’aveva fatto. Non poteva permettere che accadesse in Turingia.
Così, ieri pomeriggio, Thomas Kemmerich ha convocato la stampa per spiegare che il gruppo dei liberali regionali chiederà lo scioglimento del consiglio e nuove elezioni. Il numero uno dei liberali è quel Christian Lindner che fece saltare le trattative per la cosiddetta “coalizione giamaica” a livello federale, preferendo “non governare che governare male”, e finendo per allearsi di fatto con Afd.
Un tabù che vale ancora per Merkel, chiamata a intervenire in una crisi che rischiava di travolgere la Grosse Koalition, e che non è del tutto scongiurata. Gli effetti politici si misureranno sabato prossimo, in un incontro straordinario dei partiti del governo federale. 
Il timido tentativo di Annegret Kramp-Karrenbauer (Akk) di tenere a bada i conservatori del Land dell’est non è bastato: la Bild l’ha accusata ancora una volta di contare poco o nulla nel partito. Dove, sulle cose serie, l’ultima parola spetta sempre comunque ancora alla Bundeskanzlerin. Se Lindner è finito sotto pressione, tanto da annunciare di voler chiedere la fiducia oggi al presidio dell’Fdp, anche Akk non avrà vita facile, nelle prossime settimane. “Alla Cdu non è possibile partecipare a governi grazie all’aiuto dei voti dell’Afd. Questo non è in sintonia con i nostri valori e con i nostri principi”, ha affermato (Merkel, non lei).

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